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Oppenheimer, la bomba atomica e noi

Il film ‘Oppenheimer’ offre uno sguardo importante sul direttore del Progetto Manhattan, sui protagonisti dello sviluppo delle armi nucleari Usa, e sui nodi politici che – allora come oggi – si pongono per poterle limitare ed eliminare.

Quando insegnavo Struttura della materia alla Facoltà di Fisica dell’Università di Parma, verso la metà del corso affrontavo l’Approssimazione di Born-Oppenheimer. Si tratta di un’applicazione della meccanica quantistica allo studio delle molecole; è contenuto nel primo articolo scientifico importante pubblicato da Oppenheimer, in collaborazione con il grande fisico tedesco Max Born, suo supervisore durante il  soggiorno a Gottinga (M. Born, J.R. Oppenheimer, Zur Quantentheorie der Molekeln, in Annalen der Physik, No. 389, No. 20, 1927, pp. 457-484).

Ho visto il film Oppenheimer – in questi giorni nelle sale italiane – ed ero curioso di vedere se nel film sarebbe stato citato, ma la scelta del regista si è indirizzata verso gli studi pionieristici sulle stelle di neutroni e sui buchi neri (che a quel tempo non si chiamavano così), pubblicati con Snyder una decina di anni dopo. Scelta saggia, sia per la loro importanza, sia perché oggi i buchi neri sono un’entità misteriosa ma molto popolare.

Secondo Oppenheimer e Snyder, quando tutte le fonti di energia per la fusione termonucleare si esauriranno, una stella di massa sufficientemente grande collasserà sotto l’influenza del proprio campo gravitazionale; tutto, compresa la luce, potrebbe entrarvi attratto dall’enorme forza gravitazionale e nulla potrebbe più uscirne;  la stella interromperebbe ogni comunicazione con l’esterno. In certe condizioni la contrazione continuerebbe indefinitamente: è la  previsione dell’esistenza di un buco nero. Nel1963 John Wheeler confermò i calcoli di Oppenheimer e Snyder e quattro anni più tardi coniò il termine buco nero. Robert J. Oppenheimer era morto sette mesi prima.

La figura di Oppenheimer è legata soprattutto alla costruzione della prima bomba atomica – nel 1942 il governo degli Stati Uniti lo chiamò a dirigere il progetto Manhattan – e alle immagini di Hiroshima e Nagasaki distrutte.

Non è facile inquadrarla nello schema: scienziati “falchi” e scienziati “colombe”. I primi sono favorevoli allo sviluppo degli armamenti e a politiche aggressive, agiscono come consiglieri militari delle industrie belliche, spingono verso la produzione di nuove armi e sono contro i trattati che ne limitano lo sviluppo per garantire al mondo una maggiore sicurezza. Il rappresentante più noto è Edward Teller, il “padre” della bomba H (sostenuto, in Italia, da Antonino Zichichi), che è giunto fino a teorizzare il dovere dello scienziato di impegnarsi nella ricerca militare.

Sul fronte opposto troviamo le “colombe”, sostenitrici della distensione, del controllo degli armamenti, del disarmo. La più nota è Albert Einstein; ma ricordiamo anche Józef Rotblat, il fisico polacco che abbandonò il Progetto Manhattan quando fu chiaro che la Germania nazista non avrebbe  potuto realizzare la bomba atomica. Quando l’ho incontrato a un Convegno dell’Unione Scienziati Per Il Disarmo (USPID), gli ho chiesto se era stato veramente l’unico scienziato a lasciare il Progetto Manhattan dopo che la Germania si era arresa; mi ha risposto affermativamente. Ha avuto il premio Nobel per la pace insieme all’associazione Pugwash Conferences on Science and World Affairs, da lui fondate.

E’ difficile sostenere che gli scienziati del Progetto Manhattan, e Oppenheimer stesso, fossero contro la pace. Avevano aderito perché esisteva il rischio che la Germania nazista realizzasse per prima la bomba atomica. Ma Oppenheimer non si oppose al suo impiego sulle città giapponesi, proponendo, in alternativa, come adombra il film, una dimostrazione dell’esplosione su un’isola deserta. 

Questa fu invece la proposta dei fisici del Met Lab di Chicago, dove, nel 1942, era stata realizzata la prima reazione a catena sotto la direzione di Enrico Fermi. Verso la fine della guerra, quando la sconfitta della Germania era ormai alle porte, gli scienziati iniziarono a riunirsi e a esaminare le problematiche future. Protagonisti dei dibattiti a Chicago furono Leo Szilard, James Franck e Eugene Rabinowitch. Frutto dei dibattiti a Chicago è il Report of the Committee on Political and Social Problems (The Franck Report, 11 giugno 1945).

