Sabato 21 novembre la Campagna Sbilanciamoci! è stata audita dalle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato in merito al Disegno di Legge di Bilancio 2021. Pubblichiamo il testo dell’intervento: luci e ombre di una manovra a cui mancano respiro e lungimiranza. E alcune proposte per invertire la rotta.
La Campagna Sbilanciamoci è una rete di 49 organizzazioni della società civile che dal 1999, in occasione prima della Legge Finanziaria, poi della Legge di Stabilità e oggi della Legge di Bilancio presenta un rapporto in cui le realtà aderenti, oltre ad analizzare il testo proposto dal Governo, disegnano una manovra di Bilancio dal punto di vista di associazioni e organizzazioni impegnate sui diversi temi: ambiente, istruzione, cultura, welfare, pace e disarmo, politiche economiche e fiscali, diritti, cooperazione internazionale, economia sociale e solidale.
La Legge di Bilancio del 2021 risente della straordinaria condizione di emergenza che il nostro Paese sta attraversando dopo lo scoppio della pandemia. Possiamo dire che negli ultimi mesi abbiamo avuto già 3-4 Leggi di Bilancio, per ampiezza finanziaria e portata degli interventi. Quello che prima della pandemia sembrava un’eresia per i tecnocrati, l’incubo dei realpolitik, fonte di anatema per i dogmatici dell’economia liberista, è diventato normale in una situazione di così grave emergenza: è stato sospeso il Patto di Stabilità dell’Unione Europea, che ha deciso di fare debito; è stato rivalutato nella sua centralità il ruolo dello Stato e delle politiche pubbliche; sono state messe in campo politiche espansive, ribaltando tutto quello che ci è stato imposto in questi anni.
E l’emergenza ha messo in evidenza gli errori drammatici in Italia in questi anni: il sottofinanziamento, anzi il definanziamento della sanità pubblica e la grave carenza della sanità territoriale; il sottofinanziamento della scuola con gravissime carenze nell’edilizia scolastica e nell’organico; l’insufficiente finanziamento dei sistemi di cura, di assistenza di un welfare debole e assai diseguale. Si sono alimentate in questi anni non solo le diseguaglianze di reddito, ma anche quelle sanitarie, scolastiche e sociali tra Nord e Sud. La vita cambia se si abita a Reggio Emilia o a Reggio Calabria.
La pandemia ha evidenziato le carenze delle politiche di questi anni nella lotta alle diseguaglianze. L’obiettivo della politica dovrebbe essere quello di accrescere il benessere del paese ancor prima della crescita economica e per questo auspichiamo ad una maggiore attenzione a temi quali l’uguaglianza, la sostenibilità e l’innovazione sociale.
La Legge di Bilancio del 2021 risente di questa condizione generale e di ritardi decennali.
Va ricordato che il Governo ha risposto nell’emergenza di febbraio e marzo 2020 con scelte che abbiamo seguito e condiviso, scelte necessarie, alcune estemporanee, ma comunque indispensabili nelle condizioni date. Successivamente – durante i mesi estivi – è emerso un ritardo nella preparazione delle strutture sanitarie, scolastiche ed economiche di fronte alla previsione di una seconda ondata della pandemia. Una maggiore condizionalità per gli aiuti alle imprese e una maggiore universalità del welfare sono precondizioni per una visione positiva dello sviluppo del Paese, e in questa Legge di Bilancio tale prospettiva è ancora poco presente.
Le luci
1. Positive sono molte delle misure sul terreno sociale: la dotazione di 5 miliardi per l’assegno universale e servizi alla famiglia (anche se solo dal 2022), il potenziamento del trasferimento agli enti locali per gli asili nido (215 milioni nel 2021) e i servizi sociali, l’aumento dei fondi per il servizio civile; mentre non condividiamo il rifinanziamento del bonus bebè: meglio che quei soldi (340 milioni) vengano dati per sostenere il sistema degli asili nido.
2. Va segnalato inoltre il rifinanziamento ordinario (121 miliardi nel 2021) del Servizio Sanitario Nazionale, che però è minimo e ancora inadeguato di fronte alle necessità determinate dall’organico insufficiente e da una condizione della sanità territoriale completamente carente e su cui dovrebbe esserci un intervento molto consistente. Inoltre, parte del maggior finanziamento si deve allo spostamento della Croce Rossa Italiana nel bilancio del Ministero della Salute.
3. Sul piano del lavoro, sicuramente sono da segnalare le risorse per le assunzioni nella PA (ancora però parziali) e nella scuola. Ma – come segnalato dalle organizzazioni sindacali – soprattutto per il comparto dell’istruzione si tratta di risorse ancora non adeguate alle necessità. Positivo è il rifinanziamento della cassa integrazione (5,3 miliardi nel 2021), di fronte al perdurare dell’emergenza. Poi ci sono altre misure significative che sottolineiamo: in particolare gli incentivi fiscali per le assunzioni dei giovani, delle donne e nel Mezzogiorno (con la decontribuzione per tre anni) e alcuni benefici pensionistici per le donne.
