Lo scorso 21 giugno, nel capoluogo lucano, un’assemblea della FIOM-CGIL Basilicata con l’Alleanza Clima Lavoro sul futuro dell’industria del Mezzogiorno di fronte alle sfide della transizione: una mattinata di riflessioni e proposte, a partire dalla situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi.
Lo scorso venerdì 21 giugno si è svolta a Potenza, presso il Museo archeologico provinciale, l’assemblea dal titolo “Uniti per la dignità”, promossa da FIOM-CGIL Basilicata in collaborazione con l’Alleanza Clima Lavoro per discutere del futuro industriale e occupazionale del Mezzogiorno, in particolare nel settore automotive, che rischia di subire seri contraccolpi a causa del mancato governo della transizione ecologica.
A dare il via ai lavori, di fronte a 70 partecipanti, è stata la Segretaria regionale della FIOM lucana Giorgia Calamita, che ha fornito l’incipit per i successivi interventi di 20 delegate e delegati delle fabbriche della Basilicata. Tra questi, eclatante il caso dello stabilimento Stellantis di Melfi, che conta ad oggi più di 6mila addetti e che si trova in una condizione surreale di continua incertezza, tra rischio di riduzione e prospettive di ampliamento della produzione e del lavoro. In teoria, sarebbe previsto l’arrivo di 5 nuovi modelli di auto elettriche di gamma medio-alta, ma al momento si tratta di promesse scritte sulla sabbia.
Le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che si sono alternati sul palco sono molte, e tutte più che giustificate. Dice ad esempio un delegato della FIOM di Melfi: “Io non sono contro la transizione ecologica e digitale. Però le innovazioni tecnologiche nel mio reparto in vista della produzione per l’auto elettrica hanno comportato di fatto la riduzione di quattro addetti, che non sono stati più riassorbiti. Se non c’è la capacità e la volontà di riconvertire anche il lavoro degli operai, oltre che le produzioni, tutto questo diventa un problema”.
La sfida è a tutti gli effetti quella del governo della transizione, affinché questa sia giusta e non lasci indietro nessuno. Il Segretario generale della FIOM-CGIL Michele De Palma ha inquadrato nel suo intervento la fase attuale: “In Europa stiamo passando dal Green Deal al War Deal. Invece di destinare ancora più risorse sulla transizione, le stiamo investendo sulla guerra e sulle armi. Così non va bene. Serve una regia in Europa e in Italia. Serve una politica industriale vera. Bisogna rimettere al centro il lavoro. Di profitti, le imprese, ne hanno già fatti in abbondanza in questi anni”.
Oggi più che mai, ha aggiunto De Palma, il dialogo con il movimento ambientalista e con le organizzazioni della società civile, così come il sostegno al percorso della Via Maestra, sono fondamentali. Un concetto ribadito anche, a nome dell’Alleanza Clima Lavoro, da Giulio Marcon: “L’Alleanza Clima Lavoro è nata proprio per mettere insieme sindacati e mondo ambientalista, per stabilire un ponte e avanzare proposte comuni. Si può fare. Si tratta di promuovere un percorso verso la mobilità sostenibile che crei lavoro, sia un’opportunità anche per le imprese e assicuri il benessere ambientale e sociale. È un dialogo che può dare frutti concreti”.
Marcon ha poi proseguito criticando il Governo: “Il ministro dell’Ambiente parla di nucleare, invece che di energie rinnovabili, e la vicenda di Industria Italiana Autobus dimostra il sostanziale e miope disimpegno statale nel settore del trasporto pubblico locale, un’enorme occasione persa anche nell’ottica della transizione ecologica. Nel PNRR non c’è praticamente nulla per l’automotive. Come Alleanza Clima Lavoro chiediamo con urgenza un piano sistemico di riconversione del sistema produttivo che includa anche la formazione dei lavoratori e il reskilling nei nuovi settori”.
Questo tema è stato ripreso e sostenuto da molti interventi della mattinata da parte delle delegate e dei delegati metalmeccanici della Basilicata, che hanno messo in luce le responsabilità politiche e istituzionali del mancato governo della transizione e hanno espresso una forte e comune preoccupazione in merito al rinnovo del contratto nazionale del settore metalmeccanico, che si trova ancora in uno condizione di stallo: Federmeccanica ha infatti respinto le proposte di FIOM, FIM e UILM, con il concreto rischio che si arrivi ad un conflitto aperto nei prossimi mesi.
Non si tratta solo di uno scontro di natura meramente economica e retributiva. Oltre ai sacrosanti aumenti salariali per una delle categorie peggio retribuite a livello europeo, nella vertenza con la parte datoriale sono in discussione anche due questioni essenziali che sono al centro dell’impegno dell’Alleanza Clima Lavoro e che riguardano il diritto e la dignità del lavoro: la sicurezza del e sul posto di lavoro e la riconversione degli apparati produttivi con veri e propri piani industriali capaci di far fronte alle sfide di una transizione giusta: ecologicamente e socialmente.