Il virus ad aprile si è diffuso come una schiuma e come una schiuma ha messo in evidenza assurdità e storture. Un esempio: le grandi navi da crociera hanno continuato a imbarcare migliaia di turisti in barba agli allarmi sanitari mondiali.

Il virus ad aprile si è diffuso come una schiuma e come una schiuma ha messo in evidenza assurdità e storture. Un esempio: le grandi navi da crociera hanno continuato a imbarcare migliaia di turisti in barba agli allarmi sanitari mondiali.
La Cina si sta riprendendo dall’epidemia. La Banca Mondiale ne prevede una crescita nel 2020 del 2,3%. Negli Usa e a Londra c’è chi chiede il suo soccorso all’economia mondiale. Pechino punta sull’Europa e lancia un nuovo standard per le tecnologie dell’informazione.
Cosa non siamo e cosa non vogliamo. Meglio sarebbe chiarire fin da subito il peggioramento che non vorremmo vedere una volta finita l’epidemia: dalla cementificazione delle grandi opere ad un approfondimento delle diseguaglianze, ad un più ampio digital divide.
La speranza è che, passata la tempesta sanitaria, economica e finanziaria scatenata dal diffondersi di Covid-19, le cose cambino per il meglio. Eppure, in Italia, in Europa e a livello globale, ci sono molti segnali niente affatto incoraggianti.
La diffusione del coronavirus è destinata a stravolgere l’ordine economico, finanziario e geopolitico internazionale. Mentre qualcuno, illusoriamente, invoca la deglobalizzazione e il decoupling Usa-Cina, si profila un’esplosione del debito mondiale. E con essa una nuova drammatica crisi finanziaria.
Di recente il clima politico a Bruxelles sembra molto cambiato. E’ caduto, almeno in parte, l’anatema verso la politica industriale a livello europeo. Ma il salto in avanti adeguato per un’Europa in grado di riprogettarsi ancora non si vede.
Con l’offerta d’acquisto di Intesa San Paolo verso Ubi Banca nascerà il settimo Istituto di credito a livello europeo. Ma comporterà la perdita di 5 mila posti di lavoro. Nel frattempo i debiti deteriorati delle banche italiane si sono dimezzati ma la vera sfida resta il “fintech”.
Il settore della carne tra globalizzazione, sviluppi tecnologici e di mercato, paesi emergenti, mutamenti nel lavoro. Una filiera, dall’allevamento al consumo, che va radicalmente ripensata.
L’accordo raggiunto Usa-Cina non sembra così vantaggioso per Washington. Pechino disinveste però negli Stati Uniti e ciò profila una tendenza decoupling tra le due economie e a una nuova stagione di guerra fredda economica.
Pamphlet e manuale sullo sviluppo dei modelli organizzativi “L’ecosistema della formazione”, Egea, si confronta con le nuove sfide tecnologiche e i ritardi imprenditoriali.