Da L’Altra Cernobbio. L’obiettivo di una Italia e una Europa nonviolenta è stato l’oggetto di un dibattito e un confronto condotto da circa 300 attivisti ed esponenti delle principali organizzazioni e reti della società civile e del mondo del lavoro.
Un lavoro collettivo per la pace che possa portare ad un nuovo pensare e a un nuovo progetto, partendo da una critica radicale al riarmo e dalla valorizzazione delle pratiche e delle esperienze dei movimenti. E delle organizzazioni pacifiste, disarmiste, nonviolente. Questo è il risultato concreto e programmatico della due giorni del Forum “Addio alle armi” che si è svolto venerdì e sabato a Cernobbio (contro le politiche e le idee neoliberiste proposte a qualche chilometro di distanza al Forum Ambrosetti).
L’obiettivo di una Italia e una Europa nonviolenta è stato l’oggetto di un dibattito e un confronto (dispiegato su varie sessioni) condotto da circa 300 attivisti ed esponenti delle principali organizzazioni e reti della società civile e del mondo del lavoro. Un confronto franco e aperto non solo per “migliorare l’analisi” e costruire una prospettiva comune di critica, ma soprattutto per rafforzare la mobilitazione unitaria e la convergenza in azioni contro il sistema di guerra. Che va sostituito da un sistema di Pace non più costruito solo dalla somma delle campagne (comunque importanti) ma da una piattaforma sistemica alternativa. Il tutto senza dimenticare la devastazione che la guerra dispiega già oggi: significativo è stato il collegamento con la Global Sumud Flottilia per ribadire il sostegno alla popolazione di Gaza massacrata da quasi due anni di disumano intervento armato dell’esercito israeliano.
Così come il ricordo e il sostegno (ideale e pratica) alla popolazione ucraina colpita da oltre 3 anni di aggressione delle forze armate russe, agli obiettori di coscienza, ai pacifisti israeliani, russi, ucraini, di tutto il mondo, che si rifiutano di imbracciare le armi e scelgono la strada della nonviolenza.
Non è solo un ricordo retorico e una liturgia: senza prendersi carico del dolore e delle ferite di tutte le vittime, civili, prigionieri, ostaggi, profughi, sfollati degli oltre 50 conflitti armati che devastano il nostro pianeta e dei migranti che vengono respinti e a cui non si dà accoglienza non sarà possibile realizzare in concreto (e non solo evocare) un cammino di Pace Positiva.
Nel documento finale del Forum “Addio alle armi!” si ribadisce in maniera esplicita come «la scelta del riarmo porta alla guerra, all’economia di guerra, impone la legge del più forte distruggendo il sistema del diritto internazionale. Il governo europeo, il governo italiano, scegliendo la strada del riarmo, imposta dalla nuova amministrazione americana, di fatto ed in modo irresponsabile si stanno preparando alla guerra abbandonando lo spirito ed i valori fondanti della Carta delle Nazioni Unite, del Trattato di Lisbona e della Costituzione Italiana. Un salto nel buio, una folle corsa verso la terza guerra mondiale, nucleare».
Al contrario “un sistema di difesa comune deve essere capace di produrre sicurezza comune dentro un quadro di una politica estera di cooperazione, di pace e di sicurezza comune”, portando dunque a una politica proiettata contro le diseguaglianze, la povertà, le discriminazioni dei migranti” e che lavori “per un’ economia disarmata per un modello di sviluppo sostenibile con il passaggio dal fossile alle rinnovabili”.
Purtroppo la strada scelta in questi ultimi anni dai Governi Nazionali e della politica (con cui il Forum promosso da Sbilanciamoci e Rete Pace Disarmo ha voluto confrontarsi, per spingere verso scelte positive) al posto di provare a plasmare un contributo concreto dell’Europa a percorsi di sicurezza comune ha deciso di cedere alla deleteria scelta di portare la spesa militare al 5%. Un patto scellerato che sottrae risorse – già inadeguate – alle scuole, agli ospedali, al lavoro, all’ambiente, a quello di cui hanno veramente bisogno i cittadini e le cittadine: il diritto alla salute, all’istruzione, ad un lavoro sicuro e tutelato, per vivere in un pianeta non più malato e prossimo al collasso.
Come contrastare tutto questo? Come riuscire a rendere concreto un cambiamento che intercetti la posizione della grande maggioranza dell’opinione pubblica italiana contraria alla guerra, al riarmo, ai massacri e uno scivolamento in senso “militarizzato” dei pensieri e delle politiche? Rilanciando una grande alleanza e convergenza di pratiche e di elaborazioni, in un susseguirsi di appuntamenti che non devono rimanere isolati e incomunicanti ma devono creare un vero cammino collettivo. Dopo il Forum “Altra Cernobbio” ci aspettano altri eventi e momenti di azione collettiva perché non è più il tempo delle parole e dei rinvii, ma l’ora della mobilitazione e della partecipazione. Che possa rendere concreto il richiamo della nonviolenza e della costruzione di una politica europea di pace.