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Editoriali

La soluzione non è militare, ma solo politica

Si continua a pensare – nei circoli occidentali - che la soluzione alla guerra in corso sia militare (la sconfitta sul campo di Putin), mentre può essere solo politica: intanto la ricerca di un accordo per il “cessate il fuoco”. L’invio delle armi invece prolunga la guerra e rischia di estenderla e di renderla più feroce.

Un 25 aprile di pace

In ogni guerra chi la pensa diversamente viene messo all'indice anche se pensavamo che questa abitudine fosse stata superata dopo 70 anni di democrazia. Dopo la perfida Albione ora c'è la perfida Anpi. Piuttosto si dovrebbe vergognare chi in questi anni – nel mondo delle imprese che controllano giornali importanti in questo paese - ha fatto affari a più non posso con Putin.

“A ognuno di fare qualcosa”

L'insegnamento di Aldo Capitini torna al centro della marcia Perugia-Assisi che si terrà il prossimo 24 aprile: un appuntamento importante per mobilitare tutti coloro che vogliono far sentire la voce della pace, della condanna della guerra, dell'alternativa ad un mondo fondato sulle armi e la sopraffazione.

Vincere la pace

Chi aggredisce i pacifisti contrari all’invio di armi in Ucraina fa finta di dimenticare che i russi combattono anche con armi che arrivano dall’Italia. Da sempre i pacifisti si battono per limitare il commercio di armi. La Camera invece vuole portare al 2% del Pil la spesa militare, una vergogna.

Energie di pace e lavoro

La guerra in Ucraina ha messo in risalto le criticità del nostro sistema produttivo, ancora fortemente ancorato al petrolio e al gas (della Russia), senza che sia iniziato un percorso convincente di riconversione energetica che ci liberi dalle fonti fossili. Sbilanciamoci, insieme a Cgil e Fiom, organizza il 25 marzo a Torino un convegno sul tema di una transizione ecologica giusta, a maggior ragione necessaria di fronte a questa guerra, che traguardi l'industria dell'automotive, e più in generale dei trasporti, verso l'energia verde.

Per un cessate il fuoco non solo temporaneo

Sabato 5 marzo a Roma migliaia di persone scenderanno in piazza per il “cessate il fuoco” in Ucraina e non solo temporaneo: sarà una grande manifestazione contro la guerra e per ribadire le ragioni di una soluzione negoziata e condivisa. Ed è un peccato, un errore, che dalla versione finale della convocazione siano scomparse la critica al governo italiano per l’invio delle armi e all’allargamento della Nato. Bisogna evitare che si trasformi in una raccolta di posizioni contrastanti e ambigue che non fanno bene al movimento per la pace.

Cessate il fuoco, solidarietà con le vittime

Chiediamo subito il “cessate il fuoco”, nel rispetto dei principi della legalità internazionale, della sovranità, dell’autodeterminazione dei popoli, del rispetto dei diritti delle minoranze. Chiediamo una grande spinta di solidarietà con la popolazione ucraina, con l’invio di aiuti di prima emergenza e con l’accoglienza dei rifugiati nel nostro paese. Con questo spirito aderiamo alla manifestazione nazionale di sabato 5 marzo a Roma.

L’Ucraina e il bisogno di pacifismo

Gli Stati Uniti e la Nato nell’allargamento ad Est, cercando una forzatura a proprio beneficio, hanno in realtà dato un assist formidabile a Putin che ha potuto oggi violare la sovranità dell’Ucraina e usare la crisi per rafforzarsi al proprio interno, a danno dell’opinione pubblica democratica e all’opposizione. Ora serve una mobilitazione pacifista che sappia rilanciare l’obiettivo di un’Europa senza blocchi, dall’Atlantico agli Urali. A cominciare dalle manifestazioni di questo sabato.

Prima di tutto la pace

In Ucraina una parte consistente dell'opinione pubblica non russa è a favore dell'Ue e della Nato. Il principio di autodeterminazione e sovranità vale anche per loro (e per i curdi e per i palestinesi). Ma come reagirebbero gli Usa se il Messico volesse un'alleanza militare con Mosca?L'indipendenza e l'integrità dei confini dell’Ucraina si difendono solo con pace e neutralità. 

La privatizzazione nascosta dei servizi pubblici locali

La privatizzazione strisciante dei servizi pubblici racchiusa all’interno del disegno di legge delega concorrenza ha iniziato in sordina il suo iter presso le commissioni parlamentari. Si tratta di una controriforma che minaccia di vanificare l’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica e di inaugurare una nuova stagione liberista.

