L’ideologia dei tecnoligarchi dell’entourage di Trump fornisce l’impalcatura del nuovo corso imperialista. Cosa sono, e a cosa servono: accelerazionismo, lungotermismo, singolarismo, trasumanesimo. Sullo sfondo si intravvede l’eugenetica. Oltre alle armi alimentate dall’Intelligenza Artificiale.
Tra le prime azioni pubbliche che il neoeletto presidente Trump si è affrettato a presentare al mondo c’è l’avvio di Stargate, progetto per lo sviluppo sul suolo americano di enormi data-center necessari ad alimentare l’Intelligenza Artificiale. Il progetto, del valore di 500 miliardi di dollari da qui al 2029, vede la presenza di Oracle e Softbank, e sarà guidato da Sam Altman di OpenAI, la società che ha fondato Chat-GPT. Pressoché contemporaneamente il presidente Trump si è affrettato ad abolire l’ordine esecutivo di Biden teso indicare linee guida verso le azioni di sviluppo e di utilizzo della Intelligenza Artificiale. Queste azioni, di notevole portata, sono state attivate immediatamente dopo il suo insediamento, la cui cerimonia del 20 gennaio ha visto la donazione di ben 250 milioni di dollari da parte di aziende e singoli. Una cifra enorme, mai vista per una inaugurazione presidenziale, soldi provenienti non solo dal tradizionale mondo lobbistico repubblicano, ma anche da parte di un mondo tecnologico che finora è stato piuttosto una colonna portante del pensiero democratico o tutt’al più è stato considerato estraneo alla politica.
Questa oligarchia tecnologica attorno al presidente Trump si è plasticamente schierata in parata durante la sua cerimonia di insediamento. Così, dalle immagini di quel momento, simbolicamente rilevante, si individua in prima fila la foto di gruppo con Mark Zuckengerg (Meta-Facebook-Meta-AI), Jeff Bezos (Amazon, Blue Origin, AWS), Sundar Pichai (Google, Gemini), allineati accanto ad Elon Musk (Tesla, X-Twitter, Space-X, X-AI): tecnoimprenditori che messi insieme sommano mille miliardi di dollari di patrimonio, risultano tutti attivi nello stesso campo, quello della Intelligenza Artificiale e dei social media. Interessati come sono a sviluppare sistemi e servizi tecnologici che qualche anno fa era normale pensare come di esclusiva competenza statale (si pensi ad esempio all’esplorazione spaziale o allo sviluppo di reti satellitari per la telecomunicazione). Meno esposti, ma anch’essi presenti alla cerimonia, Tim Cook di Apple e Sam Altman di OpenAI, mentre Bill Gates, fondatore di Microsoft, dopo una visita a Mar-a-Lago ha immediatamente espresso dichiarazioni positive verso l’impostazione del presidente repubblicano appena tornato in pedana.
L’avvicinamento al mondo trumpiano delle aziende tecnologiche non deve stupire più del dovuto. Oggi è fortemente cambiato il punto di vista generale espresso dall’industria dell’high tech digitale, che ora si trova perfettamente a suo agio nell’affermare la sua complementarità al sistema militare. Le proteste che nel 2018 spinsero Google a rinunciare al progetto Maven commissionato dal Pentagono oggi non sarebbero più efficaci. Alimentato da una potente propaganda anti-cinese il clima generale è cambiato ed oggi è considerato normale e patriottico lo sviluppo di sistemi d’arma basati sulla Intelligenza Artificiale.
La significativa presenza di personaggi di spicco del “mondo tecnologico” può apparire una potente quanto semplice espressione lobbistica al pari di altre (si pensi ad esempio al mondo delle compagnie petrolifere), ma non è così o almeno ciò è del tutto insufficiente a delineare quello sta avvenendo attorno alla nuova amministrazione del presidente “risorto” dalle sue ceneri. I personaggi coinvolti, così come il contesto generale, evidenziano una tecnodestra in formazione, coagulata sotto l’ala e la guida di Elon Musk, che oggi ne è il personaggio più esposto. Certamente c’è l’idea di promuovere e proteggere i propri affari, ma il gruppo di persone provenienti dal mondo tecnologico al centro della foto opportunity d’avvio della nuova presidenza Trump, e che costituiscono l’ossatura dell’entourage trumpiano, risulta anche essere molto coerente con visioni profonde che da tempo lievitano all’interno della Silicon Valley.
