Dalla guerra in Palestina a quella in Ucraina, le lunghe e intricate radici dei conflitti, l’impegno di chi ha provato a uscirne, l’importanza di coesistere e cooperare per una sicurezza comune. Qualche lezione per la manifestazione del 5 novembre.

Guglielmo Ragozzino scrive attualmente sul manifesto e cura l’edizione italiana di Le Monde diplomatique e dei testi collegati, come gli Atlanti su geopolitica e ambiente. E’ stato redattore di Problemi del socialismo, la rivista di Lelio Basso, ha poi diretto Fabbrica e stato, rivista della sinistra sindacale e in seguito Politica ed Economia. Ha curato la pubblicazione di “Cent’anni dopo”, dialogo sulla Cgil tra Vittorio Foa e Guglielmo Epifani (edizioni Einaudi, 2006) e inoltre ha scritto insieme a Gb Zorzoli un libro sul petrolio, “Un mondo in riserva” (Franco Muzzio Editore, 2006).
Dalla guerra in Palestina a quella in Ucraina, le lunghe e intricate radici dei conflitti, l’impegno di chi ha provato a uscirne, l’importanza di coesistere e cooperare per una sicurezza comune. Qualche lezione per la manifestazione del 5 novembre.
Putin, il nazionalismo, l’uso della guerra per il consenso, il potere autoritario. C’è tutto questo, e altro, negli scritti di Anna Politkovskaja – uccisa sotto casa a Mosca 16 anni fa –, libri che illuminano il nostro presente.
La Ferrari lancia il suv ‘Purosangue’ e nel primo giorno seimila clienti lo prenotano al prezzo di 450 mila euro. Un veicolo che nasce vecchio, solo con motore a benzina, un giocattolo per super-ricchi.
In Italia la ricchezza privata cresce del 50% in dieci anni, mentre crescono povertà e disuguaglianze. Ma non si può toccare, nemmeno quando si trasmette per eredità. Le tasse, la politica e i partiti si devono inchinare al totem della “Roba”.
Nel 36esimo anniversario dell’esplosione del reattore tre a Chernobyl, il 26 aprile, un’ispezione AIEA ha certificato radioattività “normale” ma anche il fatto che durante l’avanzata russa è stato sfiorato un incidente mentre preoccupa la situazione dell’altra centrale di Zaporizhzhia. Qui gli impegni del 2000.
Arrivano conferme della contaminazione dei militari russi che si sono accampati senza protezioni alle porte del sarcofago della centrale. Mosca ha sempre negato i rischi e anche i dati medici dei bambini di Chernobyl ospitati e curati in Italia non sono mai stati tracciati, come dice questo reportage del 2000.
Mentre arrivano notizie di 7 bus di militari russi evacuati in Bielorussia dalla zona di esclusione di Chernobyl perché contaminati dalle radiazioni, riproponiamo una intervista all’ecologo Beliavski, testimone del dopo-esplosione del reattore 4.
La centrale nucleare e le atomiche ucraine, il racconto della notte dell’esplosione, il museo con le foto dei bambini e dei paesi morti nel reportage dell’inviato del manifesto nel marzo 2000.
La storia della centrale di Pripiat e del miracolo di San Michele che salvò Kiev, e se volete anche della fine dell’Urss, nel racconto di Valeria, che quel giorno era bambina.
Il racconto dell’inviato de il manifesto a Chernobyl 14 anni dopo il collasso del reattore 4: sole scintillante, vento, neve e 1238 milli-roentgen sopra il mostro ancora vivo. Stipendi da fame, ricordi radioattivi.