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Manovra, l’Ue ridimensiona i regali agli evasori

Il governo è stato costretto a varie retromarce, anche se in Parlamento aleggia ancora lo spettro di un emendamento del governo sullo scudo penale per i grandi evasori. Sono 21 gli emendamenti tratti dalle controproposte di Sbilanciamoci! e Oxfam. Video del Fatto.it.

Qui il video del Fatto.it sulla conferenza stampa alla Camera dei Deputati

Una manovra molto meno ambiziosa rispetto alle tante promesse elettorali, con una legge di Bilancio per il 2023 che ha dovuto tenere conto dei vari paletti imposti dall’Europa come contropartita allo sblocco dei fondi europei per il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Così, dopo una burrascosa analisi degli emendamenti e scontri ripetuti con le opposizioni, che hanno più volte protestato per lo svuotamento del dibattito parlamentare, per evitare l’esercizio provvisorio nel caso in cui si fosse scavallata la scadenza del 31 dicembre, il governo Meloni va verso la formula del voto di fiducia. A meno che in queste ore non intervengano ulteriori sorprese. Il governo è stato però costretto a varie retromarce e soprattutto al ridimensionamento degli obiettivi che più palesemente andavano a favore degli evasori, anche se in Parlamento aleggia ancora oggi (20 dicembre) lo spettro di un emendamento del governo sullo scudo penale per i grandi evasori.

È stata comunque una corsa contro il tempo. E tra fretta e cattiva informazione il governo ha cercato di nascondere operazioni di chiaro stampo conservatore e reazionario. Sono tanti i segnali preoccupanti che si sono manifestati in occasione del varo della prima manovra economica del governo Meloni, tra cui solo per citarne uno di carattere generale e continuamente trascurato dai media: il taglio alle risorse destinate alla Cooperazione allo sviluppo. Mentre si irrigidiscono tutte le norme sui flussi di migranti e si attaccano le Ong che salvano vite in mare, nello stesso tempo si tagliano le risorse che dovrebbero aiutare proprio i paesi di provenienza dei migranti. Un taglio che si lega ad altri tagli di cui sul sito di Sbilanciamoci abbiamo già parlato (sanità, scuola e reddito di cittadinanza per esempio). Ma ci sono altre operazioni pericolose che confermano la natura di destra della coalizione al potere, che però è stata costretta ad una parziale retromarcia sulle battaglie di bandiera, tipo il contante, l’uso del Pos e il condono fiscale che ora viene demandato alle scelte dei Comuni. Uno dei temi più caldi riguarda la volontà di introdurre diversi trattamenti di welfare e di prestazioni sanitarie e assistenziali a seconda delle Regioni, in base ai principi nefasti dell’autonomia differenziata.

In questo articolo ci concentreremo in particolare sugli aspetti fiscali della manovra rimandando ad altri approfondimenti successivi l’analisi degli altri temi strategici. Partiamo dunque dallo stato dell’arte su tasse e dintorni. La prima sorpresa molto negativa riguarda il ritorno del condono. Tutti i partiti che compongono la maggioranza attuale si erano sbracciati in campagna elettorale sulla necessità di avere la massima correttezza nel pagamento delle tasse. E tutti – ipocritamente – avevano escluso il ricorso a condoni edilizi e fiscali.  E invece eccolo di nuovo. Annunciata ufficialmente dal vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, è comparsa nella manovra una misura che s’inserisce alla perfezione nella “pace fiscale” che ha ispirato il governo sin dalla sua nascita. Ma stavolta si parla di un “perdono” fiscale – (una formula che nasconde la parola condono ma che rappresentava la stessa identica cosa). La manovra cancella una parte delle cartelle di importo singolo fino a 1.000 euro, notificate tra 2000 e 2015. Anche se non più tutte, come era stato annunciato e promesso agli elettori di destra.

In sostanza per le cartelle con carichi affidati all’Agente della Riscossione nel periodo 2000-2015 da enti diversi(i comuni per esempio) dalle amministrazioni statali, agenzie fiscali e enti pubblici previdenziali, di importo residuo, alla data di entrata della Legge di Bilancio, fino a 1000 euro l’annullamento riguarderà sanzioni e interessi di mora, ma non il capitale e i costi di notificazione della cartella e le spese per procedure esecutive (“aggio”). Agli enti creditori di cui sopra è anche lasciata l’opzione di non accordare il condono. Per le sanzioni amministrative diverse da quelle relative a violazioni di obblighi fiscali e contributivo (e.g. violazioni del codice della strada), l’annullamento interesserà solo gli interessi e non le sanzioni o l’“aggio”.  

Nello stralcio delle cartelle fino a mille euro fra il 2000 e il 2015, previsto per il 2023, potrebbero fare eccezione le multe. A dirlo è la bozza di un emendamento del governo Meloni secondo il quale i comuni possono decidere di non applicare la norma con l’introduzione di «una differente applicazione per i crediti affidati dagli enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali». In buona sostanza le multe potrebbero non entrare a far parte dell’operazione di governo che nei prossimi mesi annullerà automaticamente i debiti di importo residuo fino a 1.000 euro. Sulle sanzioni amministrative, incluse quelle per violazioni del codice della strada, lo stralcio verrebbe applicato invece solo sugli interessi.

