Dietro le luci del vertice europeo, si stringe il laccio di una “governance” all’insegna dell’austerità, la ripresa si allontana e cambiano gli equilibri di Francia e Germania
Risultato della ricerca "il migliore dei mondi"
La miopia di oggi, un rischio per il futuro
Per creare nuovi posti di lavoro, serve uno sguardo d’insieme, che colga la scenario in cui siamo immersi e le trasformazioni già avvenute. O che stanno per avvenire
Si fa presto a dire crescita
La combinazione tra crisi economica e crisi ecologica rende evidente che la società della crescita è finita, ma che ancora non sappiamo come costruire una società del benessere per tutti
Spaghetti e surf: Van Parijs replica alla Fornero
Secondo la ministra del lavoro, in Italia “con un reddito base la gente si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”. Per risponderle, ecco un’intervista a Philippe Van Parijs, del Basic Income Earth Network, tratta da Per un’altra globalizzazione (Edizioni dell’Asino 2010)
La crisi del gruppo Marcegaglia
E se per affrontare la crisi tornassimo al ‘900?
Stato e politica, lavoro e Costituzione non sono cadaveri del secolo passato ma pietre angolari per il futuro. E l’ordine nuovo si formerà per la strada
Troppo grandi per fallire, e anche per essere salvati
Così com’è l’Europa non può salvare un paese come il nostro. Per evitare il disastro, sistema finanziario e Unione dovranno cambiare. E necessariamente l’Italia dovrà cambiare governo
Con Silvio B. dieci anni di declino
Standard & Poor boccia il governo italiano, più tossico del debito, incapace di fare crescere l’economia, responsabile del lungo declino economico del paese
All’Europa serve un “new deal” di classe
La crisi europea viene dagli Stati uniti, dal crollo del “keynesismo privatizzato”. Per uscirne, occorrono politiche opposte a quelle di Maastricht. Un new deal inedito, strumento di una “riforma”, non solo di una “ripresa” che è impossibile nelle condizioni date. E una sinistra di classe su scala continentale
Se fosse l’Europa a battere moneta. Davvero
Mentre si piangeva sull’Europa “incompiuta” molti cambiamenti sono stati già fatti, nell’estate. Ma hanno ristretto ancor più lo spazio della politica e della democrazia. Per provare a muovere su un’altra strada, è il caso di concentrarsi non sul «passo che manca», ma sul «passo negato», «vietato» all’Europa. E costruirne una nuova