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Costruiamo il futuro dell’Italia sostenibile e solidale

Nel periodo del lockdown e anche come contributo agli Stati generali sull’economia convocati a Villa Pamphilj, il Wwf ha raccolto i contributi di 13 menti creative nel campo della sostenibilità economica, che sono diventati un e-book liberamente scaricabile.

Nell’ambito della consultazione Il Mondo che Verrà, il WWF ha raccolto i contributi di 13 menti creative nel campo della sostenibilità economica, ambientale e sociale (economisti, sociologi, esperti di settore e delle organizzazioni della società civile) che sono diventate un e-book liberamente scaricabile, intitolato “Costruiamo il futuro dell’Italia sostenibile e solidale. Un contributo di idee contro le gabbie concettuali”. Si tratta di un ulteriore strumento di riflessione nei giorni in cui il governo, il mondo produttivo, quello del lavoro e la società civile si confrontano negli Stati Generali dell’Economia convocati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che per primo, lo scorso 3 giugno ha proposto di coinvolgere nella riflessione anche singole menti creative per contribuire fattivamente a costruire il futuro dell’Italia.

Due le domande poste dal WWF agli esperti e alle esperte esterni:

  1. nel momento in cui il Paese vede un consistente intervento pubblico per il risanamento e il rilancio dell’economia (solo dall’Europa sono attesi circa 173 miliardi di euro) è possibile salvare posti di lavoro e aziende e nel contempo dare centralità alla sostenibilità ambientale?
  2. quali sono le sue proposte per coniugare innovazione e scelte greenper imprimere una svolta green al Sistema Italia?

Nell’invito rivolto alle persone che hanno dato il loro contributo il WWF ha detto di ritenere che, proprio nel momento in cui si apre il confronto per definire il Piano per il rilancio del Paese, le scelte green non debbano essere considerate una variabile indipendente o accessoria dell’intervento pubblico e ha ribadito che l’innovazione, l’efficienza e l’efficacia del nostro sistema produttivo ed economico non possono che passare attraverso scelte che mettano subito al centro la sostenibilità ambientale e sociale in tutti i settori.

Dalle risposte articolate e positive alle domande del WWF di esperte ed esperti nei campi della sostenibilità economica, ambientale e sociale nasce quindi l’e-book del WWF, che raccoglie i testi di: Catia Bastioli, amministratrice delegata Novamont; Elena Battaglini, dottore di ricerca in sociologia dell’ambiente e del territorio – Fondazione Di Vittorio – Cgil; Andrea Debernardi, ingegnere civile e dottore di ricerca in pianificazione territoriale e ambientale; Monica Di Sisto, giornalista e vicepresidente dell’osservatorio italiano su Commercio e Clima, Fairwatch; Mauro Gallegati, docente di macroeconomia Università Politecnica delle Marche e Giacomo Gallegati, esperto di economie in via di sviluppo ed economia monetaria; Enrico Giovanniniprofessore ordinario di statistica economica dell’Università di Roma Tor Vergata e Portavoce ASviS; Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci!; Mario Pianta, professore di Politica Economica alla Scuola Normale Superiore, Classe di scienze politiche-sociali di Firenze; Andrea Roventini, professore ordinario di economia politica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; Linda Laura Sabbadini, statistica dell’Istat; Alessando Santoro, professore ordinario di scienza delle finanze presso il DEMS dell’Università di Milano-Bicocca; Chiara Saraceno, sociologa.

