Altro che “argomenti deboli”, le 54 associazioni riunite nella Campagna Sbilanciamoci! presentano a Montecitorio le 102 controproposte alla legge di bilancio. Dalla riforma delle pensioni al fisco, dalla sanità alla casa, dal diritto allo studio alla transizione ecologica, incluso il ripristino del Fondo automotive.
È un libro di un centinaio di pagine, il Rapporto Sbilanciamoci! 2025, fitto di analisi e proposte su come cambiare radicalmente la legge di bilancio del governo, ed è stato presentato mercoledì 4 dicembre nell’auletta di Montecitorio, come si fa da 23 anni a questa parte. Quest’anno la sala era stipata più del solito, affollata di giornalisti, cameraman, rappresentanti delle 54 associazioni che aderiscono alla campagna – tanto che non tutti gli interventi programmati hanno potuto svolgersi, per i tempi ristretti – e politici della sinistra: un folto drappello di esponenti del Pd inclusa la segretaria Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs, fino a Sergio Costa del M5S. Non è così usuale vederli tutti insieme e ancor meno ad ascoltare, più che a intervenire.
Il Rapporto di Sbilanciamoci è in effetti una risposta di dettaglio – raccoglie 102 proposte, molto articolate, delle associazioni della società civile – alla manovra preparata e sorvegliata dal ministro Giorgetti, una risposta che va a sbugiardare l’attacco della premier Giorgia Meloni che nella sua ultima comparsata televisiva aveva parlato di “argomenti deboli” per lo sciopero generale del 29 novembre. Non è un caso che lo sciopero generale proclamato dai sindacati Cgil e Uil e appoggiato anche dalle maggiori sigle del sindacalismo di base abbia visto l’adesione della campagna Sbilanciamoci!. E proprio dalla sua “Controfinanziaria” e dalle sue controproposte sono stati tratti vari emendamenti del centrosinistra al testo della manovra, che quanto meno dovrebbero essere discussi alle Camere.
“La manovra del governo è inadeguata e profondamente ingiusta sia sul piano sociale sia su quello ambientale – ha sintetizzato in apertura il portavoce della campagna Sbilanciamoci! Giulio Marcon – e noi ne presentiamo una alternativa da 54 miliardi senza un euro di indebitamento, perché non è vero che i soldi mancano, vanno presi dove sono, cioè tra i ceti più ricchi e nella rendita finanziaria, negli extraprofitti dell’industria militare che ha lucrato sulle guerre in corso e tagliando spese sbagliate come quelle militari, i sussidi ambientalmente dannosi e il Ponte sullo Stretto”.
La critica più dura al governo, contenuta anche nel Rapporto, è quella di non avere una politica industriale. E la prova è sotto gli occhi di tutti, come ha ricordato Cecilia Guerra del Pd: il taglio dell’80% degli stanziamenti al Fondo Automotive – pari a 4,6 miliardi – mentre Stellantis versa in una crisi devastante, l’unico produttore di auto in Italia che però non ha rappresentanti dello Stato italiano nella sua compagine azionaria, al contrario di ciò che è successo in Francia, in barba a tutti i contributi statali di cui l’azienda ha usufruito nei decenni passati. Il taglio al Fondo automotive proprio nel momento più duro per le fabbriche italiane è solo la conseguenza di una scellerata e miope visione della transizione energetica da parte della destra al governo basata su sostanziale negazionismo climatico e sulla contestazione degli obiettivi europei di decarbonizzazione.
La stessa visione che ha portato a tagliare i fondi del ministero dell’Ambiente per la tutela e gestione delle riserve idriche e la prevenzione dei rischi idrogeologici (meno 179 milioni nel triennio), la stessa che nega i finanziamenti necessari a Regioni e Comuni per potenziare i trasporti pubblici locali per una mobilità più sostenibile (solo 120 milioni in ragione dei 700 che servirebbero solo per adeguare la spesa al rialzo dell’inflazione), la stessa che si vede nell’indifferenza verso l’obiettivo della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi o delle mire governative di riesumare l’energia nucleare dopo due pronunciamenti referendari in direzione opposta, come ha ricordato Dante Caserta del Wwf.
Le proposte contenute nel Rapporto di Sbilanciamoci! sono tutt’altro che “deboli”. Ad esempio nel testo scaricabile online si possono trovare le linee guida di una vera e propria riforma pensionistica che superi le misure emergenziali Monti-Fornero del 2011 introducendo una flessibilità in uscita dal lavoro a partire da 62 anni, garantendo una pensione di garanzia mille euro al mese anche ai giovani e alle persone con percorsi lavorativi intermittenti e da precari, e mantenendo comunque il sistema previdenziale in equilibrio.
Oppure, altro esempio di riforma strutturale tratteggiata, la creazione da una costola di Cassa Depositi e Prestiti di una vera Banca pubblica d’investimento in grado di intervenire nelle crisi aziendali o per investimenti sull’innovazione sostenibile, oppure l’idea di istituire un’Agenzia nazionale per le politiche industriali e il lavoro capace di guidare la transizione ecologica e la formazione dei lavoratori nelle nuove produzioni, aumentando a questo scopo anche il Fondo Nuove Competenze.
