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Riletture 6/ Cernobyl e il rischio nucleare

Nel 36esimo anniversario dell’esplosione del reattore tre a Chernobyl, il 26 aprile, un’ispezione AIEA ha certificato radioattività “normale” ma anche il fatto che durante l’avanzata russa è stato sfiorato un incidente mentre preoccupa la situazione dell’altra centrale di Zaporizhzhia. Qui gli impegni del 2000.

Il governo dell’Ucraina ha deciso la chiusura, entro la fine dell’anno 2000, del terzo reattore della centrale nucleare di Cernobyl, l’unico ancora in funzione, dopo l’esplosione del quarto reattore, avvenuta disastrosamente il 26 aprile del 1986 e la chiusura per incidenti e per decrepitezza del primo e del secondo reattore. Il governo non fa altro che mettere in atto la volontà, ripetutamente espressa, tra un ripensamento e l’altro, tra una reticenza e l’altra, dal presidente ucraino Leonid Kuchma.

Il governo – informa l’agenzia Associated Press – ha incaricato il ministro per i combustibili (carbone) e l’energia di preparare nel giro di tre mesi un piano di chiusura; e in sei mesi un ulteriore programma dettagliato che comprenda la spesa per la sicurezza sociale (leggi: per la disoccupazione) dei lavoratori di Cernobyl. Al funzionamento del terzo reattore sono addetti attualmente tra i cinque e i seimila tecnici e operai, mentre una cifra di poco inferiore è quella dei “guardiani” del quarto reattore. Ma le cifre, in questi casi, sono ballerine.

In ogni caso, con un gesto ufficiale, la spesa per la chiusura di Cernobyl/tre è stata inserita nel bilancio per il 2001 dell’Ucraina. Rimane da stabilire come verranno reperiti i denari necessari e su questo punto rimangono le incognite e gli equivoci di sempre. Il patto tra Ucraina e G7 per la chiusura definitiva di Cernobyl è del 1995. Dopo di allora si è avuto un continuo rinvio da parte del governo ucraino che ha preferito non privarsi della carta dei pericoli di Cernobyl tre (un reattore ormai decotto) e quattro per ottenere aiuti consistenti da Usa, Commissione europea, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, Fondo monetario, Banca mondiale. Anche questa volta lo stop and go ucraino si sta riproponendo secondo copione. Su invito del presidente Kuchma, sollecitato dal segretario all’energia Usa Bill Richardson, il governo ucraino progetta l’uscita dal nucleare; però il presidente Kuchma si guarda bene dall’indicare la data effettiva e chiede di riunire un gruppo di esperti, ucraino e internazionale per definire le compensazioni – energetiche – che consentano al paese di coprire il proprio fabbisogno energetico.

In sostanza gli ucraini chiedono che gli venga finanziato sia un “sarcofago” sicuro per il quarto reattore, quello esploso, che ora presenta fessure nella copertura per mille metri quadri, sia il completamento di altre due centrali nucleari indicate con le sigle K2/R4 che significano: II reattore di Khmelnitsky e IV reattore di Rivne.

K2/R4 sono due reattori da 1.000 Mw sui quali in Ucraina si è impegnata una lobby assai forte a livello di governo. Gli ambientalisti di mezzo mondo – compresi i verdi dell’Ucraina – sostengono, cifre alla mano, che non vi è bisogno di tali impianti; e il comitato statale per il risparmio energetico ucraino “ha predisposto 66 progetti alternativi che nulla hanno da invidiare alle tecnologie occidentali e che compenserebbero ampiamente i 2.000 Mw attualmente prodotti a Cernobyl” (e in progetto con il compimento di K2/R4). Il passo che precede è tratto da una mozione presentata alla camera dei deputati italiana dai verdi Mauro Paissan e Massimo Scalia e approvata con un voto di larghissima maggioranza dopo che un emendamento abbinato di Ds, Forzitalia, Lega (deputati Pezzoni, Frau, Calzavara) ha cambiato le parole “cessino di sostenere il progetto K2/R4” con “attuino un ripensamento sul progetto K2/R4”.

E’ abbastanza noto però che a sostenere i progetti nuclearisti delle imprese e delle banche italiane nei paesi poveri al bordo dell’Europa forte (Turchia, Ucraina, Romania) in Italia è soprattutto il governo. La mozione annacquata che la camera ha approvato segue però quelle ben più decise approvate nei mesi scorsi dai parlamenti tedesco e olandese. La partita è in corso; ma il tempo che rimane è davvero poco.

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Sul Washington Post l’articolo sulla situazione attuale a Chernobyl e nei siti nucleari ucraini durante l’ispezione di Rafael Mariano Grossi, direttore dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica nel 36° anniversario dell’esplosione del reattore tre, il 26 aprile 2022.