Il rapporto Franck afferma l’impossibilità per gli Usa di mantenere il monopolio della produzione di armi atomiche, se non per un breve tempo e descrive i pericoli di una corsa agli armamenti: “Riteniamo che queste considerazioni rendano sconsigliabile l’uso di bombe nucleari per un prossimo attacco senza preavviso contro il Giappone. Se gli Stati Uniti fossero i primi a impiegare questo nuovo mezzo di distruzione indiscriminata contro l’umanità, verrebbero (…) a precipitare la corsa agli armamenti e a pregiudicare la possibilità di raggiungere un accordo internazionale per il futuro controllo di tali armi. Condizioni molto più favorevoli per un tale accordo verrebbero create se le bombe fossero prima rivelate al mondo con una dimostrazione su un’area disabitata opportunamente selezionata.”

Opposto fu il parere degli esperti scientifici dell’Interim Committee, i fisici Arthur Compton, Ernest O. Lawrence, Enrico  Fermi e lo stesso Oppenheimer: un’esplosione dimostrativa incruenta non avrebbe convinto il Giappone ad arrendersi.

Sulla scia del Rapporto Frank nel 1945 si formarono gruppi di scienziati per promuovere accordi internazionali per prevenire la corsa alle armi nucleari; i vari gruppi confluiranno nella Federation of American Scientists, che inizierà a operare dal gennaio 1946 con il supporto dell’Emergency Committeee of Atomic Scientists

Oppenheimer nella primavera del 1946 fu il protagonista del  piano per il disarmo nucleare e lo sviluppo dell’energia atomica sviluppato dal governo per i lavori della Commissione sull’energia atomica dell’ONU. Il piano, ridimensionato, venne presentato dagli americani ma fu respinto dai sovietici.

Come Presidente del Comitato consultivo della Commissione per l’energia atomica, Oppenheimer si oppose alla costruzione della bomba all’idrogeno (già nel giugno 1943 aveva valutato che le   esigenze belliche imponessero bassa priorità a quel progetto). Per questa sua posizione sembra quasi che Oppenheimer sia obiettore su basi etiche. Negli interrogatori afferma: “Credo di aver fatto bene a dire più volte che quella è un’arma terribile, o qualcosa di simile”. In realtà le sue riserve erano motivate da considerazioni di utilità militare: un’arma di tale potenza non avrebbe potuto trovare impiego in un conflitto per l’enorme impatto sulla popolazione; opportuna, invece, la produzione di armi nucleari tattiche, il cui impiego poteva limitarsi al campo di battaglia.

Per la sua opposizione alla bomba H, nel 1954 Oppenheimer fu sottoposto a una inchiesta-processo al termine della quale gli fu vietato l’accesso ai segreti atomici, anche perché in passato aveva manifestato simpatie comuniste. Le varie fasi del processo sono presentate con spietata chiarezza durante tutto il film. 

Tra gli accusatori compare anche  Edward Teller, l’ambizioso fisico di origine ungherese che dieci anni prima aveva partecipato al Progetto Manhattan occupandosi, già da allora, della possibilità di realizzare la bomba all’idrogeno. “Sarebbe stato un mondo migliore senza Teller”. Questa frase viene attribuita talvolta a Isidor Rabi, talvolta ad Hans Bethe, entrambi premi Nobel. La frase esprime quale sia stato l’atteggiamento di molti suoi colleghi scienziati nei confronti di Teller.

Edward Teller

Tra parentesi, Teller è noto ancor oggi come il padre della bomba H, ma ciò è vero solo in parte, perché il suo progetto non avrebbe potuto funzionare. L’ideatore del principio corretto di funzionamento della bomba all’idrogeno, correggendo il progetto Teller, fu il geniale matematico polacco Stanislaw Ulam; egli si rese conto che, oltre all’intensissimo riscaldamento degli isotopi dell’idrogeno, per indurme la fusione sarebbe stata necessaria anche una forte compressione.

Quella di Robert Oppenheimer è una figura di straordinario interesse e ricche biografie sono disponibili anche on-line (un utile articolo recente è di Alessandro Pascolini, “Oppenheimer e l’accordo fallito sulla bomba atomica”, Prometeo, anno 41 n 162, giugno 2023). 

Quanto al film, è bellissimo. Offre uno sguardo importante sui grandi eventi che caratterizzarono gli ultimi anni della seconda guerra mondiale e i primi anni di quel dopoguerra.