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L’occasione persa della NADEF

Poteva essere una NADEF di cambiamento radicale. Ci aspettavamo trasparenza e chiarezza. Arriva invece un testo composito di esigenze giustapposte senza un filo conduttore: un’occasione persa in tutti i campi

Poteva essere – molti se lo auguravano – una Nota di aggiornamento al DEF di svolta e di cambiamento radicale: così non è. Più che un documento organico, è un testo composito di esigenze giustapposte senza un filo conduttore di una nuova stagione di spesa pubblica. Tra luci e ombre e molte contraddizioni (frutto anche dell’eterogenea compagine di governo) si è persa un’occasione per cambiare pagina rispetto all’obiettivo di mettere i primi mattoni di un nuovo modello di sviluppo fondato sull’ambiente, i diritti, lo sviluppo.

Trasparenza

Ci aspettavamo trasparenza e chiarezza. E invece – come con i governi precedenti – sono passati  giorni dalla scadenza del 27 settembre prima di conoscere i contenuti e il testo della Nota. Si continua – anche con questo governo che aveva dichiarato di voler inaugurare la stagione della trasparenza – nella nefasta abitudine di violare sostanzialmente i termini di legge sui termini della presentazione dei documenti di bilancio, limitandosi a divulgare dei comunicati stampa, delle note informali, degli annunci. Le previsioni del rapporto deficit-Pil sono cambiate nel corso dei giorni rispetto alla prima versione della Nota. Ci aspettavamo delle certezze, finalmente, sui numeri: e invece – come con i governi precedenti – nella Nota non si capisce l’entità delle coperture. Si capisce solo che non basteranno. E le previsioni di un Pil all’1,5% nel 2019 sono chiaramente sovrastimate (la stima del Fondo Monetario Internazionale è dell’1%), senza basi macroeconomiche credibili. Nella Nota mancano informazioni importanti (anche non di dettaglio) sulle norme proposte, che vengono rinviate alla Legge di Bilancio e – con maggiore probabilità – a misure successive. Anche una parte delle misure previste è sottoposta a beneficio di inventario: non si sa bene come saranno modulate e parliamo di sostanza, non di dettagli. Tutto questo costituisce una grave ferita alla trasparenza e al corretto rapporto con i cittadini, l’opinione pubblica e le istituzioni.

La finanza pubblica

Aumentare il rapporto deficit-Pil al 2,4% nel 2019 (e al 2,1% al 2020 e 1,8% al 2021) è sacrosanto se si fanno investimenti pubblici, se si sostiene la domanda interna, se si crea lavoro e si rafforza il welfare. Ma tutto questo nella Nota del DEF non c’è. Gli investimenti pubblici nella manovra del governo sono ridotti al minimo, presenti in misura molto limitata (risorse aggiuntive per lo 0,2% del Pil): tra l’altro si tratta di risorse neutralizzate da tagli maggiori (con probabilità tagli lineari) alla spesa pubblica dei ministeri, alla spesa sociale, alle agevolazioni fiscali (tax expenditure) che spesso costituiscono un importante sostegno al reddito dei cittadini. La cancellazione delle clausole di salvaguardia è totale per il 2019, ma parziale per il 2020 e il 2021. Questo è il principale espediente usato per evidenziare un calo del rapporto deficit-Pil nel 2020 e nel 2021. Il combinato disposto di aumento parziale dell’Iva negli anni seguire e revisione delle agevolazioni fiscali di natura sociale avrà un effetto negativo sui consumi e la domanda interna. Affermare dunque che l’aumento del deficit sarà compensato poi dalla crescita del Pil è, oggi, pura petizione di principio, frutto di stime generiche e propagandistiche già rivelatesi fallaci negli anni precedenti. La previsione di riduzione di 5 punti di Pil del debito pubblico (da 131,2% del 2017 al 126,7% del 2021) è – alla luce del modesto livello di avanzo primario – infondata e irrealistica. Appare anche dubbio che la domanda interna possa essere rilanciata con le misure fiscali contenute nella Nota e con questo basso livello di investimenti (1,9% del Pil nel 2018 e 2019).

