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Segnali preoccupanti dal Def 2024

Dalle parole con cui il ministro Giorgetti ha illustrato il Documento di Economia e Finanza approvato dal Consiglio dei ministri non vengono buoni segnali. I dati indicano un peggioramento della crescita anche in prospettiva, segno che le politiche messe in campo nei prossimi due anni non avranno alcun effetto.

Il DEF (Documento di Economia e Finanza) approvato il 9 aprile dal Consiglio dei ministri  – ancorché provvisorio, in attesa della versione definitiva da presentare entro il 20 settembre – è un documento  che desta diverse preoccupazioni. I dati macroeconomici principali illustrati in conferenza stampa dal ministro Giorgetti (il testo del documento non è ancora disponibile) indicano un peggioramento della crescita (rispetto alla Nota di aggiornamento del settembre scorso) dello 0,2%. Siamo all’1% nel 2024 e nel 2026 saremo ad un misero 1,1%. E’ preoccupante soprattutto il dato del 2026: significa che le politiche messe in campo dal governo nei prossimi due anni non avranno alcun effetto sulla crescita.

A distanza di 7 mesi dalla NADEF (Nota di aggiornamento del DEF) i principali dati macroeconomici volgono al negativo, le previsioni di crescita riviste al ribasso. La disoccupazione cala un po’, grazie però ai “lavoretti”, alla crescita del lavoro precario, temporaneo, saltuario. E anche le previsioni di questo DEF “provvisorio” rischiano di essere riviste e ridimensionate a settembre.

Il debito continua a salire e passa dal 137,8 (2024) al 139,8 nel 2026. Il rapporto deficit-PIL è nel 2023 al 7,2% e nel 2024 sarà al 4,3%. Nel 2025 si abbasserà un pochino: al 3,7%. Oltre le regole del 3% del vecchio e nuovo Patto di Stabilità. Le politiche di tagli lineari dei ministeri, le privatizzazioni previste e il folle e inaccettabile definanziamento di sanità e istruzione non portano nemmeno qualche sollievo ai conti pubblici.

Il governo non ci dice come intende trovare la decina di miliardi che servono per confermare il taglio al cuneo fiscale anche nel 2025: rinvia la questione a settembre. Non si capisce dalle prime dichiarazioni e dalle parole di Giorgetti espresse nella conferenza stampa del 9 aprile come sarà la prossima legge di bilancio, dove si troveranno i soldi che servono non solo per il taglio del cuneo, ma anche per le altre politiche che il governo vuole portare avanti. Si rinvia a dopo le elezioni europee, per evitare cattive sorprese ai cittadini.

E poi ci sono le politiche che servirebbero al Paese: per la transizione ecologica, per il lavoro, per una sanità pubblica che ora è in ginocchio, per l’istruzione e le politiche sociali, per ridurre le diseguaglianze e la povertà. Su tutto questo il DEF 2024 non dice ancora nulla: tutto rinviato. Non è certo un bel segnale.