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Per un autunno caldo

Ci aspetta un autunno pieno di incognite e di rischi, dagli effetti dei dazi di Trump ai pazzeschi programmi di riarmo, fino all’inazione di fronte ai catastrofici cambiamenti climatici. Abbiamo un calendario fitto di appuntamenti per fronteggiare tutto ciò mobilitando le energie migliori e suscitare un movimento largo e unitario.

Ci aspetta un autunno pieno di incognite e di rischi. La guerra commerciale inaugurata da Trump, la guerra combattuta con le armi che infesta ben 56 paesi, i pazzeschi programmi di riarmo che porteranno a raddoppiare in pochi anni la spesa militare nel mondo, l’inazione di fronte ai catastrofici cambiamenti climatici che ci consegnano un pianeta presto invivibile… Stiamo avvicinandoci ad un periodo drammatico per tutta la comunità internazionale.

Tutto questo è frutto di un “ordine” internazionale fondato sul dominio violento e la forza militare, su un modello economico fondato sulle diseguaglianze e i profitti, su un’idea di sviluppo energivoro e consumista, che tratta la natura come una “cosa”, da sfruttare e usare. Un “ordine” che non ha bisogno di democrazia e multilateralismo, ma si nutre di asservimento e unipolarismo.

Anche la guerra diventa – oltre che un sistema di dominio geopolitico basato su interessi economici e finanziari – un business, soprattutto per le multinazionali americane. E le armi sono la merce principale di un’economia di guerra che sI fonda sugli interessi di pochi e sul sangue di molti.

“Addio alle armi”: è la parola d’ordine che proveremo a declinare all’Altra Cernobbio, l’appuntamento che promuoviamo il prossimo 5 e 6 settembre, con la presenza di 50 relatori e oltre 250 rappresentanti di organizzazioni pacifiste e associazioni. Metteremo in agenda e ricorderemo in quell’occasione gli altri eventi dell’autunno che ci vedranno impegnati: la proposta di una conferenza internazionale di pace, dal basso, tra la società civile israeliana e palestinese, l’assemblea di Stop ReArm Europe, la Marcia Perugia Assisi del 12 ottobre, la carovana di Sbilanciamoci sulla legge di bilancio alla fine di ottobre, la manifestazione nazionale, sempre a ottobre, della CGIL per politiche economiche al servizio dei lavoratori e dei cittadini.

Le guerre commerciali, come anche i rischi di nuovi conflitti armati, rischiano di mettere in ginocchio le economie di molti paesi (soprattutto i più poveri), di incrinare le relazioni internazionali, di porre fine alla globalizzazione che abbiamo sin qui conosciuto a favore della creazione di nuove aree di influenza simili a quelle del secondo dopoguerra. L’emergenza della lotta ai cambiamenti climatici rischia di essere derubricata ad un problema tra i tanti. Ma, soprattutto, le guerre commerciali alimentano i nazionalismi e prefigurano guerre vere, com’è sempre stato nella storia.

In Europa e in Italia, il Green Deal sembra dimenticato, a favore di un War Deal che porta solo rischi immensi e imprevedibili. Quello di cui abbiamo bisogno oggi invece abbiamo è un Peace Deal, un’economia civile e disarmata fondata sulla cooperazione, i diritti, l’ambiente. Che sia un autunno caldo non solo per i rischi che dobbiamo fronteggiare, ma anche per la nostra capacità di mobilitarci, di promuovere iniziative, di suscitare un movimento popolare largo e unitario.