Top menu

L’Ue di fronte alla policrisi: che fare?

Per il dodicesimo anno consecutivo, Sbilanciamoci traduce l’EuroMemorandum, il documento di analisi critica delle politiche economiche europee, pubblicato dall’EuroMemoGroup – una rete di economisti e scienziati sociali votata alla definizione di una politica economica europea alternativa. Scaricabile qui.

Come analizzato nell’Euromemorandum 2023, gli sviluppi in corso nell’UE devono essere interpretati nel contesto di disordine e di policrisi affermatosi nel processo di disintegrazione dell’ordine mondiale neoliberale, all’interno del quale l’UE è stata fondata nel 1993. Rifacendosi alla definizione di Adam Tooze, il Gruppo Euromemorandum intende il concetto di policrisi come una molteplicità di shock che possono apparire diversi tra loro ma che interagiscono in modo tale da rendere la propria combinazione più travolgente della somma delle parti. L’Euromemorandum 2023 ha diagnosticato che la policrisi in Europa si sta manifestando attraverso la combinazione di numerosi effetti interattivi: il cambiamento climatico, la pandemia Covid-19, la crisi energetica, la crisi del costo della vita, la crisi dei sistemi sanitari, la crisi della riproduzione sociale, l’aumento delle disuguaglianze, la guerra in Ucraina, l’emergente rivalità̀ egemonica tra Stati Uniti e Cina e la crisi della democrazia. 

Sebbene alcuni di questi shock siano stati riconosciuti dalla Dichiarazione di Granada del Consiglio europeo il 6 ottobre 2023 – un punto cardine delle delibere dell’Agenda strategica dell’UE 2024-29 – gli sviluppi politici concreti, esaminati nell’Euromemorandum di quest’anno, non ispirano molta fiducia. In generale, le politiche dell’UE sono completamente inadeguate per affrontare la policrisi; rappresentano soluzioni sbagliate ai problemi sbagliati. I primi tre capitoli dell’Euromemorandum 2024 si focalizzano sul contesto macroeconomico della UE, su salari, occupazione e politiche sociali, e sui processi di convergenza/divergenza fra i paesi UE. Complessivamente, questi tre capitoli propongono le seguenti alternative politiche: 

  • piani di investimento pubblico a livello europeo che, in stretto coordinamento con i corrispondenti piani nazionali, promuovano una trasformazione socio-ecologica e tecnologica dell’industria europea;
  • una politica fiscale sostenuta dalla politica monetaria e non il contrario. La politica fiscale richiede un bilancio UE allargato equivalente al 5% del reddito nazionale lordo (RNL), finanziato da nuove risorse, tra cui la tassazione dei super ricchi e dei superprofitti delle società̀ che hanno beneficiato della crisi, come le compagnie energetiche e le banche. Una capacità fiscale centrale permanente dell’UE deve essere sostenuta da prestiti comuni. Come analizzato nel capitolo 3, i trasferimenti fiscali sono essenziali per permettere agli Stati periferici dell’UE di perseguire l’obiettivo cruciale della trasformazione socio-ecologica; 
  • il problema dell’inflazione nell’UE deve essere affrontato attuando una politica fiscale che preveda: tagli selettivi alla tassazione indiretta di beni e servizi essenziali, un aumento della tassazione per determinati settori e fasce della popolazione, il controllo dei prezzi in settori di importanza strategica (energia, canoni d’affitto, generi alimentari di prima necessità), il sostegno alle famiglie a reddito medio-basso colpite dall’aumento del costo della vita e alle imprese che hanno problemi a far fronte all’aumento dei costi energetici; 
  • il mandato della BCE dovrebbe essere ampliato per includere la piena occupazione oltre al controllo dell’inflazione e alla sostenibilità socio-ecologica. L’obiettivo di inflazione dovrebbe essere aumentato dal 2% al 4%; 
  • è improbabile che il nuovo PSC riesca dove le versioni precedenti hanno fallito. È necessario un quadro alternativo in cui: (i) l’attenzione della politica si sposti da parametri numerici a obiettivi politici più ampi; (ii) le linee guida siano stabilite da standard fiscali, piuttosto che da regole rigide; (iii) si presti attenzione al costo del servizio del debito pubblico in rapporto al PIL, piuttosto che al suo livello; (iv) si includa una «regola d’oro» che consenta l’esenzione dal saldo di bilancio degli investimenti pubblici netti necessari per la trasformazione socio-ecologica; 
  • si dovrebbe affrontare il declino dei salari reali tramite un accordo equo per i lavoratori, che comprenda l’aumento dei salari minimi, aumenti salariali, meccanismi più rigidi di indicizzazione dei salari, tassazione e redistribuzione dei profitti e della ricchezza in eccesso. Si dovrebbe dedicare un’attenzione specifica ai settori a prevalenza femminile, come il lavoro di cura, per il quale le competenze professionali dovrebbero essere meglio riconosciute e valorizzate. Il rafforzamento dei diritti di contrattazione collettiva è essenziale in questo contesto; 
  • la ri-regolamentazione dell’occupazione, la qualità del lavoro e il miglioramento delle condizioni lavorative dovrebbero essere in cima all’agenda politica. La mancata approvazione della direttiva sul lavoro da remoto (Platform Work Directive) da parte del Consiglio dell’UE del dicembre 2023 è stata un’occasione mancata; 
  • il sostegno al reddito minimo dovrebbe basarsi su un approccio centrato sui diritti, che eviti condizionalità̀ negative e punitive; si rafforzerebbe così l’autonomia dei beneficiari del sostegno al reddito e si potrebbe garantire il diritto all’occupazione. Investire nella garanzia occupazionale permetterebbe di combinare un approccio basato sui diritti con investimenti nei servizi pubblici e in infrastrutture per promuovere la trasformazione socio-ecologica; 
  • una parte del programma di investimenti pubblici sostenuto dal Gruppo Euromemo dovrebbe essere la promozione di un’economia della cura come parte dell’approccio basato sui diritti. Dopo decenni di austerità fiscale e all’indomani della pandemia, i servizi pubblici di assistenza sono al collasso. Negli ospedali mancano letti, medici, infermieri, assistenti; nelle scuole mancano gli insegnanti; mancano risorse nei centri per l’impiego e nei servizi sociali; 
  • la governance economica dell’UE dovrebbe essere inserita in un quadro di partecipazione democratica, nel quale il Parlamento europeo partecipi al processo decisionale, supervisioni l’attuazione delle leggi e chieda conto alla Commissione europea e alla BCE del loro operato. 

I restanti tre capitoli sono dedicati a una critica della politica della Commissione Europea in materia di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio; alla questione globale della mobilità umana e delle migrazioni; e all’analisi dell’instabilità politica globale, amplificata dalla tragedia umana delle guerre in corso.