Per ciò che riguarda le tempistiche, l’emendamento del governo alla manovra ha previsto una proroga dell’attuazione dello stralcio delle cartelle esattoriali: atteso per il 31 gennaio 2023, ora potrebbe essere rimandato al 31 marzo 2023. Tra i capitoli più importanti della nuova legge di bilancio, l’attuazione dello stralcio prevederà l’intervento dell’agente della riscossione che da marzo 2023 dovrà quindi trasmettere agli enti interessanti l’elenco delle quote annullate. Fino al loro annullamento, la riscossione dei debiti in questione è sospesa. Oltre alla possibilità di escludere le multe, la norma non verrà sicuramente applicata a eventuali somme dovute per il recupero degli aiuti di Stato; ai crediti di condanna della Corte dei Conti, all’Iva riscossa all’importazione. Altra importante agevolazione, prevista dalla Legge di Bilancio 2023, è la possibilità di estinguere, senza corrispondere gli interessi, i debiti affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022. I debitori potranno beneficiare di uno sconto su interessi, sanzioni e interessi di mora. Le misure previste (e poi parzialmente ammorbidite) avrebbero avuto però come effetto quello di premiare chi non ha presentato le dichiarazioni dei redditi, oppure chi lo ha fatto ma alterando i dati contabili a dispetto dei tanti contribuenti italiani onesti. 

Discorso analogo quello sul contante. La manovra aveva inizialmente stabilito che dal prossimo anno il tetto all’utilizzo al contante, oggi a 2 mila euro, salirà a 5 mila anziché scendere a mille come avrebbe dovuto essere da programma. Sull’uso del Pos, una delle promesse elettorali della destra che non possono essere mantenute per le obiezioni dell’Europa, il governo esce però sconfitto.  Il SalvaPos è stato stralciato dalla manovra. Alla fine il Governo ha fatto marcia indietro (post “scontro” con la Commissione UE).  Si tratta di scelte e di norme che di fatto andavano nella direzione di incoraggiare l’evasione fiscale, dalla cancellazione delle cartelle inferiori a mille euro, al contante portato a 5 mila euro. 

I partiti di opposizione hanno condotto una battaglia importante nell’ambito dei lavori della Commissione Bilancio. Tra gli emendamenti presentati ce ne sono anche alcuni che sono stati ispirati dalla Contro-finanziaria di Sbilanciamoci e dalle proposte di altre organizzazioni sociali (Oxfam Italia per esempio). E non si tratta di “proposte di bandiera”, né di “semplici” emendamenti abrogativi, ma di proposte strategiche. Tra gli emendamenti ispirati alla contro manovra di Sbilanciamoci e ripresi in sede parlamentare dai partiti di opposizione (in particolare Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra italiana, Pd-Italia Democratica e Progressista) c’è per esempio la proposta di estendere l’applicazione dei vincoli su deducibilità dei costi blacklist a una lista nera di paradisi fiscali più robusta di quella dell’Unione europea, adottata nel testo della manovra, che oggi conta appena 12 giurisdizioni (risultato di uno screening discutibile). Negli emendamenti di Sbilanciamoci ci sono misure volte a potenziare l’attività di analisi del rischio fiscale e di controllo dell’Agenzia delle Entrate nonché ad efficientare l’attività dell’agente della Riscossione. Misure su cui tutti i partiti avevamo dato un assenso di massima nella scorsa legislatura, ma che non hanno mai visto l’attuazione, rimandate, anche in questa manovra, a un “incerto domani”. 

Tra gli emendamenti della sinistra ci sono anche proposte sulla tassazione degli extraprofitti per migliorare le norme vigenti che hanno finora prodotto un gettito molto al di sotto delle previsioni. Con questo intervento il governo Draghi aveva previsto una entrata fiscale pari a 10,5 miliardi. Siamo invece ancora a poco meno di 2,8 miliardi. Gli emendamenti che ci interessano e che ora stiamo monitorando nel lavoro della Commissione in vista del voto in aula e, sono quelli relativi all’articolo 22, all’articolo 28 e 48. Gli argomenti a favore degli emendamenti che si ispirano alle proposte della campagna Sbilanciamoci e di Oxfam sono forti e non hanno neppure il limite dell’eventuale aumento dei costi. L’allargamento della lista dei paradisi fiscali, per esempio, non costerebbe nulla in termini di Bilancio per il 2023, ma avrebbe l’ovvio effetto positivo di fornire un baluardo più ampio contro schemi elusivi delle imprese multinazionali. Anche le proposte di modifica delle norme sulla tassazione degli extraprofitti non hanno costi aggiuntivi, ma hanno al contrario il merito di rendere più semplici e chiare le regole per evitare che le società possano appellarsi alla incostituzionalità della norma, così come hanno iniziato a fare con i ricorsi amministrativi (ed è il motivo per cui nelle casse dello Stato non sono entrati quei 10 miliardi e mezzo che erano stati previsti dal Mef). Anche le proposte avanzate in commissione soprattutto dalla parlamentare del Pd, Maria Cecilia Guerra, vanno nella direzione di rafforzare la lotta all’evasione fiscale, introducendo per esempio norme che possano aiutare a distinguere tra i diversi tipi di evasori fiscali (chi ha effettive difficoltà economiche e chi invece commette reato scientemente).

Ma le intenzioni del governo in carica – che deve rispondere ad una parte del suo elettorato che lo ha votato proprio per ottenere l’allentamento del controllo fiscale – vanno nella direzione opposta a quella tracciata dagli emendamenti dell’opposizione. Qui sotto il link per gli emendamenti di Sbilanciamoci e Oxfam.

QUI GLI EMENDAMENTI DI SBILANCIAMOCI E OXFAM