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Vent’anni di guerra afghana. Cronaca di un fallimento

La ricostruzione dei discorsi, delle strategie, delle azioni militari in Afghanistan, delle alternative pacifiste, della sconfitta occidentale e del ritorno dei Talebani. L’introduzione dell’ebook ‘Afghanistan senza pace, 2001-2021’

Vent’anni dopo, è la fine dell’intervento militare occidentale in Afghanistan. Il bilancio è già pesantissimo se ci si limita a considerare i costi umani ed economici: una spesa di quasi 8 mila miliardi di dollari, un totale di 241 mila vittime ufficiali.1 La guerra più costosa di sempre se si considera la spesa totale per la War on Terror. I Talebani, saliti per la prima volta al potere tra il 1995 e il 1996 a seguito della guerra civile afghana successiva al ritiro dell’URSS, e rovesciati dall’intervento a guida statunitense nel 2001, riconquistano il paese e la capitale Kabul a distanza di vent’anni. È proprio da qui che inizia la ricostruzione di questo ebook.
In questo volume – che raccoglie articoli, documenti, analisi, reportage – vogliamo fornire ai lettori gli strumenti per un’analisi di ampio respiro sui discorsi, le strategie, le azioni militari della Guerra al Terrore – e delle campagne militari in Afghanistan e in Iraq – e sugli esiti che hanno avuto. Ricostruiamo la critica emersa fin dall’inizio alla scelta di scatenare la guerra, le manifestazioni mondiali, le alternative pacifiste, le pratiche di solidarietà nell’Afghanistan occupato. Raccogliamo reportage dalla guerra, inchieste che offrono uno spaccato della realtà e della quotidianità afghana, durante e dopo la fine dell’intervento militare occidentale, raccontando gli esiti della guerra e le eredità che lascia al paese.
Da questi racconti emerge tutta la complessità dell’Afghanistan. Guardare alle trasformazioni in seno a un élite urbana ristretta e dipendente dai finanziamenti esterni non basta per comprendere il contesto afghano e il lascito di questi vent’anni di guerra. Nelle aree montuose ed extra-urbane, che costituiscono gran parte del territorio del paese e in cui si concentra la grande maggioranza della popolazione, si sovrappongono disagi materiali e tensioni irrisolte. L’accesso ai beni essenziali e ai servizi pubblici, la difesa dei diritti fondamentali, la condizione femminile e le rivendicazioni di genere, tassi altissimi di povertà e di crescita demografica, la ricostruzione delle infrastrutture e la scarsa legittimità istituzionale sono tutti nodi che la guerra non ha sciolto. L’opposizione della società civile afghana negli anni si è rivolta tanto ai guerriglieri in turbante quanto all’occupazione americana. Oggi il consolidarsi di un’accettazione di fondo del regime dei Talebani – laddove i successivi governi di unità nazionale e l’intervento di forze esterne hanno fallito – è da considerarsi anche come riempitiva del vuoto di consenso creatosi col prolungamento della guerra. A ciò si aggiungono i delicatissimi equilibri regionali, che vedono l’incognita di nuove possibili alleanze ad Est (con la Cina e la Russia) e dei rapporti con i vicini storici, come il Pakistan e l’Iran.

Nel dibattito pubblico si invoca spesso la necessità di valutare le scelte politiche alla luce delle conseguenze che ne derivano. Eppure, specie quando si tratta di politica estera, valutazioni di questo tipo avvengono molto raramente, e si trascura spesso l’eredità delle profonde trasformazioni sociali, economiche e geopolitiche che derivano da una decisione gravosa come quella di andare in guerra.
Un’attenta ricognizione dei dati, delle narrazioni e delle contraddizioni che hanno animato il dibattito pubblico prima e durante i vent’anni di guerra in Afghanistan è oggi necessaria per imparare dagli errori commessi, in particolare dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, tra cui l’Italia. Ma è anche necessaria per una riflessione di più ampio respiro sull’uso della forza come strumento – ancora dominante – di ‘risoluzione delle controversie’, quando non strumento di perseguimento di obiettivi politici e strategici.

