L’Accademia dei Lincei ha istituito una Commissione sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’economia, la società e la cultura, composta da esperti di diverse discipline. Qui proponiamo una sintesi del documento appena uscito sulle politiche europee.
La Commissione Covid-19, istituita dall’Accademia dei Lincei lo scorso 7 aprile, ha diffuso il 9 maggio un documento dal titolo “La crisi Covid e la possibile svolta per l’Unione Europea” (il testo è consultabile qui). Il documento si propone di descrivere l’impianto giuridico e istituzionale della politica economica dell’Ue, discutendo le misure finora concordate dai paesi europei per far fronte all’emergenza del Covid-19 e il cambio di strategia che sarebbe necessario per una risposta all’altezza della sfida che abbiamo di fronte. Il testo pone particolare attenzione alle contrapposizioni teoriche alla base delle diverse impostazioni di politica economica presenti nel dibattito europeo.
Secondo la Commissione, la crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito sovrano che ne è seguita hanno messo bene in luce l’incompleta architettura istituzionale dell’euro, condizionata dall’assenza di coordinamento fiscale fra gli Stati membri e fra questi e le istituzioni europee. L’impianto della politica economica dell’Ue si è finora ispirato alle dottrine ordoliberali, caratteristiche dei paesi centro-europei, la cui attuazione ha imposto misure di austerità che hanno minato la stabilità economica e politica dei paesi del Sud Europa, finendo per indebolire l’Unione stessa.
La prima risposta alla crisi del Covid-19 ha rimarcato oltremodo la natura ‘competitiva’ della logica d’azione dei governi europei che, preoccupati dalla diffusione rapida del contagio, hanno sospeso in modo unilaterale la libertà di movimento delle persone, bloccato le esportazioni di materiale sanitario e macchinari utili per le cure mediche, e – in alcuni casi – ristretto il commercio internazionale dei beni di prima necessità. A ciò si unisce una risposta fiscale alla crisi che è apparsa sin da subito asimmetrica fra i paesi, con i governi di Italia e Spagna in grado di affrontare le spese per l’emergenza con minore rapidità e disponibilità di risorse rispetto ai paesi del centro Europa.
Secondo la Commissione le misure finora concordate a livello europeo rappresentano un passo avanti importante verso un maggiore coordinamento della politica economica dell’Ue, seppure manchino ancora dettagli decisivi nell’attuazione del principale strumento innovativo, il “Recovery Fund”. La ‘svolta’ – richiamata nel titolo del documento – potrebbe tuttavia arrivare solo se l’Europa seguisse una strategia ‘keynesiana’ di espansione degli investimenti e crescita della domanda, fondata su una maggiore “cooperazione” fra gli Stati membri e sull’applicazione di quel principio di solidarietà che è inscritto nei trattati dell’Ue.
Sul piano delle politiche fiscali, sarebbe necessario favorire lo sviluppo di strumenti di gestione federale dell’emergenza, a partire dall’emissione di titoli congiunti del debito e dal potenziamento del budget dell’Ue, in modo da mobilizzare nuove risorse e ridurre le sperequazioni sociali e territoriali. Nel superare l’impasse dovuta alla ricerca di difficili equilibri intergovernativi, si potrebbero stabilire ‘cooperazioni rafforzate’ fra alcuni paesi dell’Unione, previste dagli stessi trattati. Sarebbe inoltre necessaria una riforma della fiscalità europea, per limitare la concorrenza tra sistemi fiscali all’interno dell’Unione e dotare l’Ue di una maggiore capacità fiscale – grazie all’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, una carbon tax o una tassazione sulle attività digitali.
Dovrebbero inoltre essere riviste le politiche Ue per la concorrenza, al fine di favorire la nascita di imprese in grado di competere con Stati Uniti e Cina nei settori emergenti; qui l’apporto di “capitali pazienti” potrebbe essere cruciale e per questo la partecipazione pubblica non dovrebbe “essere scartata a priori”. Per la Commissione, sarà inoltre fondamentale promuovere il rafforzamento delle piattaforme europee di ricerca e lo sviluppo di infrastrutture trans-europee; e affidare, infine, un ruolo maggiore alla Bei nel finanziamento di progetti di investimento su vasta scala. Il documento ricorda come i titoli della Bei siano tra quelli acquistabili dalla Bce: questo meccanismo di finanziamento potrebbe rappresentare un potente canale di connessione fra politica monetaria e politica degli investimenti.
L’azione dell’Unione Europea non dovrebbe limitarsi alla gestione della fase di emergenza ma riposizionare l’Ue su un sentiero di crescita e di maggiore coesione. La posta in gioco è il crollo della moneta unica, con drammatiche conseguenze sul piano economico, sociale e politico e la perdita di influenza del continente europeo nell’economia globale. La ricerca di un nuovo “ordine” dovrebbe quindi essere un obiettivo comune dei paesi dell’Unione, in una fase in cui il sistema economico internazionale manca di cooperazione e stabilità.
I risultati della Commissione vengono diffusi anche nel blog dell’Accademia dei Lincei sul sito dell’Huffington Post: https://www.huffingtonpost.it/author/accademia-dei-lincei/.