  • Il contributo innovativo della bioeconomia – Catia Bastioli è convinta sia arrivato il momento di accelerare sui temi dell’economia circolare e della bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale. Due le proposte presentate: 1. la creazione di un network di infrastrutture per il recupero e trattamento del rifiuto organico per utilizzarlo sia come compost che come biometano, nonché come bioprodotti; 2. l’inteconnessione tra uso dell’acqua agricola e la rete elettrica, creando una nuova infrastrutturazione consenta quando non sia attiva l’irrigazione, di procedere allo stoccaggio di energia nel servizio di dispacciamento nazionale.
  • Quale spinta dall’innovazione socio-territoriale – Elena Battaglini ricorda come l’innovazione non sia costituita solo da prodotti e brevetti ma sia un processo che fa leva sull’economia della conoscenza e dell’apprendimento e sorge nei territori, specie nelle città. La proposta si focalizza sull’esigenza di creare una governance dell’infrastrutturazione inclusiva e solidale delle politiche territoriali di innovazione, basate sul coinvolgimento degli attori sociali, sull’acceso alle infrastrutture della conoscenza e su un continuo dialogo con gli attori esterni.
  • Pragmatismo e sostenibilità nelle scelte infrastrutturali – Andrea Debernardi ritiene che sia arrivato il momento di: disintermediare la gestione delle risorse, riducendo il numerdei passaggi necessari alle decisioni sulle infrastrutture; valutare i progetti non solo ex ante, ma anche ex post; graduare la spesa con un processo continuo di verifica e monitoraggio. Le proposte riguardano: 1. la necessità di immaginare un grande programma di manutenzione e retrofit ambientale delle grandi reti infrastrutturali esistenti, a fini del miglioramento delle interconnessioni e dell’ambiente; 2. governare la domanda di mobilità attraverso le seguenti linee di intervento: sostenere trasporto pubblico, collettivo, condiviso; orientare il mezzo motorizzato individuale verso un uso “intelligente”; adottare tecnologie pulite.
  • Si può decarbonizzare il commercio – Monica Di Sisto ricorda come l’Italia possa giocare un ruolo importante su scala internazionale ed europea essendo il terzo Paese manifatturiero in Europa. Nelle proposte presentate si chiede di: 1. verificare che gli accordi commerciali con gli altri Paesi rispettino l’Accordo di Parigi sul Clima oltre alle regole della concorrenza (come fatto già da Francia e Spagna); 2. creare un organismo, uno spazio interministeriale, che abbia un dialogo regolare e trasparente con il Parlamento, le parti sociali e la società civile per un commercio più equo, ecologico e solidale.
  • Bond Verdi per il rilancio dell’Europa – Mauro e Giacomo Gallegati rilevano che dal 2015 al 2018 la Banca Centrale Europea con il Quantitative Easing ha acquistato bond degli Stati Membri per il valore di 2.600 miliardi di euro, 650 miliardi di euro annui. La proposta è quella che la BCE avvii un nuovo programma simile per finanziare l’European Green Deal a) acquistando ogni anno almeno 600 miliardi di euro di bond verdi e b) nel contempo, emettendo bond verdi per gli investimenti sotto il controllo della UE.
  • Il Paese deve accettare la “sfida trasformativa” nelle sue politiche pubbliche – Enrico Giovannini richiama il sondaggio Ipsos condotto nel nostro Paese nel quale si rileva come il 72% degli intervistati ritenga che la crisi climatica non sia secondaria a quella indotta dal Covid-19 e che gli investimenti per uscire dall’emergenza debbano essere indirizzati verso il processo di transizione ecologica. Giovannini ricorda che le vecchie ricette e l’articolazione degli interventi pubblici non siano più adeguati per affrontare per tempo i continui shock a cui il mondo è sottoposto. La proposta per fare in modo che il nostro Paese vinca la sfida trasformativa per rendere il nostro sistema più resiliente è quella di inserire il principio dello sviluppo sostenibile nella nostra Costituzione, come già fatto da Paesi come Norvegia, Francia e Svizzera.
  • L’intervento pubblico per la Giusta Transizione – Giulio Marcon ricorda come l’Italia abbia già mobilitato ingenti risorse per il sostegno all’economia prostrata dalla pandemia da Covid-19 – 25 miliardi nel Decreto Cura, 400 miliardi nel Decreto Liquidità e 155 miliardi (di cui 55 di indebitamento) nel Decreto Rilancio – e come si attendano i circa 173 miliardi di nuovi fondi dall’Europa. Le proposte riguardano: 1. la necessità di creare una filiera decisionale e strutture pubbliche ben definite e con chiare responsabilità per costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile; 2. destinare adeguati e mirati contributi pubblici alla giusta transizione per favorire l’innesco di competenze, tecnologie e know how nelle ‘vecchie produzioni’.
