La speranza è che, passata la tempesta sanitaria, economica e finanziaria scatenata dal diffondersi di Covid-19, le cose cambino per il meglio. Eppure, in Italia, in Europa e a livello globale, ci sono molti segnali niente affatto incoraggianti.

La speranza è che, passata la tempesta sanitaria, economica e finanziaria scatenata dal diffondersi di Covid-19, le cose cambino per il meglio. Eppure, in Italia, in Europa e a livello globale, ci sono molti segnali niente affatto incoraggianti.
I leader mondiali stanno rispondendo alle conseguenze economiche del coronavirus con poderosi interventi di politica monetaria e fiscale. Ma la lezione del 2008 stavolta potrebbe non bastare. Il rischio è di dover fare i preparativi per una economia di guerra.
L’emergenza coronavirus mostra che i tagli alla sanità pubblica pregiudicano l’intero sistema socioeconomico. Il blocco della produzione rivela l’indispensabilità di ammortizzatori sociali che solo il welfare può offrire. E la visione di un’Europa fondata sull’austerità appare sempre più incongrua.
La natura può avere un valore economico? È una forzatura assegnare un corrispettivo monetario a “servizi” che ci vengono forniti gratuitamente da essa, e considerare l’ecosistema che li genera come una riserva di valore finanziario accumulato. Eppure, questo avviene sempre più spesso…
Cosa possiamo imparare e cambiare di fronte al coronavirus? Riscopriamo che la salute è un bene pubblico globale, che la sanità pubblica e il welfare sono attività fondamentali, alternative al mercato, che ci aspetta una crisi dell’economia, della finanza, dell’UE.
In diversi paesi si continua a vivere come nulla fosse. La tensione tra diritto alla salute ed economia è all’origine dei due diversi approcci nella gestione della crisi. Solo l’onda d’urto del Covid-19 ha fatto capire il valore del Ssn bene comune che il mondo ci invidia.
Una vera parità di genere passa da una radicale riforma del sistema tributario, con un nuovo patto fiscale globale che tocchi le multinazionali e le grandi ricchezze. L’appello del Direttore Esecutivo della Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights.
Di recente il clima politico a Bruxelles sembra molto cambiato. E’ caduto, almeno in parte, l’anatema verso la politica industriale a livello europeo. Ma il salto in avanti adeguato per un’Europa in grado di riprogettarsi ancora non si vede.
Il presidente di Confindustria Boccia vorrebbe mandare in soffitta il Green New Deal utilizzando l’emergenza coronavirus come grimaldello per scardinare le priorità e tornare al “bussiness as usual”. Speriamo risulti minoritario nell’incontro del 4 marzo a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali.
Parlare di pensioni del futuro significa interrogarsi su un modello economico, finanziario, sociale e culturale che sappia armonizzare in un disegno organico previdenza, lavoro, sostenibilità ambientale, lotta alle disuguaglianze, giustizia tra generazioni: i rischi e le opportunità che ci attendono.