Oggi l’80% delle legislazioni nazionali in campo ambientale sono di derivazione comunitaria. Ma non è un patrimonio acquisito una volta per tutte. E c’è ancora molto da fare

Oggi l’80% delle legislazioni nazionali in campo ambientale sono di derivazione comunitaria. Ma non è un patrimonio acquisito una volta per tutte. E c’è ancora molto da fare
Così il programma di “quantitative easing” varato dalla Banca centrale europea è andato a finanziare petrolio, auto fuori serie, autostrade, champagne e gioco d’azzardo. La denuncia di Corporate Europe
L’accordo sul clima raggiunto alla COP21 di Parigi – siglato il 15 dicembre 2015 da 133 stati, firmato da 194 – è stato ratificato dagli Stati Uniti il 3 settembre 2016 ed è in vigore dal 4 novembre 2016
Senza una risposta adeguata alle priorità che alimentano la rivolta contro l’establishment, anche la comunità che lavora per un futuro ambientalmente sostenibile rischia di essere identificata come parte dell’élite lontana dai problemi dei cittadini
Un’Europa divisa in due che vede allargarsi la forbice delle diseguaglianze economiche, sociali e di qualità della vita tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri. Povertà ed esclusione sociale, disuguaglianze, istruzione e lavoro: quello che emerge dai numeri è un quadro allarmante. Con “I nostri numeri sull’Europa” vogliamo gettare uno sguardo d’insieme su […]
Come restituire ai cittadini nazionali, che sono però già europei, il potere costituente. Questa è l’impasse che devono affrontare gli attori ed i movimenti della sinistra critica europea
A 60 anni di distanza e dopo un premio Nobel per la Pace, l’Ue mostra tutti i segni della vecchiaia. Anche il Libro Bianco di Juncker nella sostanza è una lista incolore di alternative, priva di coraggio e visione
Senza una rifondazione costituzionale dell’Unione e del processo costituente europeo avviato 60 anni fa populismi e nazionalismi continueranno a crescere in tutta Europa
Arianna Tassinari, Vincenzo Maccarrone
24 Marzo 2017 | Sezione: Economia e finanza, Europa, Lavoro, SocietàCon l’aiuto di alcuni sindacati e mettendo in atto una strategia efficace che ha mischiato scioperi, campagne comunicative e azioni giudiziarie i lavoratori della ‘gig economy’ in Gran Bretagna hanno segnato alcuni punti a proprio favore
La “sharing economy” ha aperto la strada a una economia basata non sull’innovazione di prodotto ma dei processi organizzativi, mediante la loro disarticolazione e soprattutto l’ulteriore individualizzazione ed esternalizzazione del lavoro