Si tratta di visioni “tecno-ottimiste”, che propugnano un “accelerazionismo tecnologico”, e che considerano normale spingere gli Stati Uniti e il mondo intero verso un estremo individualismo, un libertarismo di destra che trova più che normale alimentare esplicitamente la supremazia americana. Un approccio che va oltre il tradizionale neo-conservatorismo che abbiamo visto fino ad oggi in azione (indipendentemente dalla maggioranza repubblicana o democratica delle amministrazioni), fatto di conflitti sparsi nel mondo in nome della democrazia. La tecnodestra che si muove a supporto di Trump esplicita la necessità di una corsa allo sviluppo delle capacità e dell’inventiva individuale, dello spirito imprenditoriale, della supremazia tecnologica. Cose per le quali va abolito ogni principio di precauzione mentre, allo scopo, lo stesso concetto di democrazia può decisamente essere messo in secondo piano. Questa tecnodestra è il nervo portante dello staff di Trump, e lo stesso vicepresidente J.D. Vance ne è espressione. Tra i suoi sponsor, oltre a Musk, troviamo Peter Thiel, che non si è mai peritato di nascondere le sue idee di estrema destra e David Sacks ora nominato responsabile governativo per l’Intelligenza a artificiale e le criptovalute. Musk, Thiel e Sacks sono personaggi in stretta relazione tra loro, accomunati dalla pionieristica fondazione della piattaforma di pagamenti online PayPal, tanto che sulla stampa americana si è parlato di “PayPal mafia”.
Non è quindi da escludere che al pari e di pari passo con gli affari, possano nel tempo emergere obiettivi più profondi e di lungo termine, mai sufficientemente esplicitati e portati nel discorso pubblico.
Musk, ma non solo: consolidamento di un nuovo complesso militare-tecnologico
Mentre il presidente Trump inizia a dispiegare le sue mosse sullo scacchiere geopolitico mondiale, a colpi di minacce e dazi, dal punto di vista del business bisogna mettere a fuoco il completo sdoganamento del coinvolgimento delle aziende tecnologiche nello sviluppo di sistemi d’arma basati sulla Intelligenza Artificiale. Dal punto di vista del business in effetti la nuova era incardinata sull’elezione di Trump segna una vittoria anche per la controrivoluzione culturale che da tempo anima il campo delle Big tech, quella che oggi porta a considerare positivamente il business correlato agli appalti militari. Superata la precedente fase di esposizione di una positività democratica, il cui il principio ultimo dichiarato era la costruzione del bene per l’umanità intera, in questo momento la sola Apple di Tim Cook rimane non impegnata in contratti militari o di intelligence.
Elon Musk, grande finanziatore di Trump e membro dell’entourage ristretto, quasi un vicepresidente ombra, appare senz’altro essere il capocordata nella trasformazione, essendone stato a suo tempo un soggetto attivo, con il suo passaggio dalla forte esposizione verso il sostegno alla transizione energetica alle attuali posizioni ben diverse, in grado di convivere con le posizioni pesantemente pro-petrolifere di Trump. Ben oltre Tesla, le imprese di Musk sono da tempo coinvolte in commesse per la difesa attraverso SpaceX e la rete satellitare Starlink, strumento ormai pressoché indispensabile in campo militare. Accanto a lui troviamo Palmer Luckey, inventore del visore di realtà virtuale di Facebook e sostenitore di Trump della prima ora. Luckey è tra i fondatori di Anduril, una startup da 14 miliardi di dollari che produce torri di sorveglianza per il controllo dell’immigrazione al confine meridionale statunitense, oltre ad una linea di droni e missili. Appare significativo che Luckey, licenziato da Meta nel 2016 per un finanziamento pubblico ad una campagna sessista contro Hillary Clinton, oggi si ritrovi ad essere dalla stessa parte del suo ex capo Zuckerberg, fino a ieri supporter liberal, che si è affrettato a congratularsi con il nuovo presidente repubblicano e a salire sul carro dei vincitori.