4. A questo riguardo, vanno segnalate le diverse misure a favore dello sviluppo del Mezzogiorno. Si tratta di un fatto significativo.
5. Positivo il fatto che sull’ambiente – pure nella vaghezza e insufficienza di diverse misure – ci sia il raddoppio delle risorse per il programma per lo sviluppo sostenibile (460 milioni in tre anni) e ci siano fondi (200 milioni) per la messa in sicurezza di ponti e viadotti e una riduzione di quasi il 40% di nuovi progetti stradali e autostradali.
Le ombre
Vi sono poi diverse ombre che ricordiamo.
1. La scelta di non inserire la riforma fiscale nella Legge di Bilancio, con la conseguenza di procrastinare lo scioglimento dei nodi politici. Avremmo voluto la presenza di disposizioni che indicassero una prospettiva di riforma fiscale impostata sul recupero e il rafforzamento della previsione costituzionale della progressività, della tassazione delle grandi ricchezze, della riduzione delle tasse per il lavoro dipendente.
2. Nel contesto di diverse misure sociali, l’assenza di una visione organica dei diversi interventi nell’ambito di un sistema welfare che debba mettere al centro i Livelli Essenziali di Assistenza: in tal senso preoccupa il ritardo con cui si sta affrontando il tema dei LEP nell’ambito della riforma del rapporto tra Regioni e Stato centrale. In questo contesto segnaliamo anche l’assoluta carenza dei fondi per l’autosufficienza.
3. Colpisce l’assenza di alcuna novità sul tema dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) che pure era stato al centro della passata Legge di Bilancio. Si dirà che c’è una Commissione istituita dalla passata legge con questo compito, ma quello che rileva è l’assenza nella legge di alcuna novità in termini di riduzione o riconversione dei SAD in SAF (Sussidi Ambientalmente Favorevoli). Sostanzialmente la mancanza in Legge di Bilancio di una quantificazione della riduzione dei SAD significa un ulteriore rinvio. C’era la promessa di intervenire per almeno un miliardo di euro, ma di questo non c’è traccia. Inoltre, i numerosi ristori per logistica e trasporti avrebbero potuto prevedere un minimo di investimenti nella direzione del Green Deal.
4. Non ci sono riduzioni per le spese eccessive delle acquisizioni dei sistemi d’arma: ben 6 miliardi stanziati per il 2021. Spenderemo nel 2021 più soldi per acquistare armi che per assumere infermieri, dottori, insegnanti, personale ATA e per comprare ambulanze, respiratori e banchi per le scuole. Chi ci difende di più dal COVID-19: un carro armato o 230 infermieri che potremmo pagare per due anni con gli stessi soldi?
5. Nella Legge di Bilancio mancano misure che delineino una politica industriale. Aiuti alle imprese, senza condizioni e lasciando loro carta bianca, ma senza che – in questa Legge di Bilancio come nei precedenti decreti – si capiscano la regia e le politiche pubbliche conseguenti. Tutto ciò getta un’ombra su come gestiremo gli interventi del Recovery Plan. A questo proposito, segnaliamo che in Legge di Bilancio non vi sono indicazioni su come sarà assicurata la trasparenza su queste risorse, mentre sarebbe necessario rendere disponibili, aperti, interoperabili, disaggregati e sempre aggiornati tutti i dati legati ai progetti finanziati con il Recovery Fund, realizzando una piattaforma pubblica e facilmente accessibile da tutti.
6. Ci sono pochi fondi per la ricerca (solo 65 milioni) e pochi fondi per l’università (il FFO aumenta di solo 165 milioni) e il diritto allo studio. In questo modo non si recuperano i ritardi drammatici rispetto agli altri Paesi europei. La spesa corrente per la scuola aumenta solo di 300 milioni, un importo assolutamente insufficiente. Ricordiamo inoltre che i 700 milioni di euro per le scuole private e le università non statali rappresentano il doppio di quanto si spende per l’offerta formativa e per il diritto allo studio nelle università, e poco meno delle risorse utilizzate per mettere in sicurezza scuole e università pubbliche (mentre sappiamo che quasi 10mila scuole italiane non rispettano le più importanti normative in materia di sicurezza).
7. Non ci sono sostanziali novità in tema di evasione fiscale, con poche misure specifiche solo per le frodi sui carburanti e sull’Iva delle esportazioni. Non sono previsti miglioramenti nelle condizionalità fiscali e nemmeno controlli per accedere ai tanti ristori previsti dalla Legge di Bilancio, ad esempio la compliance fiscale dei soggetti beneficiari o maggiori controlli sulle imprese che utilizzano la CIG.
