Un’auto ogni 8 persone al mondo, finirà per consumare tutto il territorio; un’auto ogni 1,6 abitanti, in Italia, lo ha già consumato. Adesso l’industria dell’auto ha bisogno degli stati. Ma di quale industria dell’auto abbiamo bisogno noi? E dove sarà localizzata?
Archivio | Mondo
Le bische dove si gioca con i soldi degli altri
La rapida ascesa e la repentina caduta degli hedge fund e dei fondi di private equity. Come sono entrati in crisi, cosa possiamo farne adesso
Standard & co., le grande declassate
Lehman Brothers, fino al giorno prima, aveva un’ottima “A”. Fannie Mae e Freddie Mac ne avevano addirittura tre. E prima ancora c’era stato l’ottimo voto per Enron. Ma l’oligopolio che dà le pagelle mondiali – Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch – ancora è lì. Impunito
Sindrome cinese per il piano Obama
Il buy american, le accuse allo yuan. Gli Usa stanno per dichiarare la guerra economica al mondo? E bloccare il made in China servirebbe davvero?
Obama, primi passi e grandi attese
Atti simbolici e annunci concreti hanno segnato le prime 100 ore di Obama. Ma dove andrà adesso l’America? Materiali da un convegno dell’università di Padova
Trasformare in verdi i colletti blu
La politica e l’industria degli Stati Uniti si preparano a una svolta ambientale. Sarò pronta la società americana a raccogliere la sfida?
Stati Uniti, una crisi senza confini
Le analogie con la crisi giapponese degli anni ’90, le tentazioni della strada svedese: nazionalizzazione delle banche. Mentre Obama già è a corto di risorse
Sicuri e flessibili? La Danimarca è lontana
Un mercato del lavoro fortemente segmentato impedisce di avere insieme sicurezza e flessibilità. Ecco perché il modello della “flexicurity” non è importabile in Italia
Il governo Lula e l’Amazzonia
La salvaguardia dell’ambiente e le scelte di politica economica. Cosa sta succedendo in Brasile dopo le dimissioni di Marina Silva, bandiera della campagna per l’Amazzonia
La crisi Usa vista dalla Cina
All’origine dei guai attuali c’è anche lo squilibrio profondo tra i paesi in deficit e quelli in surplus commerciale e finanziario. Si rivedono protezionismo e nazionalismo. Ma il “buy american” non è una soluzione. Soprattutto quando a comprare americano sono i cinesi, principali sottoscrittori del debito Usa