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Meloni, peggio di così..

Non è una bella aria quella che tira e duri sono i tempi che ci aspettano. Noi continuiamo con il nostro lavoro che, a partire dalla difesa della democrazia e dei diritti, ripropone l’impegno per la giustizia sociale, l’ambiente, il lavoro, la pace. Ricominciamo proprio da qui: dall’impegno per la pace e non dalle armi […]

Peggio di così non poteva andare. E non  basta un editoriale per elencare tutte le cose con cui non siamo d’accordo delle dichiarazioni programmatiche della presidente del Consiglio alla Camera e al Senato.

Sull’economia e il lavoro il rilancio della flat tax, l’estensione dell’uso del contante a 10 mila euro e lo stop all’introduzione del salario minimo. Sull’ambiente, il rilancio dei rigassificatori. Sulla politica estera la scelta della guerra e delle armi con l’irrisione delle bandiere della pace. E tanto altro, incluso il ricordo dei giovani del Risorgimento per evitare il ricordo dei giovani della Resistenza che si sono immolati per ridare la libertà al paese. Condanna del fascismo, ma non del neofascismo che ha insanguinato il paese nel secondo dopoguerra ed in particolare negli anni ‘70.

Non è un governo di centro-destra, ma di destra che – con le dichiarazioni della Meloni – propugna scelte economiche liberiste e corporative, una politica estera atlantica (e non europeista) che sposa la guerra e le armi, una politica fiscale che aiuta i ricchi e i privilegiati e che non dà nulla ai poveri, una politica sociale che rimette al centro la discriminazione (e criminalizzazione) dei migranti, che non parla di diritti ma di “aiuto” (con un po’ di compassione) a chi si trova in difficoltà. Nessuna parola sulla lotta alle diseguaglianze e sulla giustizia fiscale. E tanti timori sulle misure che potrebbero arrivare contro le donne e i diritti civili. E si potrebbe continuare.

Poi c’è la composizione del governo: con la nomina a ministro dell’Ambiente di un ministro che la transizione vuole rallentarla invece di accelerarla (è un caso il cambiamento del nome del ministero, dalla “transizione ecologica” “all’ambiente e sicurezza energetica”?) e con un ministro della Difesa, che per tanto tempo è stato a capo della “confindustria” dei produttori delle armi. E con un ministro dell’Interno, che è stato il regista (era il suo capo di gabinetto) della strategia di Salvini come ministro dell’Interno (governo giallo-verde) della persecuzione politica e legale delle ONG che salvavano le vite ai migranti.

Non è una bella aria quella che iniziamo a respirare e duri sono i tempi che ci aspettano. Noi continuiamo con il nostro lavoro che, a partire dalla difesa della democrazia e dei diritti, ripropone in ogni momento l’impegno per la giustizia sociale, l’ambiente, il lavoro, la pace. Ricominciamo proprio da qui: dall’impegno per la pace e non dalle armi come vorrebbe la Meloni. Ci vediamo il prossimo 5 novembre, alle 11.00 a Piazza della Repubblica, a Roma, per una grande manifestazione.