La proposta cruciale dal punto di vista politico resta in ogni caso quella – fondativa per Sbilanciamoci! – della riduzione delle spese militari, lievitate invece in legge di bilancio fino al record storico di 32 miliardi di euro, con un aumento di 3,5 miliardi in un solo anno. Si tratta dell’unica voce di bilancio ad essere pesantemente rifinanziata in una manovra che per il resto si concentra su tagli alle spese e alle tasse. Tanto che Marcon ha parlato di uno slittamento “dal Green Deal al War Deal” e Marco Grimaldi di Avs “dal Next Generation Eu al Next Generation Bombs”, in riferimento all’orientamento della nuova Commissione europea. Su questo, insieme a Rete Pace e Disarmo e le altre organizzazioni pacifiste di Europe for Peace il 10 dicembre ci sarà un’altra manifestazione per il cessate il fuoco e la de-escalation con presidio in piazza Capranica, sotto Montecitorio.
Della spesa militare ha parlato in conferenza stampa anche Paolo Ciani, vice presidente del Pd. “Accrescere le spese militari mentre si tagliano le risorse per gli enti locali e per la spesa sociale è rispondere all’attuale situazione di guerre e crisi economica nel modo sbagliato”, ha detto, concentrandosi poi, nella seconda parte del suo intervento, sull’importanza delle proposte sugli interventi di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo. Piani contro la ludopatia e i suoi costi sociali elaborati con il contributo della Cnca di cui ha parlato poi Maria Giglio, incluso il rafforzamento e la non soppressione dell’osservatorio e la cancellazione della proroga delle concessioni per Bingo e macchinette.
Quest’anno alle associazioni che hanno contribuito al pacchetto di misure della Controfinanziaria si è aggiunta anche la Lega Anti Vivisezione, che attraverso Gianluca Felicetti ha spiegato le misure proposte: dai servizi di veterinario sociale per i cittadini a basso reddito agli incentivi per la trasformazione degli allevamenti intensivi fino a pratiche alternative all’abbattimento della fauna selvatica. Ciò in tandem con interventi a favore dell’agricoltura agroecologica e della biodiversità.
Come e più degli altri anni, il Rapporto di Sbilanciamoci! si concentra sul diritto allo studio, i tagli alla scuola pubblica e all’università. Simone Cigliano della Rete della Conoscenza e Pierluigi Marini dell’Unione degli Universitari hanno ricordato che nel testo della legge di bilancio la parola giovani compare solo quattro volte e tutte e quattro in relazione unicamente al contrasto al consumo di droghe. Mentre le organizzazioni studentesche che fanno parte della campagna Sbilanciamoci! chiedono interventi di riqualificazione edilizia degli istituti, il rifinanziamento delle borse di studio, sportelli d’ascolto, residenze studentesche pubbliche e affitti calmierati per gli universitari fuorisede, mense universitarie e convenzioni.
Quanto all’annoso problema del precariato culturale – come ha sottolineato Cigliano citando il contributo alla Controfinanziaria dell’associazione “Mi Riconosci?” – si chiede la re-internalizzazione di molti servizi come biglietterie e caffetteria (favorendo la stipula di contratti equi come quello, ora minoritario, di Federculture), la cancellazione – magari tramite referendum – del Jobs Act e il salario minimo parametrato ai minimi contrattuali.
Spazio anche alla cultura dello sport popolare, attento alle persone con disabilità, alla rigenerazione urbana e alle carceri, “lo sport come diritto di cittadinanza”, come lo ha definito Tiziano Pesce dell’Uisp. E più in generale alla centralità delle persone e dei loro bisogni sociali, alla loro qualità della vita, come ha sottolineato Michele Adamo della Federazione italiana per il superamento dell’handicap.
Infine la sanità, il capitolo più tralasciato dalla nuova Thatcher italiana. È toccato a Edoardo Turi di Medicina Democratica spiegare che, al di là del taglio del Fondo per il Servizio Sanitario Nazionale in rapporto al Pil e all’inflazione, oltre alla mancata copertura del rinnovo dei contratti nazionali, il tetto alle assunzioni di fatto andrà ancora una volta a foraggiare le convenzioni con i privati per ridurre le liste d’attesa. Ancora una volta a discapito della medicina pubblica e dei servizi universalistici per tutti. Sbilanciamoci! chiede a gran voce un rifinanziamento corposo: 9 miliardi solo per il 2025. E al contempo chiede una politica capovolta sul tema dell’immigrazione: chiusura dei Cpr-Centri di permanenza per il rimpatrio, una missione pubblica di soccorso in mare come “Mare Nostrum” (costo 1 miliardo, quando soltanto lo “scherzo” del protocollo Albania vale una spesa di oltre 127 milioni) e la ricostruzione di una rete di accoglienza gestita dai Comuni.