Sono passati otto anni da quando 27 milioni di italiani, un popolo, si pronunciarono per l’acqua pubblica e ora il Parlamento sta per cancellare in sordina la legge di iniziativa popolare.
Sono passati otto anni e sembra un secolo per gente che ha perso la memoria. Eppure otto anni fa, il 12/13 di giugno, 27 milioni di italiani si pronunciavano per l’acqua pubblica.
Un popolo si recò alle urne, un popolo vero, non sospinto dai partiti che remavano tutti contro, non sollecitati dai talk show, quasi tutti altrettanto contro, solo popolo e comitati e autorganizzazione dal basso.
Otto anni non sono il “decennale” ma forse vale la pena lo stesso di celebrare questo anniversario, dal momento che il parlamento sta cancellando in sordina la nostra legge di iniziativa popolare.
Nel frattempo l’UNICEF e L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che: 1 persona su 3 nel mondo non ha accesso ad acqua sicura da bere. Circa 2,2 miliardi di persone nel mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, 4,2 miliardi non hanno bagni gestiti in sicurezza e 3 miliardi non hanno servizi di base per lavarsi le mani.
Si muore per questo, si scappa dal proprio paese per questo.
Forse m’illudo, ma è possibile promuovere una iniziativa pubblica, grande, con tutti coloro che hanno continuato a lavorare per l’acqua diritto Umano e bene Comune. Con gli intellettuali e gli artisti che generosamente ci diedero una mano. Con i ragazzi che chiedono di fermare il riscaldamento della terra, con il movimento ecofemminista delle donne, con chi mette in piazza con il Gay Pride centinaia di migliaia di persone, con chi si batte per i diritti degli emigranti, con i sindacati e i pensionati, con chi si riconosce nella Laudato SI’ di Papa Francesco. Con chi ha fede, con chi non ce l’ha e con chi per un verso o per l’altro vuole restare umano.
Perché non si può restare indifferenti di fronte a un simile scempio della vita e della democrazia.
Quelli dell’acqua hanno anticipato i grandi temi odierni dell’esaurirsi delle risorse idriche, del clima e delle emigrazioni ambientali. E detto da tempo: Salvare l’acqua è Salvare il Pianeta è Salvare la democrazia.
Salvare il ciclo dell’acqua che dà la vita, salvarlo dagli inquinamenti, dagli abusi del consumismo, dalle predazioni, dalle mani criminali delle multinazionali, dal degrado della politica e dall’indifferenza che genera mostri.
Senza retorica, credo che con il 12 Giugno del 2011 abbiamo fatto storia, cultura, linguaggio.
Abbiamo parlato a tutti, eliminato divisioni e creato ponti tra tante diversità.
Bisogna celebrarlo oggi, quel referendum, anche se ne resta poco, visti i risultati, ma se non altro per ricordarlo a chi l’acqua l’ha messa tra le sue 5 stelle e oggi governa ed è quindi doppiamente tenuto al rispetto della volontà popolare.
Celebrarlo, per dire a chi fa incrudelire il popolo per governare, che il popolo italiano sull’acqua “senza padroni e senza profitti”, si è già pronunciato unito: di destra, di sinistra, sovranista, europeista, uomo o donna e leghisti compresi. Solo popolo, solo umano.
Celebrarlo, per dire non solo ai dirigenti, ma al popolo del PD, che non serve scaricare in continuazione, dopo averli osannati, i propri segretari senza mai scaricare le devastanti politiche perseguite.
Interrogatevi una buona volta su quanto male avete fatto alla democrazia e a voi stessi, perseguendo la svendita di tutto ciò che è pubblico e boicottando il voto referendario. Cancellandolo avete perso una grande occasione per fermare la vostra deriva. Non avete capito che ciò che si manifestava con quel referendum così trasversale, così autonomo, era l’ultimo sussulto di umanità, di solidarietà, di comunità, che il nostro popolo esprimeva, prima di sprofondare nel livore, nell’egoismo, nel: prima gli italiani, prima casa mia, prima io.
Dite ai vostri dirigenti, pentiti di aver abbandonato le classi sociali meno abbienti, se non pensano debbano pentirsi per ciò che hanno determinato le privatizzazioni… e la devastazione dello stato sociale.
Smarcatevi da Salvini, sostenete la legge d’iniziativa popolare sull’acqua pubblica. Ripartite dalle città, dall’acqua, dal suo essere bene comune pubblico, dalla sua sicurezza che è la salute. Fatevi promotori dell’unica grande opera di civiltà e di cultura del diritto umano: quella di riparare la rete idrica italiana che perde il 60% dell’acqua, proprio dove è gestita privatamente, creando con questo nuovi posti di lavoro.
Le nubi di destra sovrastano il Paese? E’ vero e m’inquietano.
Ma aver distrutto nella gente ogni idea collettiva, ogni idea di cosa pubblica e svenduto ai privati beni e servizi fondamentali per vivere insieme, non c’entra forse con ciò che di nero si addensa all’orizzonte?
Ripensare dopo otto anni al referendum sull’acqua, vuol dire ripensare alla politica, quella vera, ripensare al popolo a quello della Costituzione.
Io non conto nulla, solo penso che finché mi regge il fiato ho il diritto di indignarmi per tanti errori e tanta indifferenza.