Il racconto dell’inviato de il manifesto a Chernobyl 14 anni dopo il collasso del reattore 4: sole scintillante, vento, neve e 1238 milli-roentgen sopra il mostro ancora vivo. Stipendi da fame, ricordi radioattivi.

Guglielmo Ragozzino scrive attualmente sul manifesto e cura l’edizione italiana di Le Monde diplomatique e dei testi collegati, come gli Atlanti su geopolitica e ambiente. E’ stato redattore di Problemi del socialismo, la rivista di Lelio Basso, ha poi diretto Fabbrica e stato, rivista della sinistra sindacale e in seguito Politica ed Economia. Ha curato la pubblicazione di “Cent’anni dopo”, dialogo sulla Cgil tra Vittorio Foa e Guglielmo Epifani (edizioni Einaudi, 2006) e inoltre ha scritto insieme a Gb Zorzoli un libro sul petrolio, “Un mondo in riserva” (Franco Muzzio Editore, 2006).
Il racconto dell’inviato de il manifesto a Chernobyl 14 anni dopo il collasso del reattore 4: sole scintillante, vento, neve e 1238 milli-roentgen sopra il mostro ancora vivo. Stipendi da fame, ricordi radioattivi.
Franco Angeli pubblica il libro postumo di Carlo Donolo: una riflessione profonda e attualissima che si snoda ‘su ponti leggeri’, alla ricerca di istituzioni e idee all’altezza della complessità dei nostri tempi. Il prezioso lascito di un pensatore colto e generoso, un punto di riferimento per Sbilanciamoci!
Un certo numero di studi, da Piketty all’ultimo rapporto Oxfam, parlano delle diseguaglianze. Ma i ricchi non sono tutti uguali e neanche i poveri. E di questi studi bisogna analizzare gli assunti teorici, l’impostazione e alla fin fine l’approdo. Per noi, la sinistra, le diseguaglianze non si ridurranno nel tempo in maniera automatica, anzi.
Poca acqua da bere per una umanità che a metà secolo sarà di 10 miliardi di individui. E l’acqua intorno alle terre emerse che cresce al salire della temperatura. Lo scenario non ha spaventato i potenti a Glasgow. Ma è quello che ci aspetta se non corriamo ai ripari.
Se le sentenze non si possono commentare, si può però ripercorrere cosa ha fatto Mimmo Lucano a Riace e con quali fini. Si capisce così molto meglio a chi ha pestato i piedi e perché chi lo ha sempre ostacolato ora pensa di aver vinto. E si sbaglia di grosso.
Ancora niente Palio, come durante la spagnola. Però si riparte con le bandierine, con le suppletive a Siena. Intanto siamo al semestre bianco, alla incredibile rosa dei nomi per il dopo Mattarella, alla nuova legge elettorale che ridurrà gli eletti. Tra un incendio, un’inondazione, un sondaggio, poco da stare sereni.
La fame ai tempi della pandemia ha macinato terreno, l’Onu e le sue cinque agenzie preposte alla salute umana battono il gong con un rapporto congiunto e convocano due summit, il primo a Roma dal 26 al 28 luglio.
Dieci anni fa il “popolo dell’acqua pubblica” vinse i due referendum del 12 e 13 giugno 2011. Un grande impegno rimasto disilluso, un’occasione mancata su cui serve fare chiarezza mentre la sete del mondo aumenta e i governanti si travestono da Greta.
A questo ritmo di vaccinazione il mondo potrà arrivare all’immunità di gregge solo nel 2023 e con altre centinaia di milioni di malati e di decessi. Poi arriva Joe Biden e sembra esserci una via d’uscita, che invece si richiude subito e in Europa, a Porto. La spiegazione nelle parole del papa.
AstraZeneca ha radici anche in Italia, dove ha tratto linfa dalla svendita dell’industria farmaceutica alla ricerca di rapidi guadagni. Ricostruendo quella storia si capiscono i lati dell’ottagono che costituisce Big Pharma oggi.