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Aids, la battaglia contro gli stereotipi

L’Aids in Italia, anche se in lieve diminuzione negli ultimi 3 anni, è il secondo Paese per incidenza in Europa occidentale. Aids, tubercolosi e malaria continuano a colpire milioni di persone nel mondo: stigma e discriminazione ostacolano prevenzione e cura. Un video per rilanciare la battaglia contro gli stereotipi a cui Sbilanciamoci! aderisce.

L’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane ha evidenziato nel suo ultimo rapporto Osservasalute 2017 che in Italia tra il 2006 e il 2016 sono stati segnalati circa 35.000 nuovi casi di infezione di Hiv tra gli adulti, di cui 9.705 a carico di stranieri. Così come uno studio Amase (Advancing Migrant Access to health Services in Europe) afferma che circa la metà dei migranti inizia il viaggio senza aver contratto il virus dell’Hiv e il 50% si infetta nel Paese europeo che lo ospita. Sono dati importanti per combattere i pregiudizi e ricordare che l’Hiv è ancora una malattia presente fra noi, ci riguarda tutte e tutti. Molte persone ‘insospettabili’ potrebbero essere sieropositive e ancora oggi in Italia si assiste al fenomeno della diagnosi tardiva: nel nostro Paese sarebbero circa 6.000 le persone con Hiv in fase avanzata non diagnosticata che abbassa i valori del sistema immunitario, ma non si sono ancora presentate dal medico. Sono pari al 40% dei circa 15 mila casi di persone sieropositive ancora non diagnosticati.L’82,8% sono maschi che hanno contratto il virus per via sessuale (dati Iss).

Il 1° dicembre 2018, l’Osservatorio AiDS – Aids Diritti Salute – rete nazionale di organizzazioni della società civile che lavorano sulla salute globale – insieme a Friends of the Global Fund Europe, e in collaborazione con Aidos – Associazione italiana donne per lo sviluppo e Bluestocking, lancia il progetto “Aids, Tubercolosi e Malaria: fatti e stereotipi”: una campagna di sensibilizzazione realizzata con tre brevi video costruiti attorno agli stereotipi più comuni diffusi sulle tre malattie e sul ruolo del Fondo globale per sconfiggerle. Il primo video viene lanciato il 1° dicembre, trentennale della giornata mondiale per sconfiggere l’Aids.

Sarà online sui nostri siti, social network e su tutte le piattaforme che aderiscono all’iniziativa (Amref Italia, Coopi, Medicus Mundi Italia, Progetto SmartSex di Anlaids Lombardia e Città metropolitana Milano, Adnkronos, Agenzia Dire – Dire giovani, Ansa, Aoi, Arci, Comune-info, Corriere della Sera, Diatomea.it, Giulia Giornaliste, Il fatto quotidiano, Ingenere, Internazionale, La Stampa, Lila, Linkiesta, il Manifesto, Nps – Network Persone Sieropositive, Pasionaria, PoloInformativoHiv, Pressenza – International Press Agency, Radio Radicale, Redattore Sociale, Repubblica, Sbilanciamoci, Tpi – The Post Internazionale), oltre che sostenuta dal circuito delle sale cinematografiche Anec e Fice.

“Sono epidemie dinamiche, pronte a diffondersi di nuovo velocemente qualora l’impegno della comunità internazionale iniziasse a vacillare” – afferma Stefania Burbo, focal point dell’Osservatorio AiDS- “questa è un’opportunità storica, il mondo rischia di perdere il controllo su tutte e tre le epidemie, se accadesse avremmo un costo altissimo in vite umane, con un complessivo rallentamento dello sviluppo economico e umano che minaccia la salute di tutte e tutte”.

Per questo da decenni la società civile internazionale che lavora sui temi della salute globale e della lotta all’Aids è in prima linea nel ripetere che è necessario uno sforzo enorme globale per fermare l’epidemia che, insieme a Malaria e Tbc, ancora oggi causa milioni di morti nei paesi dove più difficile è l’accesso alle cure e ai farmaci. Alla vigilia della conferenza internazionale sull’Aids che si è tenuta lo scorso luglio nei Paesi Bassi, il Programma Congiunto dell’Onu sull’Hiv/Aids (Unaids) ha lanciato l’allarme: il ritmo dei progressi per sconfiggere l’epidemia sta rallentando e di questo passo non sarà possibile raggiungere gli obiettivi minimi fissati per il 2020. Intere regioni sono in ritardo, gli enormi progressi compiuti per i bambini non sono durevoli, le donne continuano a essere colpite maggiormente rispetto agli uomini, le risorse non corrispondono agli impegni presi e le comunità di persone più vulnerabili continuano ad essere ignorate.

Secondo il rapporto, con dati relativi al 2017, nel mondo 36,9 milioni di persone hanno l’Hiv: di queste 21,7 milioni hanno accesso alle cure, le nuove infezioni sono state 1,8 milioni e le morti 940.00. Non solo, malgrado i progressi, 180.000 bambini hanno infatti contratto l’infezione da Hiv nel 2017. Il rapporto indica inoltre che, nello stesso anno, solo la metà di coloro che hanno meno di 15 anni e che hanno contratto l’Hiv ha beneficiato di una terapia. Secondo la comunità scientifica, le agenzie internazionali e la società cilvile, si può porre fine alle tre epidemie così tanto connesse fra loro, solo con un incremento delle risorse finanziarie.

Il rapporto Get Back on Track to End the Epidemics presentato dal Gfan – Global Fund Advocates network stima che le risorse a disposizione del Fondo globale dovrebbero aumentare del 20% rispetto a quelle impegnate nel periodo 2017-2019, per un totale di 16.8-18 miliardi di dollari. Sulla base di un’analisi degli investimenti attuali per contrastare Aids, Tbc e malaria, il Gfan ritiene infatti che gli sforzi della comunità internazionale non siano al passo con quanto richiesto dai piani globali e ciò si tradurrà in maggiori infezioni e meno sostegno alle comunità più vulnerabili. Soprattutto nei Paesi con scarse risorse un ruolo importante è svolto dal Fondo globale, partenariato fra governi, società civile, settore privato e persone colpite dalle tre epidemie. Dal 2002 sostiene programmi gestiti da esperti locali nei paesi e nelle comunità più bisognose, con un investimento di circa 4 miliardi di dollari all’anno per porre fine ad Aids, tubercolosi e malaria.

L’Italia, sebbene l’incidenza di Aids sia in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni, è il secondo Paese per incidenza fra quelli dell’Europa occidentale ed è tra i maggiori contribuenti del Fondo. Nel mese di ottobre 2019 sarà chiamata a pronunciare il proprio impegno finanziario per il triennio 2020-2022 ed è fondamentale che l’opinione pubblica sia consapevole del ruolo che l’Italia può svolgere per sostenere la lotta contro le tre epidemie finanziando il Fondo globale.