Il governo indiano ha deciso di cancellare tutte le commesse in corso dal gruppo Finmeccanica per materiale destinato alle sue forze armate. Così l’azienda entra nella blacklist
La Finmeccanica sarà dunque posta nella lista nera del governo indiano e quindi tutti i suoi contratti in essere, nonché le sue partecipazioni alle gare in corso e a quelle future, saranno sostanzialmente bloccati (tranne le attività relative alla manutenzione e alla fornitura di pezzi di ricambio sulle commesse già in essere) e il tutto almeno per diversi anni. Si tratta di attività importanti per l’azienda, anche in prospettiva, che vanno da una fornitura per siluri ad una per i sistemi radar e, ancora, dalla partecipazione ad un progetto di fabbricazione di mitragliatrici navali ad uno nel campo dei sottomarini.
Bisogna aggiungere, per quanto riguarda le grandi imprese italiane nel paese, ciò che aggrava il quadro complessivo, che anche una commessa aggiudicata questa volta alla Fincantieri nel 2009 è sotto esame e potrebbe essere annullata.
È importante ricordare a questo punto anche che le due imprese italiane hanno da poco stretto un’alleanza proprio nel settore della costruzione di navi militari.
La strategia del gruppo
Il gruppo Finmeccanica, come è noto, ha avuto una vita molto travagliata sin dalla nascita, ma si può dire che molte delle sue disgrazie sono state nel tempo autoinflitte.
Dopo vicende molto tortuose e problemi continui di diverso genere per vari decenni, il gruppo romano sembrava aver trovato un suo equilibrio strategico nei primi anni del nuovo millennio avendo deciso di concentrare le proprie attività in una nicchia relativamente importante del settore militare; questo a danno delle sue produzioni civili, dai trasporti all’energia, business tutti ceduti di recente a imprese cinesi e giapponesi. La cosa ha prodotto certamente danni rilevanti al nostro sistema industriale. Gli scandali di qualche anno fa, che riguardavano sia le attività interne che quelle internazionali, hanno però inflitto un colpo molto duro all’azienda, colpo dal quale essa sta cercando lentamente di riemergere, sia pure mirando apparentemente ad un equilibrio di basso profilo.
In effetti, a parte la scelta infelice di collocare gran parte delle sue opzioni nel mercato della morte, stare adeguatamente nel business mondiale delle armi è un’impresa quasi disperata per una struttura originaria del nostro paese, che non possiede né la forza globale degli Stati Uniti, né la credibilità politica e il peso militare di paesi quali la Francia, che ha vinto di recente grandi commesse in India come altrove, la Gran Bretagna, la Russia e, in misura crescente, la Cina.
Di fronte alle difficoltà dei bilanci militari dei paesi occidentali, che peraltro sembrano ora arrestarsi, l’azienda sta cercando disperatamente di penetrare i mercati di quelli emergenti, in piena crescita nel settore, ma lo scandalo dell’India e quello, se ricordiamo bene, della Tunisia, mostrano che le tangenti da sole non bastano per conquistare quelle contrade, nonostante la presenza di un mercato che registra da sempre un livello di corruzione molto elevato.
La vicenda appare grave per il gruppo, che a questo punto vedrà presumibilmente aumentare le sue difficoltà di mercato nei paesi emergenti, nonché per la stessa economia italiana. Non dimentichiamo in effetti che la Finmeccanica è rimasta orami una delle poche grandi imprese a controllo nazionale, anzi la più grande di tutte, con importanti attività produttive e di ricerca nel nostro paese.
La cosa è aggravata dal fatto che il gruppo italiano, che ora ha cambiato nome in Leonardo, dopo la ristrutturazione in atto in seguito agli scandali degli anni passati e al cambiamento del gruppo dirigente, si ritrova però oggi senza una strategia adeguata e senza soldi, quando per fare qualsiasi cosa, oltre a delle idee chiare, ci vorrebbe comunque un forte aumento di capitale che il governo non ha nessuna volontà di concedere. Sarebbe comunque apparentemente opportuno passare ad una strategia gradualmente puntata sul settore civile, dall’aviazione alle attività spaziali; le occasioni di mercato non mancano in astratto di certo.
È facile prevedere che, così stando le cose e in mancanza di un qualche del resto improbabile colpo di reni, l’azienda sarà ceduta fra qualche anno a qualche gruppo straniero, forse francese. E così perderemo una delle ultime bandiere del sistema industriale nazionale.
I budget militari indiani
Il governo indiano, portato al potere anche sulla base di una forte spinta nazionalistica, oltre che in ragione della cattiva gestione del governo precedente guidato dal Partito del Congresso, trova oggi anche comodo “scatenare le folle” contro lo straniero, soprattutto quando quest’ultimo non ha alcuna forza né capacità contrattuale, come hanno mostrato anche le recenti vicende dei due marò. Tanto più che le commesse delle imprese italiane erano state vinte sotto il governo precedente e che con tale mossa si colpisce ancora una volta Sonia Ghandi, accusata, per i suoi natali, di aver favorito le imprese italiane.
Questo anche in relazione al fatto che le promesse fatte a suo tempo dal partito al potere alle masse che lo avevano votato non sembrano essersi sino ad ora materializzate in importanti atti concreti e che quindi attaccare gli stranieri appare una forse adeguata politica di diversione.
In ogni caso si sa che la gran parte delle commesse si traducono prima o poi in India in un qualche scandalo, in un paese in cui la burocrazia pubblica è tradizionalmente tra le più corrotte al mondo.
Il governo del paese asiatico sta comunque puntando fortemente sulla crescita del budget militare, in particolare nel settore navale, in relazione anche alle malcelate gelosie nei confronti del cugino che è riuscito, la Cina, nazione quest’ultima che minaccerebbe tali pacifiche contrade. Così il livello delle spese militari è passato dai 36 miliardi di dollari nel 2005 ai 51 miliardi nel 2015, diventando per dimensioni il quarto budget militare del mondo, mentre le previsioni per i prossimi anni sono per un ulteriore forte aumento della spesa.
Mentre il paese è quello che spende di più al mondo nell’importazione di armi, esso tende a ridurre un poco nel tempo il peso della Russia nelle forniture belliche e ad aumentare invece quello dei paesi occidentali, nonché delle grandi imprese nazionali, che si stanno precipitando sul business, anche nel caso di alcuni conglomerati locali che non sono certo noti nel paese per essere esenti da vicende di corruzione anche più spinte di quelle di cui sembrerebbero colpevoli le aziende romane.