Le analisi contenute nel libro “Tax the Rich”, presentato all’Altra Cernobbio in anteprima e scaricabile come e-book, sono uno strumento di lavoro per continuare la mobilitazione sulle nostre 5 proposte per tassare le grandi ricchezze e reperire le risorse per welfare, sanità e ridurre le diseguaglianze.
I contributi, le analisi e le proposte contenute nel libro pubblicato da Sbilanciamoci! “Tax the Rich” a cura di Paolo Andruccioli, presentato all’Altra Cernobbio in anteprima e scaricabile gratuitamente come e-book a questo link, sono uno strumento di lavoro importante per la campagna Tax the Rich, per continuare la nostra mobilitazione e mettere in campo le nuove iniziative per la tassazione delle grandi ricchezze, colpire i privilegi e redistribuire le risorse per il lavoro, la sanità, l’istruzione, il Welfare, i diritti, per ridurre le diseguaglianze. Abbiamo formulato cinque proposte specifiche, dettagliate e praticabili.
La nostra idea, come Sbilanciamoci! – campagna nazionale per la promozione di un nuovo modello di sviluppo e di spesa pubblica che dal 1999 riunisce 52 organizzazioni della società civile – non è quella di alzare le tasse per tutti, ma di alzarle solo per i ricchi e i super-ricchi, per i grandi patrimoni, per le rendite finanziarie, per le successioni milionarie. Il tema è quello della giustizia fiscale e sociale e della riduzione delle tasse per i lavoratori, le classi di reddito medio-basse, per i precari. I ricchi e i super-ricchi pagano troppe poche tasse, mentre i lavoratori e le classi di reddito medio-basse ne pagano troppe. Il problema dunque è quello delle tasse giuste.
Le diseguaglianze enormemente cresciute in questi anni si possono combattere in vari modi. Intanto, alzando i salari e le retribuzioni (e difendendoli dall’inflazione con un meccanismo che può ricordare quello della scala mobile) dato che le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa. In secondo luogo attra- verso una redistribuzione indiretta della ricchezza, con un Welfare veramente universalistico, garantendo la gratuità delle cure per la salute, per l’istruzione, l’assistenza sociale, ecc. Terzo, con una politica fiscale ispirata a criteri di giustizia e di progressività, come recita l’articolo 53 della nostra Costituzione. In questi anni è successo esattamente l’opposto. I salari e le retribuzioni – in termini di potere d’acquisto – sono drammaticamente diminuite. Il Welfare è stato pesantemente intaccato, sono stati ridotti i servizi, sono cresciute le privatizzazioni. La sanità pubblica è stata sempre più definanziata e oggi è in condizioni drammatiche. Infine le politiche fiscali sono diventate sempre più regressive. L’Ires (la tassa sui profitti delle imprese) è scesa in 20 anni dal 37% al 24%.
È stata inoltre introdotta la flat tax, la tassa piatta, per una parte del lavoro autonomo, gli extra-profitti realizzati dalle industrie farmaceutiche e del settore dell’energia sono stati solo sfiorati. La delega fiscale presentata dal governo e in discussione in Parlamento non fa che accentuare ed aggravare questa tendenza regressiva e antisociale del sistema fiscale.
Sicuramente il tema dell’evasione fiscale rimane uno dei problemi cronici e strutturali e cronici del nostro paese. Ma contro ogni retorica sull’evasione di necessità, bisogna ricordare che – come ci ricorda l’Agenzia delle Entrate – la gran parte dei miliardi di euro accertati di evasione (e pochissimo riscossi, solo il 7%) è attribuibile a somme evase superiori ai 500mila euro, e perciò sicuramente non ascrivibili alle classi di reddito medio-basse. Tutti importi che, una volta accertati, hanno bisogno di un rafforzamento della struttura dell’Agenzia delle Entrate – indebolita in questi anni – per esigerli praticamente. Abbiamo quasi 2 milioni di conti correnti bancari all’estero (Svizzera e altri paradisi fiscali) intestati ad italiani (persone fisiche e persone giuridiche) e migliaia di italiani sono stati interessati dai vari Panama Papers, Pandora Papers ed altre inchieste giornalistiche che dimostrato che anche i ricchi connazionali hanno portato i loro soldi nei paradisi fiscali. Centinaia di imprenditori, calciatori e centauri, cantanti milionari hanno stabilito la loro residenza a Montecarlo (senza abitarci) per cercare di pagare meno tasse.
I veri responsabili della crisi della coesione sociale del nostro Paese non sono da cercare tra la povera gente che sbarca sulle coste italiane fuggendo da guerre e carestie, ma nei salari troppo bassi, nella precarietà e nella disoccupazione, nella secessione dei ricchi (e delle regioni ricche del Paese). La coesione sociale è messa in discussione dalle crescenti diseguaglianze, dallo smantellamento del Welfare, dai privilegi dei super-ricchi che portano i loro soldi nei paradisi fiscali.
Ecco perché Tax the Rich è una campagna fondamentale per cambiare direzione, assicurare la giustizia sociale, ridurre i divari, costruire un’economia basata sui bisogni umani e sull’eguaglianza.
Tassare di più le grandi ricchezze e le rendite finanziarie, aumentare la progressività sui redditi più alti, sopra i 70mila euro, tassare di più le successioni milionarie, introdurre una vera ed efficace Tobin Tax sono la sostanza delle cinque misure che proponiamo, e lo facciamo in ogni nostra “controfinanziaria” e in ogni altra occasione. Un nuovo modello di sviluppo – sostenibile e di qualità – non può che fondarsi su una nuova civiltà fiscale – che significa un rinnovato rapporto di fiducia tra cittadini e pubblica amministrazione – essenziale per politiche di spesa pubblica innovative e proattive. Sulla base della Costituzione i nostri traguardi sono la riduzione delle diseguaglianze, l’eliminazione della povertà assoluta, la redistribuzione della ricchezza e la creazione delle condizioni politiche per poter destinare allo Stato maggiori risorse per garantire a tutti i cittadini un Welfare, in cui la salute, l’istruzione, l’assistenza sociale siano davvero diritti universali realizzati.