Occorre un nuovo modo di produrre che guardi al futuro, investendo nella ricerca e nel rispetto della natura, in una politica economica espansiva, nella redistribuzione del reddito. E ignorando i moniti di rigoristi e sovranisti.

Occorre un nuovo modo di produrre che guardi al futuro, investendo nella ricerca e nel rispetto della natura, in una politica economica espansiva, nella redistribuzione del reddito. E ignorando i moniti di rigoristi e sovranisti.
Il destino di Unicredit si lega alla crisi delle tedesche Commerzbank e Deutsche Bank e alla possibile fusione con Société Générale. La punta dell’iceberg del riassetto del sistema bancario europeo e mondiale.
Il Def cerca di far crescere, tramite il reddito di cittadinanza, il PIL potenziale di almeno 11 miliardi. Ma si tratta di misure una tantum che non riducono il rapporto debito-Pil e creano possibilità di nuovi investimenti.
Nelle prossime ore il Governo trasmetterà alle Camere il Documento di Economia e Finanza, e non si può che essere molto preoccupati: non c’è alcuna misura di rilancio dell’economia per il 2020. Tutto ciò che non va nel Def, e ciò che si dovrebbe fare per rilanciare il Paese.
L’ultimo salvataggio è costato allo Stato 900 milioni di euro di prestito, ma la compagnia di bandiera ha di nuovo il fiato corto. Mentre soci (Easyjet) si sfilano o non si impegnano (Delta), il governo vuole buttare nel braciere Fs, forse in attesa dell’arrivo dei cinesi.
Le imprese nostrane comprano macchinari quanto e più degli altri Paesi nel mentre cresce l’avanzo commerciale della Germania sull’Italia proprio nei beni capitali. ilmanifesto.it
Funding an ecological transition in Europe via green money bonds would be economically justifiable. socialeurope.eu
Tria lancia un pacchetto di incentivi alle imprese ma è Berlino a condurre i giochi nell’Euro-area. Così anche la Via della seta risulta uno sbocco per la Cina e per la Germania.
Rilanciare la domanda tramite investimenti in infrastrutture, nuove tecnologie, ricerca. Sono i punti suggeriti dal DIW di Berlino all’Italia nel suo Weekly Report dal titolo “Italy must foster high growth industries”. Ma sono sufficienti?
Un’Italia che non cerca una strada che combini progresso ed inclusione precipiterà fatalmente nel segmento più basso nelle catene di fornitura internazionali combinando così nuova e vecchia povertà. corriere.it