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Una sconsolante legge di bilancio

E’ una legge di bilancio che non ci piace, che continua sulla vecchia strada (liberista) e che rinvia le scelte che sarebbero necessarie per un modello di sviluppo equo, sostenibile, fondato sul benessere e i diritti: è quello che diremo nella nostra “controfinanziaria” che presenteremo alle Camere nei prossimi giorni.

La legge di bilancio – quella ufficiale e definitiva – in realtà ancora non c’è. Non è stata “bollinata” dalla Ragioneria dello Stato e manca il via libera definitivo. Per questo motivo – al 6 novembre – non è stata ancora trasmessa alle Camere dove, per legge, sarebbe dovuta arrivare entro il 20 ottobre. Presumibilmente, si inizierà l’esame in Parlamento entro la prima metà di novembre e per la legge di bilancio ci sarà poco più di un mese per essere discussa, emendata e votata. Le Camere – in questa legislatura sempre di più messe all’angolo – avranno un ruolo di mera ratifica di quello che è stato deciso a Palazzo Chigi e nelle sedi dei partiti. Ormai le ferite alla democrazia parlamentare non si contano più.

Ma se vogliamo rimanere alla bozza della legge che circola, al Documento Programmatico di Bilancio mandato a Bruxelles 20 giorni fa e alla NADEF (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza) il quadro  che ne esce è sconsolante. Sul nostro sito Roberto Artoni ha evidenziato come la filosofia della manovra economica (a partire dalla NADEF) sia ispirata alla supply side economics, e cioè ad una filosofia economica fondata sugli attori privati – finanziati dagli aiuti pubblici – con la speranza che, grazie agli sgravi fiscali, poi investano. Così non è stato in questi anni nonostante la generosità della mano pubblica verso il mercato. Per fare un solo esempio in 20 anni l’IRES, l’imposta sui profitti delle imprese, è calata dal 37 al 24%. Un calo delle imposte del 40% sulle loro tasse i lavoratori non lo hanno mai visto, nemmeno da lontano con il binocolo.

Sempre sul nostro sito Roberto Pizzuti evidenzia come per la previdenza – una delle parti più discusse della manovra – manchi qualsiasi idea su come evitare la bomba sociale dei prossimi anni, quando il 60% di chi ha iniziato a lavorare negli anni ’90 prenderà una pensione inferiore alla soglia di povertà. Il problema per le pensioni non è la sostenibilità finanziaria, ma quella sociale. Il sistema è sostanzialmente in equilibrio e se nel medio periodo rischia di non esserlo, non è perché spendiamo troppo per le pensioni, ma perché sono sempre più i lavori precari, intermittenti e perché i giovani iniziano a lavorare troppo tardi: tutto questo produce scarse entrate per l’INPS. La soluzione non è allungare l’età pensionabile, ma garantire lavoro e redditi adeguati e stabili ai giovani di oggi.

Sempre in questa legge di bilancio non c’è quasi nulla sul riordino degli ammortizzatori sociali (nonostante un articolo della legge sembri prometterlo) per garantire in modo organico e universalistico a chi viene buttato fuori dal mercato del lavoro un’adeguata protezione. Anche con la vagonata dei soldi del PNRR, la quota di investimenti pubblici è ancora incredibilmente bassa (sempre con la speranza che aumentino quelli privati). Degli 8 miliardi di “taglio alle tasse” previsti (di cui almeno 2 andranno alle imprese con la riduzione dell’IRAP) si sa poco su come verranno utilizzati (cuneo fiscale, riduzione aliquote, ecc.) e con quali destinazioni. Invece di fare una riforma ispirata alla giustizia fiscale, si danno in pasto ai contribuenti dei miseri antipasti che servono a poco. Al G20 e alla COP26 ci siamo profusi in solenni impegni per la lotta ai cambiamenti climatici: ma perché ancora una volta il governo rimanda, con questa legge di bilancio, l’impegno (già preso) alla drastica riduzione dei 20 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi (SAD) che contribuiscono a produzioni e consumi inquinanti?

E’ una legge di bilancio che non ci piace, che continua sulla vecchia strada (liberista) e che rinvia le scelte che sarebbero necessarie per un modello di sviluppo equo, sostenibile, fondato sul benessere e i diritti: è quello che diremo nella nostra “controfinanziaria” che presenteremo alle Camere nei prossimi giorni.