Fisco

Nonostante la promessa di flat tax, il governo prevede un aumento della pressione fiscale che passerà dal 41.9% del 2018 al 42,2% del 2019 al 42,3% del 2020. È gravissima e inaccettabile la previsione di un nuovo condono agli evasori fiscali che rappresenta una ferita alla legalità, al rapporto corretto tra contribuenti e sistema fiscale, alla lealtà dei cittadini verso lo stato. La Nota non specifica di cosa si tratti: se di una riduzione della somma dovuta o più limitatamente di una riduzione di interesse e sanzioni. Riteniamo grave anche l’avvio di un sistema di flat tax per i professionisti e le piccole imprese, contrario al principio di progressività contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione. Anche in questo caso la Nota non specifica, ma le anticipazioni di membri del governo nel corso del mese di settembre prevedevano un’aliquota ridotta del 15% fino a redditi lordi di 65mila euro (oggi questa aliquota è applicata a redditi tra i 30mila e i 50mila euro a seconda delle attività) e del 20% fino a 100mila euro lordi: questo, quando un lavoratore dipendente con un reddito lordo di 30mila euro ha una imposizione fiscale del 38%. Se la misura fosse modulata in questo modo quella prevista del governo non sarebbe una norma a favore dei tanti precari che sono costretti ad aprirsi una partita Iva per lavorare, spesso con redditi bassi, oppure di piccoli artigiani, ma un vantaggio a settori medio-alti e a professionisti come commercialisti, geometri, ecc. Tutto ciò alimenta diseguaglianze economiche e sociali. Far passare tutto ciò come dice la Nota come una “riduzione del cuneo fiscale sul lavoro” è una evidente strumentalizzazione della misura.

Il lavoro

In questa Nota di aggiornamento non ci sono misure per il lavoro, se non relativamente all’impegno della riforma dei centri per l’impiego. La nota si limita a ricordare l’approvazione del Decreto “Dignità” non ci sono però linee di indirizzo innovative e misure concrete per creare e incentivare occupazione. C’è solo l’auspicio dell’assunzione di “giovani lavoratori” grazie all’introduzione di “modalità di pensionamento anticipato”: esponenti di governo si sono spinti a prevedere l’assunzione di due giovani lavoratori per ciascun pensionato anticipato, tradotto in cifre – per seguire queste suggestioni – 700mila nuovi posti di lavoro.

Welfare, istruzione, salute

Nella Nota di aggiornamento non si rileva un impegno concreto e corredato da numeri rivolto alla necessità di aumentare le risorse per l’istruzione (diritto allo studio, edilizia scolastica, lotta alla dispersione scolastica), ricorrendo per l’università e la ricerca all’ormai consueto rapporto con il mondo delle imprese e al partenariato pubblico-privato: ed è per questo che ci associamo alla mobilitazione di protesta del prossimo 12 ottobre, promossa dalle nostre organizzazioni aderenti, la Rete della Conoscenza, Link, l’Unione degli Studenti. La stessa scarsa attenzione si può rilevare per gli investimenti per la salute, la non autosufficienza, il diritto alla casa. Tutte le risorse disponibili – sicuramente un’allocazione importante – sono concentrate sul cosiddetto “reddito di cittadinanza”, i cui contorni attuativi e operativi sono ancora assai nebulosi. Riteniamo però primitivo ridurre un fenomeno multidimensionale (e che riguarda non solo il reddito, ma la scuola, la casa, i servizi, ecc.) come quello della povertà unicamente ad un problema di trasferimento di reddito su una card. Si registrano i passaggi della nota per un impegno maggiore sul tema della disabilità, nella direzione del potenziamento del Fondo per il diritto al lavoro e del Fondo per le persone con disabilità grave, prive di sostegno familiare. Positiva è l’introduzione di quota 100 per il sistema pensionistico, ma rimane una disattenzione grave sulle “pensioni dei giovani” e sulla necessità di differenziare l’età per il pensionamento in funzione dei lavori e delle professioni esercitate.