8. Non ci sono condizionalità per i contributi alle imprese (oltre 25 miliardi fino al 2023). Si notano diversi interventi di ristoro ad hoc per poche grandi imprese, ad esempio nei trasporti, mentre non vengono inseriti incrementi di rilievo nella dotazione del Fondo nazionale dei trasporti e miglioramenti significativi per il trasporto pubblico locale (TPL). La preminenza del TPL con investimenti adeguati per aumentare la qualità e la quantità di mezzi di trasporto pubblico locale migliorerebbe la sicurezza e la produttività dell’intero sistema, oltre a ridurre il ricorso al trasporto privato. Ricordiamo come l’impossibilità di far circolare autobus e metropolitane in condizioni di non sovraffollamento abbia contribuito alla chiusura di settori come quello l’istruzione e abbia rappresentato un fattore di rischio per i contagi durante la pandemia.
9. In due anni (fino al 2022) si riducono del 20% le spese per la Cooperazione allo sviluppo e i fondi per il Servizio civile nel 2023 subiscono un tracollo. Ricordiamo comunque che l’incremento dei fondi per il 2021 potrà soddisfare 55mila domande a fronte delle 67mila richieste. E sull’ambiente troppo esigue sono le risorse assegnate ai Parchi nazionali: sono assolutamente insufficienti per le necessità ordinarie: andrebbero almeno raddoppiate.
Le proposte
La Campagna Sbilanciamoci ai primi di dicembre presenterà il suo rapporto con le proposte complete e dettagliate. Qui ci limitiamo ad alcune proposte che vogliamo sottolineare per la loro importanza.
1. È stato detto che la riforma fiscale seguirà un altro iter. Serve l’indicazione di una riforma fiscale nella direzione di una maggiore giustizia ed equità. Chiediamo al Governo di prendere come esempio le proposte avanzate dal Governo spagnolo in merito all’accentuazione dell’imposizione fiscale sui redditi più alti e sui patrimoni. Noi proponiamo di portare al 45% la tassazione dei redditi sopra i 100mila euro; di portare i proventi delle rendite finanziarie nella dichiarazione dei redditi assoggettandole alle aliquote previste; di prevedere una imposta progressiva sopra i 5 milioni di euro di patrimonio.
2. Proponiamo una moratoria sull’acquisto dei sistemi d’arma: 6 miliardi previsti per il 2021 da destinare alla riqualificazione straordinaria dell’edilizia scolastica e sanitaria.
3. Chiediamo un piano vincolante dal 2021 fino al 2025 per il superamento dei 19 miliardi di SAD e per una riconversione nei SAF, per il sostegno al Green Deal e a politiche industriali fondate sulla sostenibilità.
4. Vanno potenziate le risorse per il welfare e la sanità. L’assegno per il nucleo familiare deve essere anticipato al 2021, vanno raddoppiate le risorse per l’autosufficienza e va previsto un piano di ulteriori 20mila assunzioni di infermieri e medici nel 2021.
5. Servono risorse per la scuola e l’università. L’obiettivo è l’abolizione delle tasse universitarie, attraverso un finanziamento di 1,6 miliardi del FFO e come misura intermedia un ulteriore aumento della no tax area al tetto di 30mila euro di ISEE. Servono almeno 8 miliardi da qui al 2025 per l’edilizia scolastica e universitaria (anche per le residenze degli studenti). Bisogna rafforzare l’offerta formativa con almeno un contributo di 600 milioni di euro.
6. Serve un disegno organico di politica industriale con una cabina di regia definita e trasparente (soprattutto per il Green Deal e per il Recovery Plan: per quest’ultimo il CIAE si sta dimostrando inadeguato e opaco), con strumenti di intervento organici e di respiro, definendo meglio i ruoli di MISE, CDP e Invitalia dentro una visione strategica dello sviluppo industriale di questo Paese.
Sostanzialmente questa Legge di Bilancio è ancora lo specchio dell’emergenza e di una impostazione che rischia di essere confusa, senza una direttrice chiara. C’è lo sforzo lodevole di intervenire su tanti ambiti, ma sembra mancare una regia univoca, coraggiosa di fronte alle sfide enormi che abbiamo davanti, soprattutto rispetto al rilancio dell’economia e della produzione, al rafforzamento del sistema sanitario e dell’istruzione, di politiche di welfare veramente inclusive. Il nostro auspicio è che la Legge di Bilancio possa essere modificata dal dibattito in Commissione e che questa possa essere la premessa per una visione strategica dell’utilizzo dei fondi europei dal prossimo anno.