Dossier annosi come Alitalia e Ilva vengono affrontati dai nuovi governanti che promettono soluzioni innovative. Ma sembra un abbaglio estivo: le loro competenze in materia di imprese risultano scarse e fumose.
![L’Alitalia, l’Ilva e i nuovi governanti peacock-188328_1280](https://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2017/05/peacock-188328_1280-100x100.jpg)
Dossier annosi come Alitalia e Ilva vengono affrontati dai nuovi governanti che promettono soluzioni innovative. Ma sembra un abbaglio estivo: le loro competenze in materia di imprese risultano scarse e fumose.
La guerra economica tra Stati Uniti e Cina è partita il 6 luglio. Potrebbe riguardare, tra dazi, controdazi e perdita di produzioni, qualcosa come mille miliardi di dollari e portare a una recessione mondiale.
Accontentati gli investitori internazionali, Marchionne ha presentato un nuovo piano per il gruppo che vede sempre più marginalizzato il ruolo direzionale di Torino e spostare altre produzioni e know how all’estero a cominciare dalla Magneti Martelli.
Nicholas Boom analizza i gap di retribuzione nell’economia Usa e stabilisce come siano molto più alte nei settori digitali. In Italia il recente rapporto della OD&M Consulting dice qualcosa di diverso.
Il nostro immaginario del prossimo futuro è popolato di incubi come i robot che sostituiscono il lavoro umano o le cyber intrusioni nella vita privata ma anche nei gangli della democrazia e poi di altrettante utopie californiane e affini.
Non c’è solo la Cambridge Analytica, si calcola che solo negli Usa ci siano 2500-4000 broker il cui business è carpire i nostri dati personali. C’è chi parla di un “surveillance capitalism”. A maggio il uovo regolamento Ue sulla privacy.
Guardando oltre i dazi imposti da Trump a Pechino, sono molti gli intrecci di interessi tra i due Paesi, anche nei settori dell’economia digitale. Soprattutto finanziario.
La Cina insidia il primato tecnologico Usa, senza investire in armi. I dazi di Trump e il nervosismo sull’affare Qualcomm sembrano annunciare una guerra commerciale con Pechino.
Le sempre maggiori connessioni italo-francesi nel campo economico, se consideriamo le acquisizioni e insieme le joint-venture, sembrano una strada segnata per il nostro paese, ma vediamo caso per caso.
Sbilanciamo le elezioni/ È da molto tempo che l’Italia ha rinunciato a una politica economica. Con il risultato che alcune imprese hanno chiuso i battenti, altre sono state assorbite da gruppi esteri, qualcuna ha lasciato il paese