L’ormai prossima approvazione della Legge di Bilancio in Parlamento ci restituisce una manovra molto deludente, che non affronta i nodi strutturali della crisi del nostro modello industriale ed economico e non mantiene le promesse di un Governo stretto nelle contraddizioni della sua maggioranza su ambiente, fisco, lavoro.
Quando nel mese di ottobre sono apparse le prime anticipazioni sulla Legge di Bilancio abbiamo dipinto, come campagna Sbilanciamoci!, un quadro di luci e ombre.
Ora, dopo l’approvazione al Senato il 17 dicembre (il passaggio successivo alla Camera dei Deputati è una pura formalità), si possono tirare le somme e sono piuttosto negative. Le luci si sono affievolite e le zone d’ombra sono cresciute. Durante la discussione parlamentare (si fa per dire), il testo è peggiorato e si è rafforzata la realtà di una Legge di Bilancio floscia e senza qualità. Certo, lo ripetiamo: si sono scongiurati l’aumento dell’Iva e l’introduzione della flat tax, si è fatto pace (almeno per un po’) con l’Europa.
Ma per il resto è una Legge senza qualità, piatta. Il suo impatto sulla crescita e sul lavoro è nullo, gli investimenti rimangono al lumicino, le spese militari continuano ad aumentare, i privilegi e le diseguaglianze continuano a prosperare.
Dicevamo: in corso d’opera la Legge di Bilancio è peggiorata. Sono state rinviate e ridotte a poca cosa la plastic tax e la sugar tax e la norma sull’uso del contante, è stata cancellata – di fatto – la revisione della norma sulle auto aziendali, sono state stralciate le norme sulla cannabis light e la revisione (poco più che simbolica) della già debolissima Tobin tax introdotta dal vecchio governo Monti.
Sul Green New Deal ci sono nel 2020 troppi pochi soldi (1,7 miliardi), e la riduzione del cuneo fiscale è ben poca cosa. Non si sentiranno gli effetti né nel rilancio del nostro sistema industriale, né sulla riduzione delle tasse ai lavoratori.
Il governo – stretto tra le contraddizioni della sua maggioranza – non ha avuto coraggio, non ha fatto le scelte che sarebbe stato necessario fare. Rimane così una Legge di Bilancio di passaggio, che non dà impulso al paese e continua a farlo vivacchiare senza una rotta ben precisa, senza la spinta necessaria per farlo uscire dalle secche della stagnazione.
Tutto questo mentre la crisi del nostro modello industriale ed economico continua ad avanzare senza sosta: nel giro di una settimana ex ILVA e Unicredit hanno annunciato una ristrutturazione feroce che porterebbe alla perdita di 10mila posti di lavoro nei prossimi mesi. Sono più di 160 i tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico, con il rischio di decine di migliaia di licenziamenti.
Di fronte a questo scenario, sarebbe stata necessaria una Legge di Bilancio aggressiva, capace di affrontare le sfide che abbiamo davanti. Sarebbe stata necessaria una Legge espansiva, che alimenta la domanda interna – anche attraverso una politica di aumenti salariali – e rilancia i consumi. È quello che abbiamo proposto con la nostra Controfinanziaria. Niente di tutto questo nella Legge di Bilancio 2020. Così non si va lontano.
Ora aspettiamo la promessa riforma fiscale (che speriamo sia ispirata a principi di progressività e giustizia) e il prossimo DEF per capire se ci saranno segnali di novità e di discontinuità vera: il paese non può più attendere.