Pubblicato a fine marzo il primo volume – con un innovativo impianto metodologico e di ricerca – dell’Osservatorio TEA, nato dalla collaborazione tra Motus-E e CAMI-Center for Automotive and Mobility Innovation del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Fornire a istituzioni e industria un quadro dettagliato e in continuo aggiornamento della filiera auto nazionale per accompagnarla con successo verso le sfide del futuro. È questo l’obiettivo dell’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano, l’Osservatorio TEA, nato a fine 2022 dalla collaborazione tra Motus-E e CAMI (il Center for Automotive and Mobility Innovation del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia). Le imprese appartenenti alla filiera industriale della mobilità su strada già censite nell’innovativo database realizzato dall’Osservatorio sono oltre 2.500, per un totale di più di 280.000 occupati coinvolti.
Anche sulla base di questi dati, l’Osservatorio ha da poco pubblicato il suo primo volume, intitolato “Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano 2022” e curato da Giuseppe Giulio Calabrese, Anna Moretti e Francesco Zirpoli. Come si legge nell’introduzione dei curatori, il volume “riporta i primi risultati dell’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano al fine di inquadrare la situazione della filiera alla luce dell’accelerazione nello sviluppo della tecnologia che l’industria sta vivendo soprattutto a causa della normativa europea che ha decretato la fine della produzione di motori endotermici al 2035.”
“L’obbiettivo principale dell’Osservatorio – proseguono i curatori – è quello di produrre evidenze scientifiche identificate sull’ecosistema della mobilità da rendere fruibili al sistema economico, imprenditoriale, politico-istituzionale, nonché scientifico. […]. L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni sta incidendo sul propulsore dei veicoli, che sarà soggetto a modifiche radicali a partire dall’abbandono dei carburanti che sono stati usati sin dall’inizio. In questo scenario non è più sufficiente continuare ad analizzare la ‘filiera tradizionale’, ma si rende necessaria una analisi più ampia che prenda in considerazione tutto l’ecosistema della mobilità.”