Il coinvolgimento delle aziende high tech nel settore militare non stupisce, essendo l’origine e la crescita della Silicon Valley a questo mondo correlate. Alimentate dalla Guerra Fredda e poi dalla più recente Guerra al Terrore, le aziende tecnologiche californiane si sono sviluppate attraverso questi sussidi statali, come viene ben spiegato nel libro di Shoshana Zuboff “Capitalismo della Sorveglianza“.
L’industria digitale peraltro ha sempre nutrito un forte istinto anti-lavoro e pro-business, e su questi piani è sempre stata assolutamente coerente con la politica conservatrice, anche se ciò a cui stiamo assistendo è un vero salto di livello. Tra i maggiori esponenti ed attori nella crescita dell’attuale sentimento anti cinese e della propensione allo sviluppo di strumenti militari alimentati dalla Intelligenza Artificiale troviamo Eric Schmidt, fondatore di Google e donatore democratico di lunga data, già coinvolto nell’amministrazione Obama. L’attuale ondata di startup di droni militari piccoli ed economici è direttamente collegabile all’amministrazione Obama, di cui Schmidt era consigliere. Aziende come la Anduril, di cui si è parlato sopra, o come la Palantir, che vedremo meglio tra poco, hanno prosperato sotto la presidenza Biden.
La Palantir è una società fortemente attiva nei sistemi di intelligence e militari basati sulla Intelligenza Artificiale. Il fondatore della Palantir è Peter Thiel, personaggio che non ha mai nascosto le sue idee di estrema destra, tra i primi ad aderire al movimento MAGA (“Make America Great Again”) fin dai tempi della prima presidenza Trump. Thiel ha investito e creato società orientate al militare quando questo era considerato non opportuno, o quantomeno da nascondere alla opinione pubblica. Accanto a Thiel, troviamo Joe Lonsdale, cofondatore di Palantir e investitore in Anduril e Trae Stephens, ex dipendente della Palantir e presidente esecutivo di Anduril. Del circuito di Thiel, coinvolti nel cerchio trumpiano quando non nella futura amministrazione, ci sono poi Shyam Sankar, sempre della Palantir, e Jim O’Niel.
La Palantir è fortemente coinvolta in attività militari, ed è pubblica la sua partnership strategica con l’esercito israeliano. Con meno esposizione mediatica, del resto, anche Google risulta coinvolta nello sviluppo di sistemi d’arma con l’esercito israeliano .
Da ultimo, ma non per ultima, Llama, il modello di Intelligenza Artificiale di Meta, è stato da poco utilizzato per dare vita a Defense Llama, un modello di Intelligenza Artificiale dichiaratamente sviluppato quale supporto alla difesa nazionale.
Dal punto di vista del business non c’e’ quindi da stupirsi di come le aziende tecnologiche si siano immediatamente allineate al nuovo corso, sulla scia di Musk, Thiel e Sacks. Un nuovo corso che non sarà privo di contraddizioni, vista la forte competizione (nonché le rivalità personali tra i manager) che le aziende high-tech hanno sullo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Contraddizioni delle quali già si vede qualche segno, come l’ostilità esplicitata da Musk nei confronti del progetto Stargate a guida Sam Altman, da cui lui è stato escluso.
