Legambiente fa il punto sui progetti di ENI, sul fronte delle fonti fossili e su quello delle rinnovabili. Il quadro restituito è quello di una società che riserva alle fonti pulite solo briciole di investimenti.
La situazione
Legambiente lancia l’allarme sul pericolo che ENI rappresenta se le sue politiche non cambieranno direzione di marcia. Mentre tutto il mondo parla di cambiamenti climatici, di obiettivi di decarbonizzazione e di come sviluppare urgentemente azioni di adattamento e di mitigazione al surriscaldamento globale, l’ENI batte il suo record di produzione: 1,9 milioni di barili al giorno nel 2018, il numero più alto mai registrato dalla compagnia, (+5% di produzione rispetto al 2017).
Il dossier
In un dossier che raccoglie numeri e storie, Legambiente fa il punto sui progetti di ENI, sul fronte delle fonti fossili e su quello delle rinnovabili. Il quadro restituito è quello di una società proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di petrolio e di gas, che riserva alla fonti pulite solo briciole di investimenti.
Cosa chiediamo
Pensiamo che ENI stia sbagliando rotta, chiediamo al governo Conte di essere coerente con gli impegni sottoscritti a livello internazionale e di avviare al più presto un piano di riconversione delle attività di ENI che punti alle rinnovabili. Oggi le fonti fossili godono di sussidi pari a 18,8 miliardi di euro, ma le rinnovabili sono competitive e possono sostituirle in tanti usi. Fermare le nuove ricerche di petrolio e gas, promuovere l’efficienza e le rinnovabili nella produzione elettrica, nell’industria, nei trasporti e nell’edilizia: questa è la soluzione per liberarci dalla dittatura delle fossili.