In tutto il mondo si sta andando verso un riarmo generalizzato e una “economia di guerra”. Ma le cose possono cambiare. Di fronte ad un governo che sta imprimendo una svolta autoritaria al Paese, i referendum possono essere un segnale di svolta. Il 2025 deve essere un anno di grande mobilitazione per riaffermare i diritti […]
Il 2024 è stato un anno drammatico. Sul fronte internazionale l’elezione di Trump, i cambiamenti climatici che avanzano e le guerre (la continuazione del conflitto in Ucraina, il massacro di Gaza e 56 conflitti violenti in ogni angolo del mondo con centinaia di migliaia di morti) ci danno il quadro di un pianeta attraversato da pericoli enormi. Sul piano nazionale, le iniziative del governo securitario della Meloni e più in generale la situazione economico-sociale del Paese disegnano uno scenario preoccupante.
Il 2025 rischia di essere un anno gravido di rischi sul piano internazionale e nazionale. In tutto il mondo si sta andando verso un riarmo generalizzato e una sorta di “economia di guerra”, peggio che nel periodo della guerra fredda. L’Europa rischia di fare gravi passi indietro sulla transizione ecologica. Avanzano nazionalismi e populismi. In Italia la crisi del sistema industriale minaccia effetti devastanti, e non solo nel settore dell’automotive. Se non si interviene subito, il 2025 può essere un bagno di sangue: chiusura di fabbriche e licenziamenti sono all’orizzonte.
Ma il 2025 può essere anche l’anno in cui alcune cose possano cambiare. Stiamo all’Italia: in primavera avremo alcuni referendum (i quattro della CGIL sul lavoro, quello sulla cittadinanza e l’autonomia differenziata, se la Corte Costituzionale darà il via libera). Di fronte ad un governo che sta imprimendo una svolta autoritaria al Paese, i referendum possono essere un segnale di svolta, abrogando leggi ingiuste e rimettendo in discussione le iniziative e le politiche dell’esecutivo. Può crescere una mobilitazione sociale importante, capace di dare un contributo decisivo alla democrazia e alla partecipazione. I referendum sono un fatto di libertà, che dobbiamo rivendicare sempre e ovunque.
Il 2025 deve essere un anno in cui si dispieghi una mobilitazione la più ampia possibile contro il riarmo e il War Deal, per una transizione giusta che non lasci indietro nessuno, per riaffermare i diritti civili e sociali di tutte e di tutti, per rimettere al centro il lavoro. Dobbiamo salvare e rafforzare la sanità e l’istruzione pubblica, rilanciare la lotta sulla tassazione delle grandi ricchezze e contro le diseguaglianze. Un anno di mobilitazione anche in Europa contro i nazionalismi e i populismi, contro le svolte autoritarie e il razzismo. “Pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà”, diceva Antonio Gramsci. Rimbocchiamoci le maniche per difendere la democrazia in Italia e in Europa e per costruire un modello di sviluppo nuovo, come indicano le 102 proposte della Controfinanziaria di Sbilanciamoci!.