In confronto con il 2001, quando il Fondo sanitario nazionale era al 6,8% del Pil, con l’ultima legge di bilancio si definanzia di un punto in meno, ovvero 20 miliardi. Fino al 2027 il finanziamento è stagnante. L’Italia è uno dei Paesi con minore spesa sanitaria tra quelli più “avanzati”, negli ultimi posti in Ue.
Il disegno di legge di bilancio prevede un decremento delle risorse per la sanità pubblica rispetto al Pil. Si passa dal 6,28% del 2024 al 6,12% nel 2025 e al 5,94% nel 2026, per poi sprofondare al 5,7% nel 2027. Se si fa un confronto con il 2001, quando il Fondo Sanitario Nazionale era al 6,8% del Pil, questo significa un punto in meno, ovvero 20 miliardi sottratti agli investimenti. Fino al 2027, il finanziamento al Fondo Sanitario Nazionale è praticamente stagnante. L’Italia è uno dei Paesi con minore spesa sanitaria tra quelli più “avanzati”, ed è tra gli ultimi posti in Europa. In termini pro capite la spesa sanitaria italiana è di 2.224 euro, la metà di quella della Germania (4.513 euro) e sensibilmente più bassa anche rispetto a quella della Francia (3.652 euro).
In termini assoluti, il Ddl Bilancio 2025 (art. 47) prevede un aumento di 1.302 milioni del Fondo Sanitario Nazionale (Fsn): una cifra assolutamente insufficiente, come già osservato anche dalle Regioni e dalle organizzazioni sindacali, per coprire il costo dell’inflazione e degli aumenti salariali per i contratti del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Inoltre, Sbilanciamoci! ritiene che tale incremento debba essere destinato esclusivamente al Ssn nelle sue articolazioni locali e orientato: (a) all’elaborazione di un piano straordinario di assunzioni di personale sociosanitario, tecnico e amministrativo; (b) alla reinternalizzazione/ripubblicizzazione dei servizi esternalizzati e accreditati bloccando nuove convenzioni e accreditamenti, anche con Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta e Specialisti ambulatoriali convenzionati, prevedendo appunto la loro progressiva reinternalizzazione nel Servizio sanitario nazionale.
Il processo di svuotamento della spesa per la sanità pubblica di questi anni non fa che rafforzare la sanità privata, che in termini di spesa degli italiani è aumentata dell’8,3% negli ultimi due anni, raggiungendo la somma di 46 miliardi di euro. All’indebolimento della spesa pubblica sanitaria ha contribuito anche lo sviluppo del welfare aziendale e del sistema delle assicurazioni private, che va appunto nella direzione del rafforzamento della sanità privata. Ecco perché è necessario cancellare l’articolo 48 e l’articolo 50 del Ddl Bilancio 2025 che favoriscono gli enti privati accreditati, anche con l’aggiornamento delle tariffe per la remunerazione per acuti e post acuzie. Così, nella stessa direzione vanno gli articoli 64 e 65 del Ddl volti a favorire l’acquisto – presso strutture private e accreditate – di interventi e servizi volti ad abbattere le liste d’attesa. Questi fondi dovrebbero invece confluire nel finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (art. 47).
Tutto ciò all’interno di un contesto in cui sarebbe necessario sviluppare la medicina preventiva, gravemente carente nel nostro Paese: almeno 4,5 milioni di italiani, secondo l’Istat, rinunciano a curarsi perché impossibilitati a pagare gli esami e le visite presso le strutture private, di fronte a liste d’attesa interminabili in quelle pubbliche. Ricordiamo inoltre che molti finanziamenti specifici previsti dalla manovra di bilancio sono insufficienti, in particolare per le cure palliative (art. 58), per la formazione specialistica (art. 59), per gli operatori sanitari nelle strutture penitenziarie (artt. 61-62-63).
Inoltre, occorre considerare le profonde diseguaglianze territoriali testimoniate dal divario nell’aspettativa di vita in buona salute tra le Regioni del Sud e del Nord, divario che arriva a raggiungere i 10 anni tra Campania e Trentino-Alto Adige. In questo contesto si pone il problema della mobilità regionale (con pazienti del Sud che si spostano al Centro-Nord per curarsi). Sbilanciamoci! propone quindi di prevedere un sistema di compensazione interregionale automatica per tutte le Regioni, non lasciando all’autonomia delle singole la disposizione delle tariffe applicabili alla fatturazione alle Asl di provenienza degli assistiti, sancendo così diseguaglianze di salute sul territorio nazionale, ma stabilendo e implementando invece i Livelli essenziali di assistenza (Lea) su scala nazionale.
Tutto ciò anche in considerazione del fatto che, con l’invecchiamento della popolazione e il progredire della ricerca in campo sanitario (scoperta di malattie rare, nuove patologie, ma anche avanzamenti scientifici nelle nuove terapie), il fabbisogno sanitario cresce. Già oggi in Italia ci sono 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, il cui numero inevitabilmente tende a crescere. Infine, occorre sottolineare che l’orientamento del legislatore in tema di salute pubblica – anche in manovra di bilancio – sia completamente miope di fronte alla possibilità di realizzare investimenti in un settore che potrebbe e dovrebbe essere davvero un terreno privilegiato di politiche industriali (attrezzature e apparecchiature mediche di qualità, strumentazioni e servizi, etc.) capaci di creare crescita economica e posti di lavoro, al servizio del benessere collettivo e dell’interesse generale.
LE PROPOSTE DI SBILANCIAMOCI!
Finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale
In questi anni, con l’eccezione degli anni della pandemia, il Servizio Sanitario Nazionale è stato drasticamente definanziato. Stiamo scivolando sotto il rapporto del 6% tra spesa sanitaria e Pil. C’è una carenza drammatica di personale (dottori e infermieri), la medicina preventiva soffre carenze strutturali e l’annoso problema delle liste d’attesa non viene risolto in Legge di Bilancio. Al contrario, tutto ciò viene utilizzato per favorire ancora una volta le strutture private. Sbilanciamoci! chiede un finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale di almeno 9 miliardi di euro per il 2025.
Costo: 9.000 milioni di euro