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Ferrari, 6 mila ricchi e un vecchio Purosangue 

La Ferrari lancia il suv ‘Purosangue’ e nel primo giorno seimila clienti lo prenotano al prezzo di 450 mila euro. Un veicolo che nasce vecchio, solo con motore a benzina, un giocattolo per super-ricchi.

Il 13 settembre 2022, data di nascita del Purosangue, soppianterà nella memoria del secolo quell’11 settembre che ha offeso l’America e tutta la gente pacifica del mondo. Si dirà: “…l’11 settembre…è niente in confronto a quello che è avvenuto due giorni dopo e dopo 21 anni: la nascita del Purosangue!” Purosangue – per chi volesse sentire ancora una volta la storia – è il nome di un’automobile della casa Ferrari, prenotata quel giorno, il primo giorno, da seimila persone e dal costo previsto, per la messa in strada, di 450 mila euro l’una. Va detto subito, a scanso di equivoci, che non si tratta di un’auto elettrica avveniristica (per esempio, capace di volare o di trasformarsi in un natante), ma di un comunissimo Suv (Sport Utility Vehicle) che in un curioso bisogno di sbigottire e distinguersi, i produttori hanno chiamato Fuv (Ferrari Sport Utility Vehicle). (Mario Cianflone, “Purosangue, il super suv della svolta Ferrari vale già oltre 2 miliardi”, Il Sole 24 Ore) che ha lo stesso titolo in prima pagina e in pagina 26). In un successivo articolo del 17 settembre, sempre su Il Sole, lo stesso Mario Cianflone, autore del primo articolo, è ritornato in argomento “Ferrari Purosangue, non chiamatelo Suv. La rivoluzione a ruote alte di Maranello”. Maranello, per un disinformato che si occupasse di altro, è il paese sede della fabbrica Ferrari. Per il resto si ribadisce che l’unica vera novità sono le ruote alte. Tutto ciò è di conforto per i “ferraristi”, cioè i cultori del genere, ritenuti da tutti i Ceo – finanzieri o industriali – che si sono succeduti al volante di Ferrari, come assai conservatori. Niente elettrico, neppure mild. 

Quanto all’elettrico si stanno facendo, in Ferrari, questi progetti: adesso, nel 2021, l’80 per cento della produzione ha motori tradizionali mentre il 20% sono ibridi; nel 2026 i tradizionali saranno scesi al 40% mentre gli ibridi saliranno al 55 e gli elettrici al 5%; per arrivare al 2030, anno in cui gli elettrici saliranno al 40% gli ibridi caleranno al 40% e gli altri – con motori tradizionali, “che hanno ancora molto da dare” – arriveranno al 20%. Il 20% è poi la quota della produzione che i capi di Ferrari contano di riservare adesso al Purosangue.  

I seimila appassionati che hanno prenotato non costituiscono un numero esagerato; anzi essi sono ritenuti ancora  pochi dal venditore e sono ben convinti di essere un’avanguardia di un esercito di compratori molto più copioso. “Esagerato” a giudizio di un cauto commentatore è il paio di miliardi di euro (o dollari, è lo stesso), che i compratori prevedono di dedicare all’acquisto, per lo sfizio di arrivare prima di altri a possedere un’auto che potranno usare al più a velocità ridotta in un ambiente protetto, oppure da mostrare nel garage del castello, in visite guidate. Per la visita guidata alle bellezze dell’auto, si veda un paragrafo seguente. Casa Ferrari prevede di vendere negli anni futuri molte altre migliaia di auto Purosangue da 400 mila euro et ultra ciascuna, senza peraltro soffocare gli altri modelli – non Fuv – che clienti diversi potrebbero preferire. Si tratterà, a conti fatti, di decine di miliardi di euro spesi per soddisfare la smania di possedere e di esibire di qualche migliaio di clienti danarosi. 