Immigrazione

Inqualificabile è nella Nota di aggiornamento la rivendicazione dei “risparmi” di finanza pubblica grazie alla riduzione delle spese per l’accoglienza dei migranti per il combinato disposto della chiusura dei porti, con conseguente diminuzione degli sbarchi, e degli effetti futuri del cosiddetto “decreto sicurezza”, che restringe il diritto d’asilo, e del sostanziale indebolimento del sistema SPRAR per l’accoglienza. Si spenderà di più invece per i CPR, i Centri di Permanenza e di Rimpatrio, che saranno resi pienamente operativi e ampliati. Una scelta questa che, sulla base dell’esperienza fatta nelle legislature precedenti, è già risultata fallimentare e lesiva dei diritti delle persone detenute nei centri. Lungi dal generare una più efficiente gestione dei flussi migratori, le politiche adottate dal Governo comporteranno una restrizione pericolosa dei diritti individuali e causeranno nuovi conflitti sociali.

Terzo settore e servizio civile

Non ci sono nella Nota impegni – come invece fatto per altri provvedimenti e come era stato fatto trapelare – a completare o a riprendere l’iter legislativo e attuativo su alcune norme come i decreti attuativi per la Legge delega sul Terzo settore, il Servizio Civile Universale, la Finanza etica, il Commercio equo e solidale. Forti interrogativi si pongono sulle risorse per il Fondo Nazionale del Servizio civile nel 2019 e negli anni a seguire, mentre si parla di tagli lineari alle spese dei ministeri. Nel 2018 l’applicazione di questa misura ha prodotto il taglio di 2.800 posti. Positivo invece è l’impegno della Nota a riprendere l’iter della legge sull’acqua come bene comune.

Cooperazione allo sviluppo

Positiva è la road map contenuta nella Nota sulla crescita dei fondi per la cooperazione allo sviluppo (0,33% nel 2019, 0,36% nel 2020 e 0,40% nel 2021), anche se -lo ricordiamo- vengono contabilizzate (costituiscono oltre un terzo delle spese) come “cooperazione allo sviluppo” anche le risorse utilizzate per l’accoglienza dei migranti e questo non dà il quadro corretto dell’attuale tendenza della cooperazione. Tra l’altro, a tal riguardo, c’è da chiedersi quale sarà l’impatto a partire dal 2019 della prevista riduzione delle spese per l’accoglienza dei migranti.

Spese per la difesa

Nella Nota di aggiornamento non si fa cenno alla necessità della riduzione delle spese militari e della cancellazione dei cacciabombardieri F35, limitandosi la Nota all’impegno per una “razionalizzazione della spesa”, espressione e impegno utilizzati anche dai governi precedenti quando la “razionalizzazione” portò poi invece ad un aumento della spesa. Preoccupa altresì il riferimento -espresso in altra sede – della ministra della Difesa a portare, come richiesto dalla Nato, al 2% del Pil la spesa militare, che comporterebbe una crescita di 10 miliardi delle spese per la Difesa.

Ambiente e sostenibilità

“Non ci siamo”, ha affermato l’ASviS nella presentazione del suo Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Concordiamo con questa affermazione. L’Italia è molto lontana dal raggiungimento degli obiettivi nel 2020 e nel 2030. Interlocutoria rimane nella Nota la posizione sulla continuazione di opere come la Tav e la Tap. Serve poi un impegno più esplicito nella lotta contro i cambiamenti climatici, a partire dalla conferma dell’obiettivo dell’uscita dal carbone entro il 2025 previsto nella Strategia Energetica Nazionale e dalla concretizzazione nella Legge di Bilancio delle misure fiscali annunciate nella Nota per premiare comportamenti virtuosi del mondo produttivo sulla strada della decarbonizzazione. Da verificare l’impegno della Nota per gli interventi volti a riammodernare la rete viaria e dei trasporti, le reti idriche e a dar vita ad un sistema di ciclo-vie turistiche. Condivisibile l’impegno di arrivare entro il 2050 a un sistema energetico alimentato solo da fonti rinnovabili e sostenibili. Nella Nota si prevede anche una nuova legge sulle aree protette per migliorare la “conservazione della natura”, ma anche in questo caso si tratterà di vedere se presto il Governo, come viene preannunciato, si occuperà delle piante organiche dei Parchi nazionali.