C’è un elefante nella stanza della COP30 in corso a Belém; un tema escluso dall’ordine del giorno, ma capace di pregiudicarne gli eventuali risultati (comunque scarsi, ma non più che nelle 29 COP che l’hanno preceduta). Quell’elefante è la guerra.
C’è un elefante nella stanza della COP30 in corso a Belém; un tema escluso dall’ordine del giorno, ma capace di pregiudicarne gli eventuali risultati (comunque scarsi, ma non più che nelle 29 COP che l’hanno preceduta). Quell’elefante è la guerra.
Il Protocollo d’intesa Italia-Albania compie due anni. Presentato dal governo come un modello innovativo di lotta all’immigrazione “illegale”, sino ad oggi (per fortuna) non ha funzionato. I centri di Gjader e Shëngjin hanno ospitato poche persone, con un inutile dispendio di risorse pubbliche.
Le stablecoin stanno infiammando la partita sull’egemonia del dollaro e sui rischi per la sovranità monetaria della BCE. Di fronte all’approvazione del Genius Act di Trump, l’Europa è chiamata a rispondere. Basterà l’introduzione dell’euro digitale per salvaguardarne l’autonomia economica e finanziaria?
Nei corridoi di Bruxelles è partita una corsa frenetica alla ricerca di fondi per sostenere l’industria della difesa, con una revisione a tappeto dei meccanismi di investimento. Il risultato è un intreccio di programmi e agenzie che, dopo anni di frammentazione e inefficacia, trovano un nuovo collante: la spesa militare.
L’Unione europea vive una profonda crisi industriale: produzione al palo, ritardo tecnologico, dipendenza dall’estero, declino di interi settori. Tra frammentazione produttiva, mancanza di investimenti e subalternità geopolitica, manca una strategia per rilanciare innovazione, crescita e occupazione.
Senza il Pnrr saremmo già in territorio-recessione. Ma la manovra tratteggiata da Giorgetti avrà impatto nullo, improntata al Patto di Stabilità senza un euro per politiche di sostegno alla crescita. L’obiettivo, rientrare dalla procedura di infrazione, pare funzionale a lasciare spazio finanziario ad un piano di riarmo.
Il Trattato di Maastricht ha imposto alla Ue un’architettura economico-istituzionale che frena crescita, salari e domanda interna. Oggi si intravede qualche timido segnale di discontinuità: la BCE amplia il suo raggio d’azione e persino la Germania mette in discussione il dogma del pareggio di bilancio.
La vera opportunità per Taranto e la Puglia risiede in una strategia integrata che leghi lo sviluppo delle rinnovabili alla produzione di idrogeno verde per la siderurgia. Soluzioni tampone basate sul gas sono miopi e fallaci. Un piano industriale pubblico per evitare una grave perdita per l’intera industria italiana.
Non stupisce che Italia e Ue non riescano a sanzionare Israele per il genocidio a Gaza se si considerano i molteplici scambi di tecnologia militare, con l’Italia fin prima fila. Anche lo scudo antimissile e antidrone che si intende costruire con Rearm Europe nasce da tecnologie tedesche, Usa e israeliane.
Per dare continuità alle ondate di mobilitazione in corso vanno incalzati governi e partiti, immaginate e praticate alternative concrete, come gli aiuti portati dalla Flotilla. Una discussione aperta online il 3 ottobre da Firenze con Donatella Della Porta, Luciana Castellina, Giulio Marcon.