La cooperazione allo sviluppo. Dei paesi ricchi

La risposta all'emergenza pandemica ha riportato alla memoria quello che alcuni avevano rimosso: l'esistenza di un enorme divario tra Nord e Sud del mondo e la predominanza del business economico (quello dei vaccini che si è indirizzato a chi poteva pagare, ai paesi ricchi) rispetto alle priorità umanitarie e sanitarie: perché senza la vaccinazione della popolazione dei paesi poveri questa pandemia non avrà comunque fine.

Zitti e buoni, il ministero criminalizza gli studenti

Di fronte agli studenti che occupano per reclamare il diritto allo studio, migliorare la didattica e chiedere di mettere fine alle “classi pollaio” (e per tante altre ragioni) il ministero guidato da Patrizio Bianchi risponde con la repressione, l'intimidazione e chiede ai suoi presidi e docenti di non fare solo i formatori ma anche gli informatori dei reati commessi.E' una frattura gravissima, questa, tra studenti e istituzioni scolastiche. Quella circolare va immediatamente ritirata.

Le ragioni del sindacato

Lo sciopero generale del 16 dicembre ha molte ragioni valide: basta leggere la Controfinanziaria di Sbilanciamoci per rendersene conto. La legge di bilancio è un provvedimento sconsolante, frutto delle mediazioni tra i partiti di destra e di centrosinistra, senza risposte alla crescita delle diseguaglianze, del lavoro precario, all'insostenibilità sociale del nostro sistema previdenziale.

La Controfinanziaria di Sbilanciamoci!

A quasi due anni dall’inizio della pandemia la situazione del paese è ancora difficile e per certi versi drammatica. Il PIL e l’economia sono in ripresa, ma la povertà è aumentata (oltre un milione di persone in più dall’inizio della pandemia vive in povertà assoluta), così come le diseguaglianze e il numero di disoccupati. La legge di bilancio del governo è deludente, sconsolante. Per un’Italia capace di futuro serve uno scatto in avanti, un cambio di rotta: quello che proporremo con la nostra Controfinanziaria 2022.

Una sconsolante legge di bilancio

E' una legge di bilancio che non ci piace, che continua sulla vecchia strada (liberista) e che rinvia le scelte che sarebbero necessarie per un modello di sviluppo equo, sostenibile, fondato sul benessere e i diritti: è quello che diremo nella nostra “controfinanziaria” che presenteremo alle Camere nei prossimi giorni.

La questione sociale è solo sullo sfondo

La bozza della finanziaria, o meglio il Documento programmatico di bilancio spedito a Bruxelles, una manovra da 23 miliardi, al 40% è dedicata alle tasse. Ma non affronta i nodi veri, né per quanto riguarda la legge Fornero né per ripianare le diseguaglianze economiche. E non completa il Pnrr.

Il Benessere Interno Lordo

Gli indicatori di benessere sono uno strumento per cambiare e riorientare le politiche pubbliche verso un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, la qualità sociale, i diritti. E per andare oltre "la dittatura dei Pil". Devono però avere un carattere vincolante, come abbiamo detto nel convegno "Verso il benessere interno lordo" che abbiamo organizzato come Sbilanciamoci a Napoli insieme all'Università Parthenope.

Afghanistan, il fallimento della guerra

In questi giorni molti parlano del fallimento in Afghanistan. 20 anni in cui sono morti 170mila civili (a cui vanno aggiunti le migliaia di militari e combattenti uccisi) e sono stati spesi 5,4 mila miliardi di euro che, se utilizzati a fin di bene, avrebbero potuto debellare la povertà più estrema nel mondo.

Mobilità sostenibile e lavoro: rilanciare l’iniziativa

Molte le misure, con obiettivi ambiziosi, del recente Pacchetto Clima dalla Commissione europea. Ma manca una piena consapevolezza sull’impatto che queste misure comporteranno sul lavoro e sul tessuto industriale in Italia, e sulle scelte da fare per centrare gli obiettivi attesi. A partire da quelle su investimenti e politiche industriali.

Il crinale del terzo settore

Il terzo settore sta cambiando pelle. Mentre vent'anni fa rivendicava per sé il ruolo di soggetto politico non partitico, con un ruolo autonomo anche di critica e di proposta, oggi è sempre più un realizzatore di servizi e politiche a cui non contribuisce, che non elabora. Ma saper coniugare gestione e partecipazione è fondamentale per non ridursi a un ruolo residuale.