In questo momento di crisi, in cui il virus ci sta rivelando i limiti della nostra organizzazione sociale, il rovesciamento del “paradigma della cura” serve a pensare la ricostruzione in un modo nuovo, imparando dalle femministe latino americane.

In questo momento di crisi, in cui il virus ci sta rivelando i limiti della nostra organizzazione sociale, il rovesciamento del “paradigma della cura” serve a pensare la ricostruzione in un modo nuovo, imparando dalle femministe latino americane.
La retorica che oppone le formiche del Nord Europa, operose e risparmiatrici, alle cicale del Sud, spendaccione e sfaticate, è tornata in voga con le parole del ministro delle Finanze dei Paesi Bassi in occasione dello scorso Eurogruppo di aprile. Ma proprio il caso olandese mostra la sua infondatezza.
La pandemia ha scatenato una drammatica crisi economica e finanziaria in Europa. Per affrontarla serve una svolta nella politica monetaria dell’Ue. Tutte le strade che la Bce potrebbe percorrere, dalle più convenzionali alle più alternative. Corte Costituzionale tedesca permettendo.
Il documento “In salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo”, promosso da 42 studiosi e dirigenti di associazioni, sta già raccogliendo molte adesioni. L’obiettivo è avviare un grande dibattito pubblico sul futuro del Paese nel dopo-epidemia, con proposte concrete per il governo, le istituzioni, la politica.
Pubblicato l’Open Budget Survey 2019, importante Rapporto mondiale indipendente sulla trasparenza, l’apertura e il controllo dei bilanci statali di 117 Paesi. In Italia, si conferma pessimo il dato sulla partecipazione pubblica. I governi devono fare molto di più.
L’Italia che vogliamo/Un piano per affrontare i nodi irrisolti del nostro sistema economico-sociale. Con tre indirizzi di fondo: garantire il diritto a un’esistenza dignitosa; promuovere sostenibilità ambientale e sociale; reinvestire nel settore pubblico dell’economia su sanità, scuola, ricerca, territorio.
Negli ultimi 20 anni l’Italia ha pagato per interessi sul debito pubblico una somma pari a 2 anni di Pil. Per non restare in una condizione di eterni debitori, si deve abbattere il debito. Come? Aumento del Pil su regioni e produzioni strategiche, lotta all’evasione, patrimoniale sull’1% più ricco.
Leonardo Ciambezi; Giuliana Freschi; Demetrio Guzzardi; Martina Occelli; Elisa Palagi
30 Aprile 2020 | Sezione: primo piano, SocietàL’Italia che vogliamo/Una serie di proposte concrete per ridurre le disuguaglianze socio-economiche inasprite dalla crisi Covid-19, a partire da alcuni ambiti cruciali: scuola, famiglie e reddito, affitti, sicurezza sul lavoro. Con la consapevolezza che oggi più che mai è necessario un progetto di cambiamento sistemico.
Il premier Conte non deve ascoltare le sirene che reiterano la richiesta di duplicare il Modello Genova ovunque. Così si vuole solo mano libera, superare il codice appalti del 2016, con i conseguenti rischi di corruttela e infiltrazioni della criminalità già denunciate anche dall’Anac e dal procuratore antimafia.
Con la fase 2 riprenderanno gli spostamenti di milioni di persone. Per evitare che l’auto privata sia l’unica soluzione, occorre potenziare la mobilità a piedi e in bicicletta e innovare trasporto pubblico e sharing mobility. E puntare su riduzione del traffico, orari della città e servizi di prossimità.