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100 miliardi di sottoinvestimento pubblico e deficit di competitività…

Come conseguenza dell’austerità, dal 2008 l’Italia ha un sottoinvestimento pubblico di oltre 100 miliardi. Occorrerebbe una stagione di politiche industriali e investimenti. Un articolo da www.economiaepolitica.it

L’esperienza di governo M5S-Lega non ha spostato la traiettoria dell’economia italiana. Difatti, la manovra per il 2019, tutta concentrata su trasferimenti sociali e spesa corrente, non ha affrontato il tema del ristagno della competitività italiana e il contributo che essa ha dato alla crescita può essere stimato nel limite dello 0,3% del pil (Realfonzo e Viscione 2019). Non stupisce pertanto che – in un quadro internazionale teso, in cui anche l’industria tedesca è in difficoltà – il gap del Paese rispetto alle aree centrali d’Europa abbia continuato ad ampliarsi (rispetto al 2007 il contributo italiano al pil dell’eurozona si è ridotto dal 17,5% al 15,5%). Non stupisce quindi che le previsioni di crescita per il 2019 siano appena superiori allo zero, con il Mezzogiorno in recessione (-0,3%, la previsione Svimez).

Di positivo c’è che il nuovo governo sembra nascere sotto una stella diversa, anche sui temi di politica economica. Sembra esserci consapevolezza della necessità di mettere da parte la stagione dell’austerità e lavorare pazientemente in Europa per ridefinire le regole di finanza pubblica (così si sono espressi il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio). Al tempo stesso, le condizioni per un lavoro in questa direzione potrebbero schiudersi, come lasciano sperare l’accoglienza positiva del governo in Europa, la presenza di un commissario italiano agli affari economici nella nuova Commissione, e alcune aperture alle politiche fiscali espansive conseguenti alle difficoltà dell’industria tedesca.

Alcune prime dichiarazioni sulle misure da adottare sono interessanti, come la determinazione a evitare l’incremento IVA (sterilizzando la famigerata clausola di salvaguardia) e la volontà di ridurre il cuneo fiscale per favorire la crescita del reddito disponibile dei lavoratori. Si tratta di due misure socialmente rilevanti a sostegno dei consumi.

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