Oltre le commesse militari, il delinearsi di una filosofia complessiva
Dunque il nuovo establishment tecnologico conservatore è assolutamente coerente nel propugnare la necessità di un’era di tecno-militarismo. Marc Andreessen e Ben Horowitz, omonimi di una delle società di venture capital più leggendarie e di successo della Silicon Valley, oltre ad investire ingenti capitali nella rielezione di Trump, hanno pesantemente spinto per riorientare il settore tecnologico americano verso la guerra. In un “Manifesto tecno-ottimista” pubblicato lo scorso ottobre, Andreessen ha scritto che i contratti di difesa sono un imperativo morale: “Crediamo che l’America e i suoi alleati dovrebbero essere forti e non deboli. Riteniamo che la forza nazionale delle democrazie liberali derivi dalla forza economica (potere finanziario), dalla forza culturale (soft power) e dalla forza militare (hard power). La forza economica, culturale e militare deriva dalla forza tecnologica”. L’azienda sa benissimo cosa sta evocando attraverso un nudo abbraccio della forza come la più grande virtù della società e tra l’altro viene elencato tra i “santi patroni del tecno-ottimismo” Filippo Tommaso Marinetti, coautore del Manifesto fascista del 1919. Il tecno-ottimismo di Marc Andreessen e Ben Horowitz viene infatti ad affiancarsi al fiume carsico del fascio di idee relativamente coerenti tra loro che da tempo albergano nella Silicon Valley. Queste idee appaiono infatti perfettamente funzionali al tecno-militarismo alimentato dalla Intelligenza Artificiale che si coagula attorno all’amministrazione Trump.
Tra le strutture portanti di tale idee ci sono il transumanesimo, il singolarismo e il lungotermismo, ideologie che condividono l’uso indiscriminato delle tecnologie come fattori abilitanti dello sviluppo esponenziale della condizione umana, anche oltre i confini del corpo e del pianeta Terra. Il transumanesimo teorizza l’ibridizzazione degli esseri umani con le macchine, in un percorso che porti verso una evoluzione superiore, una riprogettazione tecnologica della specie umana e la creazione di una nuova razza di post-umana. Si profila la promessa della vita eterna, sia direttamente evitando l’invecchiamento, che indirettamente attraverso una sorta di resurrezione tecnologica post-ibernazione, da una parte, o da espianti e reimpianti in potenti computer della cognizione cerebrale dall’altra. La futura Intelligenza Artificiale Generale, in grado di apprendere, comprendere e superare qualsiasi compito intellettuale che un essere umano possa svolgere, è essenziale in questa visione ideologica a patto che sia allineata alla volontà umana. Tra le attività di Elon Musk c’è Neuralink, azienda che sviluppa tecnologie di ibridizzazione uomo-macchina.
Assolutamente complementare a questa visione è il Singolarismo, movimento accelerazionista che insegue l’idea di accelerare verso la singolarità tecnologica, il punto oltre il quale l’avanzamento della tecnologia sarà tale da farla diventare autonoma ed indipendente dal controllo umano. Sarà quindi possibile, secondo questa impostazione ideologica e mitopoietica, accelerare in modo esponenziale verso un’esplosione irreversibile di intelligenza e un indefinito progresso tecnologico, consentendo ai nostri discendenti digitali post-umani di colonizzare l’intero universo. Il Lungotermismo, altro asse portante filosofico di questo mondo tecnologico, nasce dalle riflessioni del filosofo Nick Bostrom ad Oxford, e trova nuova linfa in William MacAskill, anche lui ad Oxford e mente del movimento. L’assunto è che possiamo valutare il potenziale numerico di sviluppo della specie umana in numeri grandi come un milione elevato alla miliardesima potenza di persone. Questa massa di individui, si dice, vivrà nei prossimi diecimila anni elevati anch’essi alla miliardesima potenza. Si immagina che queste persone colonizzeranno l’universo e vivranno vite pienamente felici, anche in forma non biologica, attraverso la loro digitalizzazione all’interno di grandi supercalcolatori immersi nello spazio cosmico, estraendo il massimo valore dall’universo. Nella visione a lungotermine, visto che la maggior parte delle persone che avranno la possibilità esistere vivranno in un lontano futuro, risulta razionale concentrarsi su di loro piuttosto che sul poco più di un miliardo di persone che oggi faticano a trovare cibo ogni giorno. Pertanto assicurare l’esistenza delle persone future ed il loro percorso di colonizzazione dell’universo attraverso gli sviluppi della tecnologia deve essere la massima priorità globale dell’umanità. Per inciso, al movimento descritto apparteneva anche Sam Bankman-Fried, creatore di una criptovaluta, altro grande settore di intervento dell’amministrazione Trump e della tecnodestra libertaria, che prima di finire condannato a 25 anni di carcere per bancarotta fraudolenta ha partecipato a numerosi incontri con i massimi esponenti dell’élite governativa mondiale.
