Chissà perché i negazionisti del cambiamento climatico non hanno paura dei manganelli né di reprimende sociali o guai giudiziari. Neanche se strizzano l’occhio ai cospirazionisti antiscientifici. Il partito dei ricchi li apprezza. In Francia e in Italia festeggiano ogni rimando delle norme ambientali per eliminare il motore endotermico delle auto. E poi, via, quante storie […]
Con allegra ironia Luigi Manconi ha promesso ai negazionisti della crisi ambientale di non infierire contro di loro con un aggravamento delle pene (la Repubblica, 2 giugno 2023). A me torna in mente in un ricordo-flash la magnifica strafottenza di Mario Capanna, che davanti alla Cattolica di Milano (24 marzo 1968) ordinava con il megafono ai celerini “vi diamo cinque minuti per sciogliervi!” e ne seguiva la replica immediata al futuribile, immaginario, corteo sessantottino, a furia di manganelli, dei tutori dell’ordine. Tra i feriti, in prima fila, Giovanni Raboni, il poeta. Non solo non si avrà una condanna penale dei negazionisti della crisi ambientale, ma proprio il contrario: saranno gli scienziati buoni a passare un guaio. Manconi lo sa bene e scrive: “E così, mentre la destra tende a prevalere in gran parte dei paesi europei, la politica ambientale comunitaria risulta sempre più in affanno. E’ in questo clima politico che la negazione dell’emergenza climatica, sulla base di grossolani ragionamenti e di bizzarre analisi ‘controcorrente’, sembra diffondersi sempre più. E sempre più incontra consistenti grumi di antiscientismo (i No Vax) e si agglutina attorno a manifestazioni paranoidi di cospirazionismo internazionale”.
La situazione, a ben vedere, è anche peggiore. Il fronte dei negazionisti è ben più ampio e articolato. Un indizio concreto lo si può trovare in Le Monde datato 3 giugno che apre su tutta la prima pagina con un articolo significativo: “I Francesi mangiano sempre più carne”: Poi all’interno è spiegato bene il caso, ma in sostanza si ammette che in Francia le emissioni di gas serra conseguenti alle deiezioni degli animali dagli allevamenti si prevede aumentino piuttosto che diminuire. Che casacca, di che colore, metteranno i buoni francesi, fratelli dei Gilets Jaunes di fresca memoria, ma moltiplicati per cento, quando gli si dirà, tutto in una volta “basta carne nei vostri piatti”?
In un’altra pagina di quel giornale, lo stesso giorno, si avverte che ci sono problemi nell’alto degli interessi nazionali francesi (e non solo). “Automobile: la norma Euro 7 potrebbe non nascere” e si spiega che “la Francia e i costruttori sono ostili al rafforzamento delle norme ambientalistiche europee”. In altre parole è chiaro che Francia, Italia e altri paesi interessati all’industria automobilistica e le imprese del settore dal canto loro, ancora non sono disposte a eliminare il fossile dal motore delle vetture completamente per il 2035. Tutto rimandato a data da destinarsi.
Sono però discorsi futili che attribuiscono al partito dei poteri, al partito dei ricchi, atteggiamenti egoistici ma tutto considerato discreti, circospetti e quindi difendibili.
Chiarezza la fa invece nel suo breve intervento su Internazionale Domenico Starnone (“Per un po’ d’acqua”, Internazionale n. 1514, pag. 14). “I ricchi – spiega Starnone – hanno i mezzi per starsene sempre e comunque all’asciutto. E se qualcosa li infastidisce non è il bagnato ma le chiacchiere inutili sui mutamenti climatici”. E si spiegano, i ricchi, riflettendo un attimo (ma solo un attimo) sull’ultimo episodio, la Romagna travolta dai fiumi: “Tante storie per un po’ d’acqua, è andata sempre così, siccità, grandi piogge, qualche morto. Basta lagne”.