La storia della centrale di Pripiat e del miracolo di San Michele che salvò Kiev, e se volete anche della fine dell’Urss, nel racconto di Valeria, che quel giorno era bambina.
La storia di Pripiat e del miracolo di San Michele che salvò Kiev, e se volete anche della fine dell’Urss, ce la racconta Valeria, una delle interpreti di Legambiente.
Valeria è sposata con un italiano e studia Lettere a Siena e questo è importante perché il discorso parte da Shevcenko. Ma non il capocannoniere del Milano berluschista, piuttosto un omonimo Taras Shevcenko, il poeta nazionale dell’Ucraina, di cui oggi quasi non si parla agli stranieri, per non fare ombra ai russi. Shevcenko infatti è un poeta di rivolta nazionale e in lingua ucraina. Adesso in prima elementare non si impara più la vita di Lenin. In compenso s’impara la vita di Shevcenko.
Avviato il discorso abbiamo chiesto a Valeria come ricordasse il 26 aprile 1986, giorno dello scoppio.
“Io avevo 12 anni – racconta – e stavamo preparando il Primo maggio, noi pionieri. C’era però qualcosa che non funzionava perché non siamo andati nei boschi a fare un gioco che ci piaceva molto con veterani dell’armata, una specie di caccia al tesoro. Invece il 27 aprile abbiamo ben ripulito la scuola da tutta la polvere con delle piccole scope e pensavamo che fosse in preparazione del Primo maggio. Mi ricordo che la mia mamma, che tra l’altro è una chimica, mi aveva portato per certe radiografie ad un istituto di medicina nucleare. Una tecnica ci ha detto “no, è meglio di no”, bruscamente. E alle insistenze di mia mamma ha risposto: “Non posso dire il perché, ma mi dia retta e porti via la bambina”. Mi pare di poter dire che i tecnici fossero al corrente.
“Da Kiev partivano voli in quantità. La mamma si chiedeva e chiedeva a tutti: “Come mai?” e poi si è saputo che portavano via i bambini dei notabili. C’era uno zio che era andato a pescare sul Pripiat e lo avevano cacciato via le truppe. Poi si è saputo che a Pripiat città erano arrivati 1.500 autobus e la città era stata evacuata in poche ore”.
Valeria continua il suo racconto.”Gli autobus tornarono a Kiev il Primo maggio per il servizio pubblico. Già, perché c’era il Primo maggio e le autorità volevano che la sfilata fosse con i pionieri e tutto. Tutto doveva essere o apparire normale. Poi – dopo il Primo maggio – arrivarono le voci. Mia mamma dopo una settimana non mi mandò più a scuola, perché sapeva che stare in casa era meglio. Le mamme volevano portare i loro bambini lontano, sfollarli. Allora fu fatta una legge per impedirlo, una legge segreta, il cui risultato era che le donne, le madri, non potessero avere ferie. La mamma si licenziò e mi portò lontano. Per questo la radiazione saltò via Kiev e ancora oggi in centrale raccontano e raccontano questa storia: perché Kiev non si poteva evacuare. Come fare con tre milioni di persone?”.