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Autori Sezioni: Francesco Strazzari

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L’Europa alla teologia della guerra

Il Triangolo di Weimar (Macron, il cancelliere Scholz e il premier polacco Donald Tusk) fornisce missili a lungo raggio agli ucraini e innesca rischi di escalation nucleare. L’agenda del riarmo, correndo sul filo del “si vis pacem para bellum”, trova facili apologeti, sempre pronti ad irridere i cosiddetti “pacifinti”.

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L’illusione bellica dell’Occidente

Nella sostanziale afasia sulla guerra contro Gaza, sono le armi a tenere banco. Con o senza la Nato, con o senza le destre al comando dopo il voto europeo si dà per scontato che l’Ue darà ancora più slancio alla spesa per la difesa. Con più commesse per l’industria Usa.

Bandiere dell'Unione Europea vicino all'Eurotower a Francoforte sul Meno, in Germania. REUTERS/Kai Pfaffenbach

L’inevitabile guerra che ci aspetta

Dal 2019 a oggi la spesa militare europea è cresciuta del 25-30%. Per un soggetto politico continentale che nasce su un’ipotesi di pace costruita sulle macerie della seconda guerra mondiale, e che si è a lungo definito «potenza civile», siamo nel bel mezzo di un passaggio epocale.

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Una missione impossibile ma necessaria

Il viaggio di Xi Jinping a Mosca. Strumentale alle ambizioni egemoniche di Pechino, la visione cinese della pace ambisce a caratterizzarsi per il proprio tratto post-coloniale.L’Europa che fu colonialista ha tutto da perdere da una guerra che non si ferma, e molto da guadagnare da un intenso dialogo con Pechino. Da il manifesto.

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Uscire da questa nuova guerra dei trent’anni

Pur riproponendone in apparenza alcune logiche, l’invasione su larga scala dell’Ucraina che la Russia ha lanciato il 24 febbraio 2022 può essere vista come la fine dell’era nota anche come il ‘post-Guerra Fredda’. Essa è figlia di un processo di gestazione lungo trent’anni.