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Invio di armi, il dilemma dell’escalation

Nulla fa presagire che la guerra nata con l’aggressione russa all’Ucraina, nella cui escalation sono spariti i tavoli negoziali, sarà breve e contenuta.Ed è molto difficile che il trasferimento massiccio e sempre più indiscriminato di armi sia un mezzo per abbreviarne la durata. Da il manifesto.

Le armi non sono solo strumenti al servizio di una volontà politica, ma anche una determinante della volontà stessa, un aspetto costitutivo dell’ordine sociale a venire. Se c’è una cosa che si apprende dalle tante guerre che hanno sfigurato intere regioni del mondo in questi ultimi decenni, è che le guerre iniziano in un modo, animate da certi principi e fazioni, e nel tempo si trasformano. Chi e come ha accesso a determinati tipi di arma non rappresenta un dettaglio all’interno di uno scontro fra forze ‘idrauliche’ fra loro opposte, la cui natura e identità può essere data per scontata, bensì un aspetto importante di questa trasformazione e della natura del sistema che ne nascerà domani. Nulla fa presagire che la guerra nata con l’aggressione russa all’Ucraina, nella cui escalation sono spariti i tavoli negoziali, sarà breve e contenuta. Esistono argomenti che possono essere legittimamente invocati per dare ogni supporto alla parte aggredita: tuttavia, se ci si attiene alle evidenze di ricerca sui conflitti armati, è molto difficile poter condividere l’argomento, ormai diventato un refrain, che presenta il trasferimento massiccio e sempre più indiscriminato di armi quale mezzo per abbreviare la durata della guerra e ridurre le sofferenze della popolazione.

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