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Vincere la guerra significa solo preparare la prossima guerra

Un anno dal conflitto armato che nessuno sa come fermare ci ha insegnato che la variabile indipendente non è la pace. Comunque finisca seguiranno decenni infernali segnati da una guerra civile strisciante. Da Domani.

A un anno dall’invasione dell’Ucraina e dall’inizio di un conflitto armato che nessuno sa come fermare una cosa l’abbiamo imparata: è la guerra la variabile indipendente, non la pace. Siamo ancora fermi a Eraclito, filosofo greco di 2500 anni fa: «Pólemos è padre di tutte le cose». L’umanità sa fare la guerra, la fa in automatico, ne conosce a memoria i riti e le parole, romba il cannone e il condottiero comincia a inneggiare alla vittoria che riparerà il sanguinoso torto subito. Da entrambe le parti. Chi pensa che tutto questo sia una follia è tacciato di tradimento e intelligenza col nemico. Si è sempre fatto così, in fondo, la pace è bella ma impossibile se c’è qualcuno che ti aggredisce. E quindi armiamoci per vincere la guerra, fingendo di non sapere che nella migliore delle ipotesi la sconfitta del nemico prepara la prossima guerra.

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