Il mondo è un po’ bislacco, almeno agli occhi degli invidiosi come noi. Ci sono duemila persone o cinquemila o mille e mille di più che bramano l’occasione della vita: comprarsi il Ferrari, il Fuv, che potranno usare un paio di volte l’anno, con la massima cautela, ma potranno molto più spesso mostrare a qualche estimatore, a qualche conoscente invidioso. Un mondo, quello dell’auto di lusso, che non conoscevamo per niente. In questa occasione ci è capitato di leggere che Carlo III, il neo re del Regno Unito ha in una sua automobile di elezione, una Aston Martin,  una zuccheriera, come oggetto progettato e indispensabile, come fosse la ruota di scorta. Una zuccheriera, in una macchina regale, è più rilevante ancora di un volante da favola, tutto d’oro e tempestato di pietre preziose, perché è un oggetto veramente inutile, più inutile di una bustina di zucchero col fondo bucato e per questo fastoso e invidiato. Ci è capitato poi di leggere che va in vendita la “Spiaggina”, una Fiat 500 anni cinquanta trasformata, da usarsi sulla riva del mare, sulla sabbia: cabriolet, senza porte, quattro posti, sedili di paglia, costruita in due esemplari; uno di Onassis, andato distrutto, probabilmente, e l’altro molto apprezzato e unico rimasto, già di proprietà di Gianni Agnelli, in vendita all’asta a Torino per una cifra prevista di un milione di euro. Una Dune Buggy, come si chiamavano una volta auto inutili così, questa però esemplare unico, dunque con i simboli regali, come la zuccheriera di Carlo III. 

Il penultimo punto di questa storia scintillante è la descrizione del Purosangue che ricopiamo dal resoconto chiaramente pubblicitario di un esperto del ramo; Fabio De Rossi che ha avuto modo di entrare nell’auto.

“Se dentro la Purosangue la vista galoppa, altrettanto può dirsi per il tatto: materiali e sellerie da orgasmo dei polpastrelli, per di più in gran parte (l’85%) realizzati con strutture riciclate (il tessuto del padiglione), rigenerate (il tappeto ricavato da reti da pesca recuperate in mare) e comunque ecosostenibili. Non mancano chicche optional con il tessuto balistico e antiproiettile per il tappeto o gli elementi in fibra di carbonio con gli inserti in rame dall’effetto lievemente sbriluccicoso, ma sempre elegante”. Un po’ dopo l’autore che forse sta prendendo in giro i lettori, prosegue. “Come chiudere questa breve esperienza ‘dentro’ la Purosangue? Con quello che ho fatto. Mi sono sdraiato al posto del guidatore e ho attivato le funzioni di massaggio del sedile. Ho chiuso gli occhi. E per qualche secondo ho sognato”. 

Pur sapendo di avere appesantito lo scritto di numeri, dobbiamo aggiungerne altri: i miliardari in dollari sono 2.668 nel mondo, di cui circa cinquanta in Italia. A questi livelli ogni patria va bene come un’altra, come sanno gli agenti di cambio, tranne forse la patria Russia che ha una pericolosa moria di miliardari che si sporgono senza buon senso dalle finestre. Ferrari non mira a tanto, s’accontenta di puntare ai 3.637 concittadini con redditi annui di almeno un milione. Basta anche meno, tutto considerato. L’obiettivo si può restringere ai 41 mila italiani con redditi annui pari a 300 mila euro o più alti. Forse aumenteranno di numero se il governo entrante rinuncerà a mettere un tetto agli emolumenti (salari?) pubblici.

Vorremmo chiudere questo scritto con parole forti di rampogna e di sfida. Ne sappiamo tante e magnifiche. Per questa volta ci asteniamo e ci limitiamo a raccontare una vignetta di Altan, comparsa il 25 giugno del 2017 sull’Espresso, a pagina 7.  Due personaggi: un poveraccio striminzito e un riccone opulento e sgargiante. Dice il primo. “Lei è ricco e io povero”. L’altro risponde, senza perdere tempo. “Siamo le due facce della medaglia, caro il mio!”.