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Una recessione annunciata

La Campagna Sbilanciamoci! l’aveva detto quando è stato presentato il Rapporto della Controfinanziaria alla fine di novembre: la recessione era dietro l’angolo. Ora, con le nuove previsioni dell’Istat sulla crescita del Pil nel quarto trimestre, quella previsione – purtroppo – è diventata realtà. E il governo ci ha messo del suo.

Complice sicuramente la difficoltà dell’economia mondiale, la debole crescita della Cina (e della Germania) e la guerra dei dazi, il calo delle nostre esportazioni. Ma il governo ci ha messo del suo. Invece di provvedimenti espansivi e di sostegno alla domanda, il governo Conte ha ridotto la spesa per gli investimenti pubblici e ha clamorosamente mancato l’appuntamento di una manovra per il lavoro.

Con una legge di bilancio contraddittoria, elettoralistica e confusa il governo ha sbagliato strada. E oggi conferma la tradizione italiana degli ultimi anni: se le cose vanno male nel mondo, in Italia vanno peggio. Alcuni provvedimenti possono essere giusti, altri discutibili, altri ancora negativi. Ma quello che manca è una politica coerente, una strategia chiara, una linea di indirizzo convincente che, per noi, non può che essere quella degli investimenti pubblici, della riconversione ecologica dell’economia, del lavoro.

Invece il governo Conte ha scelto la strada dello “spezzatino” per accontentare gli appetiti post-elettorali di Lega e Cinque Stelle. Servirebbe una politica industriale e invece abbiamo gli sgravi fiscali alle imprese (una storia già vista); servirebbe un piano del lavoro e invece si prefigura una complicatissima procedura del reddito di cittadinanza in cui il lavoro è un miraggio; avremmo bisogno di redistribuire la ricchezza per combattere le diseguaglianze e ci hanno dato la flat tax. Così non si va da nessuna parte.

Alle tristi previsioni dell’ISTAT vanno aggiunte le valutazioni preoccupate di ieri dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio: sterilizzare le clausole di salvaguardia il prossimo anno sarà difficilissimo, quasi impossibile. Il sogno di recuperare i soldi con la crescita è un sogno. E all’orizzonte potrebbero profilarsi tagli cruenti alla spesa pubblica: al welfare, alla tax expenditure, alla sanità. 

Ma così la dinamica depressiva dell’economia aumenterà, e con essa la recessione. Il governo Conte dopo le elezioni europee – o forse anche prima – rischia di arrivare ad una sorta di redde rationem: con l’Europa e tra le forze politiche che lo pongono. Si fermi, prima di arrivare ad una situazione dalla quale sarà difficile uscire: abbandoni le scelte populiste e confuse di questi mesi e cambi registro. Serve una politica diversa: dalla parte del lavoro, della lotta alle diseguaglianze, dell’ambiente.