Gli istituti bancari al servizio del comparto militare-industriale hanno continuato ad abbuffarsi nel 2021 con la torta miliardaria del business armato (+87%). Al 1° posto ancora Unicredit. E i nostri conti correnti? Da Nigrizia.
Archivio | Aprile, 2022
Riletture 6/ Cernobyl e il rischio nucleare
Nel 36esimo anniversario dell’esplosione del reattore tre a Chernobyl, il 26 aprile, un’ispezione AIEA ha certificato radioattività “normale” ma anche il fatto che durante l’avanzata russa è stato sfiorato un incidente mentre preoccupa la situazione dell’altra centrale di Zaporizhzhia. Qui gli impegni del 2000.
Le previsioni tendono al brutto
Sull’economia mondiale gravano minacce rilevanti, dal Covid in Cina a una possibile contrazione dell’economia Usa, alla guerra in Ucraina. Il Fmi stima un rialzo dell’inflazione al 7,4%, una contrazione della crescita del Pil mondiale al 3,6 con rischi di recessione in paesi fragili come l’Italia.
Sbilanciamoci! e Rete Pace e Disarmo per meno spese per armi e più per strumenti di pace
Aumentano ancora le spese militari mondiali (oltre 2.100 miliardi in un anno: record storico) mentre il mondo avrebbe bisogno di investimenti sociali, di lotta alle disuguaglianze, per l’ambiente e di lotta al cambiamento climatico.
Trattati europei e alleanze militari: le lezioni per Kiev
La “Carta della nuova Europa” adottata dall’Osce nel 1990 riconosceva che “la sicurezza è indivisibile” e che si costruisce sulla base di fiducia e disarmo. Nel quadro delle regole europee l’allargamento della Nato non contribuisce a una maggiore sicurezza.
Gli italiani scesi in piazza chiedono pace, non armi
Le piazze del 25 aprile straripavano di una diffusa, popolare domanda di pace. Di pace, non di armi. Tranne pochi casi di esibizionismo fuori luogo, la giornata ha confermato quanto giusta, ponderata e in consonanza con i sentimenti di massa, fosse stata la posizione dell’Anpi. Da Il Fatto Quotidiano.
Newsletter n° 674 del 25 aprile 2022
La guerra pervade tutto
The dubious rehabilitation of the arms industry
With brutal Russian invasion of Ukraine, petroleum companies are profiting from the rise in world oil prices brought on by the war. But also corporations previously regarded as pariahs are now being viewed by some in a new light. Chief among these are the weapons producers. Da Dirt Diggers Digest.
Un 25 aprile di pace
In ogni guerra chi la pensa diversamente viene messo all’indice anche se pensavamo che questa abitudine fosse stata superata dopo 70 anni di democrazia. Dopo la perfida Albione ora c’è la perfida Anpi. Piuttosto si dovrebbe vergognare chi in questi anni – nel mondo delle imprese che controllano giornali importanti in questo paese – ha […]
Invio di armi, il dilemma dell’escalation
Nulla fa presagire che la guerra nata con l’aggressione russa all’Ucraina, nella cui escalation sono spariti i tavoli negoziali, sarà breve e contenuta.Ed è molto difficile che il trasferimento massiccio e sempre più indiscriminato di armi sia un mezzo per abbreviarne la durata. Da il manifesto.