Come intuibile, l’insieme di idee che alimenta la tecnodestra che si sta insediando al potere al fianco di Trump costituisce non solo un substrato ideologico per le élites tecnologiche, ma anche un perfetto giustificativo filosofico per il nuovo complesso militare-tecnologico. Il pacchetto filosofico ne giustifica la presenza al vertice della piramide sociale, giustifica la fortissima e intoccabile ricchezza accumulata e le stesse scelte di investimento, ponendole al di fuori di ciò che riguarda la stragrande maggioranza delle persone. In questo senso, non è affatto un caso l’ampio seguito che questa ideologia riceve negli strati più elevati dello sviluppo delle tecnologie digitali; l’anno scorso Elon Musk, riferendosi al libro di MacAskill What We Owe The Future, lo ha descritto come “una corrispondenza perfetta con la mia filosofia”. Il Lungotermismo fa da sfondo alle affermazioni di Musk secondo cui “abbiamo il dovere di mantenere la luce della coscienza” per assicurarci che “continui nel futuro”, e che “ciò che conta è massimizzare la felicità netta cumulativa della civiltà nel tempo”. Al centro c’è una visione tecno-utopica del futuro, un’epoca in cui le tecnologie avanzate consentiranno all’umanità di produrre abbondanza, riprogettare noi stessi, diventare immortali, colonizzare l’universo e creare una tentacolare civiltà “post-umana” tra le stelle piena di trilioni e trilioni di persone.
Trasversalmente a tutti i filoni di pensiero appaiono in maniera piu’ o meno esplicita collegamenti con l’eugenetica. Forte è la preoccupazione che le persone “meno intelligenti” superino in numero i “più intelligenti”. Se le persone non intelligenti hanno troppi figli, il livello medio di intelligenza dell’umanità diminuirà, mettendo così a repentaglio l’intero progetto di colonizzazione dell’universo. Bostrom lo elenca come una sorta di rischio esistenziale, termine che a questo punto denota qualsiasi evento che ci impedisca di creare l’utopia post-umana che viene prospettata. E, a voler leggere a fondo, questo è anche il motivo sottostante alla preoccupazione mostrata da Elon Musk nei confronti della bassa natalità occidentale.
E’ chiaro che, se durante il tempo necessario all’evolversi dei processi che porteranno l’umanità occidentale, ricca e super-intelligente a colonizzare lo spazio e dominare l’universo dovessimo assistere alla morte di qualche milione di persone qui sulla Terra, per fame, eventi naturali o catastrofi, ciò sarà visto come un piccolo incidente, irrilevante rispetto al progetto a lungo termine. E la guerra vera che si rischia di accendere nel possente sviluppo di armi intelligenti e della loro crescita esponenziale in numero e qualità diventa anch’essa un incidente laterale, a patto che possa vincerla chi sta dalla parte “giusta” della barricata. E forse, in tutto questo, il braccio alzato a mano tesa di Elon Musk al comizio di insediamento di Trump, più di ogni giustificazione che possa ricondurlo ad altro, come affermato dallo stesso Musk, appare una mossa da dr. Stranamore, lo scienziato tedesco che alimentava la volontà di attacco atomico americano contro l’Unione Sovietica nel film di Stanley Kubrik. Un braccio teso che, quantomeno simbolicamente nell’intero insieme del linguaggio del corpo, non riesce a rappresentare solo un semplice gesto incontrollato.