  • Un’agenzia e una Holding pubblica per l’Italia Sostenibile – Mario Pianta dichiara di essere convinto che ci sia la possibilità di un massiccio intervento pubblico per accelerare la transizione ecologica del Paese, ricordando come il sistema di welfare pubblico universale, ad esempio, pur indebolito negli anni, abbia svolto un ruolo essenziale nella tenuta del Paese durante la pandemia. Le proposte sono di: 1. creare un’Agenzia per gli investimenti pubblici che realizzi un grande piano sostenibile di investimenti nelle infrastrutture materiali e sociali, comprese scuole, ospedali, casa, piccole opere; 2. formare una holding pubblica, sgravando da un ruolo improprio la Cassa Depositi e Prestiti, in cui concentrare le partecipazioni delle grandi imprese (da ENI ad ENEL) con obiettivo la sostenibilità ambientale, il rafforzamento tecnologico, la qualità dell’occupazione.
  • Puntiamo ad una elettrificazione spinta dell’economia – Andrea Roventini rileva che, pur a fronte di una crisi senza precedenti con un calo verticale del PIL del Paese, si debba e si possa pensare ad una nuova fase di crescita sostenibile e inclusiva. Le proposte: 1. Il primo intervento “a costo zero” è approvare una Legge sul Clima che fissi anche nel nostro Paese, come richiesto dall’Europa, l’obiettivo di zero emissioni di gas serra per il 2050, come già fatto da Gran Bretagna e Nuova Zelanda; 2. puntare ad una elettrificazione spinta della nostra economia in modo che la domanda di energia soddisfatta dall’elettricità passi dall’attuale 20% al 70%, puntando sulle energie rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili nei trasporti, nel riscaldamento e nelle industrie; 3. sviluppare e diffondere l’idrogeno verde che potrebbe permettere di immagazzinare e trasportare l’energia da fonti rinnovabili e utilizzarla nel settore dei trasporti e nei processi industriali.
  • Politiche sociali per lo Sviluppo Sostenibile – Linda Laura Sabbadini ricorda come l’aumento della povertà assoluta tra il 2007 e il 2008 è stato contrastato da due importanti ammortizzatori sociali: cassa integrazione e famiglia. L’una ha protetto i capofamiglia, l’altra i giovani che perdevano o non trovavano lavoro. Ma le famiglie hanno dato fondo ai risparmi, si sono indebitate per proteggere i figli e per mantenere inalterato lo standard di vita, fino a quando, nel 2012, non ce l’hanno fatta più e la povertà assoluta è fortemente aumentata. Da allora è diminuita solo nel 2019 per effetto del reddito di cittadinanza. Le proposte sono, tra le altre: 1. arrivare almeno al 60% di occupazione femminile come obiettivo intermedio visto che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa dato che ora meno di una donna su due (meno de 50%) nel nostro Paese lavora; 2) favorire lo sviluppo di una agricoltura sostenibile, nella produzione e nella filiera agroalimentare, economicamente vantaggiosa per gli agricoltori, rispettosa dell’ambiente, socialmente giusta, contribuendo a migliorare la qualità della vita sia degli agricoltori (conduttori, braccianti, migranti) che dell’intera società.
  • Imposte ambientali per il breve e lungo periodo – Alessandro Santoro richiama i dati Ocse, aggiornati al 2015, che testimoniano come nel nostro Paese il carbon pricing gap, ovvero la differenza tra il prezzo teorico di una tonnellata di emissioni di CO2 (prezzo benchmark) e il prezzo reale – a sua volta calcolato come somma di ETS, imposte ambientali e carbon tax – sia pari al 46%. Le proposte: 1. prima dell’introduzione di una vera e propria carbon tax, si ritiene che sia possibile intervenire nei prossimi 2-3 anni con una revisione delle aliquote IVA in modo da favorire le filiere di produzione e consumo più sostenibili; 2. nel medio periodo, poi, si potrebbe procedere gradualmente ad una riforma fiscale con riduzione delle aliquote dell’Irpef per i redditi medio bassi, introducendo nel tempo cambiamenti nel nostro sistema fiscale con maggiori imposte ambientali e minori imposte sul lavoro.
  • Obiettivo: equità territoriale, intergenerazionale e di genereChiara Saraceno mette in guardia contro i fenomeni, resi evidenti dalla crisi derivante dalla pandemia, del dissesto sociale e territoriale, che si riscontra in varie parti del Paese e che favorisce lo spopolamento dei territori marginali, e il digital divide, che ha creato fenomeni di squilibrio legati alla poca dimestichezza tecnologica e che ha amplificato le distanze territoriali e sociali. Le proposte avanzate sono: 1. varare un piano sistematico di messa in sicurezza del territorio che, richiedendo azioni e competenze diverse, mobiliterebbe una domanda di lavoro diffusa e articolata e che contribuirebbe anche a contrastare lo spopolamento delle aree interne e marginali; 2. realizzare un programma operativo per colmare il digital divide con adeguamenti tecnico-infrastrutturali e programmi di formazione capillari per la popolazione; 3. un forte investimento sulle nuove generazioni per superare le diseguaglianze che si formano già dalla più tenera età – a partire dal sistema educativo – e per rendere effettive e praticate le pari opportunità tra uomini e donne.

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