Questo ebook è animato proprio da questo spirito, è uno sforzo collettivo di coloro che hanno contribuito a raccogliere documenti, testimonianze sul campo, le voci dalle piazze protagoniste dell’opposizione pacifista alla guerra, le riflessioni di chi è stato travolto dal conflitto. I fatti hanno dimostrato che la ragione è dalla parte di chi – fin dall’inizio – ha ritenuto ingiusta e sbagliata la guerra in Afghanistan e la successiva campagna in Iraq. I tempi sembrano essere maturi per un bilancio oggettivo e fattuale di ciò che è stato. La complessità della vicenda afghana, le trasformazioni di quella società, il contesto internazionale in cui si colloca richiedono un’attenzione particolare alle condizioni concrete. Tantopiù oggi, con i Talebani di nuovo al potere e un paese diviso, disorientato, sull’orlo del collasso economico.
I testi raccolti in Afghanistan senza pace, 2001-2021 comprendono articoli, interviste, reportage comparsi in questi anni in quotidiani, riviste, siti d’informazione. Di particolare rilievo sono le inchieste dall’Afghanistan di importanti firme de il manifesto, comequella di Giuliano Battiston, Emanuele Giordana, Marina Forti, e inchieste internazionali come quella di Fatima Faizi. Non mancano, inoltre, le testimonianze di Gino Strada e del lavoro di Emergency nel paese, e le istanze di chi in questi anni ha denunciato le logiche di profitto dietro la guerra e le sue fondamenta patriarcali. Non è possibile riportare in questo ebook tutte le voci che meriterebbero di essere ascoltate, in particolare quelle di chi più di tutti ha sofferto a causa del conflitto. Per quanto non possano essere esaustivi, i documenti e il materiale che abbiamo raccolto offrono comunque spunti importanti per capire questi vent’anni di guerra e quali lezioni apprendere.

Il volume si divide in tre parti. La prima parte, L’attacco alle torri gemelle, le guerre americane, l’opposizione pacifista, 2001-2006, documenta le reazioni all’attacco alle torri gemelle, i primi anni di guerra in Afghanistan e la successiva invasione dell’Iraq, incluse le grandi manifestazioni pacifiste di quegli anni, che diedero grande prova di unità di spirito nonostante la varietà di posizioni e opinioni.
Nella seconda parte, Afghanistan made in Usa, 2006-2021, sono raccolte le testimonianze dal campo sugli anni dell’occupazione occidentale. In questa fase, la guerra passa da attacchi prevalentemente aerei sulle posizioni talebane, a operazioni volte alla ‘stabilizzazione’ del paese attraverso l’estensione delle missioni Nato a tutto il paese. I contributi presenti in questa sezione seguono il filo conduttore delle turbolente vicende elettorali che hanno caratterizzato i deboli sforzi politici, avviati parallelamente agli sforzi militari, di pacificazione del paese. Emergono dai racconti le frammentazioni interne alle forze politiche anti-talebane, in particolare tra l’Alleanza del nord/Fronte unito e la fazione facente capo all’allora presidente Hamid Karzai, e gli strenui tentativi della popolazione civile afghana di decidere sul futuro del paese.

La terza parte, La sconfitta americana, il ritorno dei Talebani, 2020-2021, ricostruisce le principali tappe dagli Accordi di Doha del febbraio 2020 tra Stati Uniti e Talebani, firmati sotto la presidenza Trump, sino al ritiro degli Usa e la riconquista talebana di Kabul. I reportage e le analisi raccolte illustrano le ragioni del collasso dell’esercito afghano, la sconfitta militare occidentale, il fallimento del modello di ‘democrazia d’importazione’. Questo tragico epilogo rimanda già ad altri scenari in cui si è combattuta e si combatte tuttora la War on Terror: dal Sahel al Corno d’Africa, passando per la Libia e il Congo.

L’interrogativo di fondo affrontato in questo volume resta il modo in cui i nostri moderni sistemi democratici possano ripensare un’alternativa tra ‘interventismo dei valori’ e totale disinteresse per il destino altrui. In mezzo, c’è un grande spazio da occupare: la solidarietà tra i popoli, così presente nelle piazze raccontate in questo e-book, come via alternativa alla guerra e alla violenza. Su questa linea, l’articolo conclusivo di Fabrizio Coticchia e Francesco Strazzari allarga i contorni della riflessione oltre “l’avevamo ragione”, e si interroga su come sia possibile, di fronte al disastro afghano, dare vita a una “prassi di pace” capace di influenzare le scelte politiche e di dare nuova linfa alla dimensione partecipativa delle nostre democrazie attraverso il ruolo attivo delle reti transnazionali, delle organizzazioni non-governative e dell’associazionismo che opera nei nostri territori. La nostra promessa, e la promessa di Gino Strada, è quella di impegnarci d’ora in avanti a darci «nuove responsabilità, a obbligarci a cercare – e trovare – nuove energie».


1 Costs of War Project, Watson Institute for International and Public Affairs, Brown University, 2021. Per i costi della guerra il dato si riferisce ai soli Stati Uniti, che hanno sostenuto la stragrande maggioranza delle spese, e non considera gli alleati. Per maggiori informazioni e per i dati disaggregati, si veda il report dell’Institute for Policy Studies in questo volume dal titolo I costi della militarizzazione americana dall’11 settembre a oggi). La cifra delle vittime totali non include i decessi causati da malattie, perdita di accesso a cibo, acqua, infrastrutture o altre conseguenze indirette della guerra.

Afghanistan senza pace