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Ucraina, negoziati o escalation della guerra?

Le forniture occidentali di armi all’Ucraina alimentano la guerra, i rischi di escalation, il riarmo della Germania e dell’Europa. L’alternativa è il cessate il fuoco, un negoziato, un sistema di sicurezza europeo che non si affidi alle armi.

Le preoccupazioni per un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina alimentata dalla fornitura di armi pesanti non dovrebbero essere il principio guida della politica tedesca, secondo la Presidente della Commissione Difesa del Bundestag. “Non dovremmo nasconderci dietro scenari di escalation“, ha dichiarato Marie-Agnes Strack-Zimmermann, FDP, alla Rheinische Post il 19 aprile. La sua tesi è che l’Ucraina ha bisogno di armi pesanti, come i carri armati, per potersi difendere. Strack-Zimmermann, Habeck, Baerbock, tutti i politici della coalizione al governo di Berlino si concentrano sulle consegne degli armi e non sono in grado di immaginare altre soluzioni.

Le richieste di consegnare rapidamente e sempre più armi pesanti all’Ucraina sono continue. Chiunque si opponga è emarginato sul piano politico e mediatico. Se i politici non lo chiedono di propria iniziativa, lo fanno i presentatori televisivi che li intervistano, fino a chiedere l’intervento della Nato nella guerra. Perché non i carri armati, perché non almeno una piccola no-fly zone, etc. ? Le due “Lettere aperte” al cancelliere tedesco Olaf Scholz contro la fornitura di armi all’Ucraina hanno ricevuto una certa attenzione da parte dei media nel maggio scorso. Il fatto che ci sia stata immediatamente una “contro-lettera” non sorprende. La lettera che ha ricevuto più attenzione è quella pubblicata sulla rivista femminista “Emma“, che sottolinea i rischi di escalation e di prolungamento della guerra. Da allora, nei talk show si è almeno liberata una sedia per coloro che hanno delle riserve.

Come funzionano le forniture di armi

Quasi ogni giorno, gli Stati Uniti, la Nato e l’Unione Europea confezionano pacchetti di aiuti per miliardi di dollari per l’Ucraina, sempre comprensivi di armamenti. Gli ‘scambi’ della Germania sono iniziati con la consegna dei primi 15 carri armati Leo alla Repubblica Ceca, a cui ne seguiranno altri 50, in cambio di analoghe forniture di Praga a Kiev. La Germania ha già consegnato 2.450 armi anticarro, 1.600 mine anticarro e 3.000 mine. Rheinmetall sta offrendo all’Ucraina 138 carri armati Leo di vario tipo, e le richieste sono sul tavolo del governo tedesco. Intanto il leader ucraino Zelenskyj ha prolungato lo stato di guerra di tre mesi fino alla fine di agosto, per preparare la popolazione a una lunga guerra.

Le armi pesanti vengono giustificate col discorso che dovrebbero servire a salvare vite umane e impedire che la guerra si diffonda. Ma si ignora il fatto che la guerra viene di fatto prolungata da ulteriori forniture di armi da parte dell’Occidente e che quindi sempre più persone vengono uccise. Il pericolo di escalation, di una guerra che invade gli Stati vicini e persino di una terza guerra mondiale nucleare viene dimenticato. La Russia potrebbe considerare gli Stati fornitori di armi che addestrano i soldati ucraini nei loro Paesi (la Germania, ad esempio, a Grafenwoehr) come coinvolti nella guerra e quindi attaccare i convogli di armi in Polonia o Romania, ad esempio, portando la guerra nei paesi Nato. Mosca ha dichiarato di essere pronta a usare armi nucleari se ritiene di trovarsi in una situazione di minaccia esistenziale. Vogliamo contribuire a questo con forniture di armi e misure estreme di boicottaggio?

“La Russia non deve vincere” è diventato il mantra occidentale. “Noi” stiamo difendendo i nostri valori democratici in Ucraina. Se “noi” non sconfiggiamo la Russia in Ucraina, la Russia sarà presto a Berlino, secondo un commentatore televisivo da Bruxelles del 21 aprile scorso. Il movimento pacifista viene dipinto come “fuori moda” (Scholz) o come quinta colonna di Mosca (Lambsdorff); le sue richieste di cessare il fuoco e negoziare non vengono prese sul serio. Il movimento per la pace e le marce di Pasqua sono stati diffamati in modo massiccio dalla politica e dai media. Un dibattito razionale non ha quasi più luogo. 

L’Occidente sembra aver perso ogni interesse a porre fine alla guerra e a trovare una soluzione negoziata. Come spiegare altrimenti che non ci sono più iniziative diplomatiche in questa direzione e che non viene esercitata alcuna pressione politica sui belligeranti per una soluzione negoziale? Il tentativo del cancelliere austriaco Nehammer, che era partito per Kiev e Mosca, è stato liquidato come una pagliacciata: “Ingenuo a Mosca” ha scritto la Süddeutsche Zeitung, sostenendo che ora si tratta di danneggiare al massimo la Russia. L’Occidente ha cominciato a ampliare l’obiettivo della guerra, spingendosi fino a puntare al cambio di regime a Mosca. L’Ucraina dovrebbe combattere una guerra per procura senza fine per l’Occidente, alimentata da una fornitura infinita di armi “da parte nostra”.

Le offerte di pace e la storia della guerra

In uno dei suoi discorsi di fine marzo, Zelenskyj aveva fatto un’offerta di ampio respiro, che poi però non è più apparsa (sotto la pressione di chi?): Ucraina neutrale, garanzie di sicurezza, messa al bando dei gruppi nazisti, sospensione della legge sulla lingua, Crimea alla Russia, autonomia per il Donbass. Se l’avesse proposto prima dell’inizio della guerra, la guerra si sarebbe potuta evitare del tutto. Ora invece, con l’annuncio che l’Ucraina combatte per la completa riconquista della Crimea e del Donbass, una soluzione negoziale si è effettivamente allontanata. La disponibilità iniziale al compromesso è stata soffocata. Dopo i negoziati iniziati a Istanbul alla fine di marzo, è calato il silenzio. Non solo, Boris Johnson ha esplicitamente invitato l’Ucraina a non fare alcuna concessione alla Russia. Tali dichiarazioni, insieme alla consegna di armi, sono un vero e proprio incoraggiamento alla guerra.

Quante altre vite umane saranno sacrificate in questa guerra, per quali obiettivi? Non si devono piangere solo le migliaia di civili morti, ma anche le decine di migliaia di soldati. I soldati russi non sono andati in guerra volontariamente, e anche gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni sono costretti alla guerra.  La “battaglia per il Donbass” è appena iniziata, dicono. Un esercito russo di massa, composto da 100 mila soldati, sta affrontando l’esercito ucraino, sostenuto dall’Occidente, su un fronte lungo 500 km. Quanti ancora  saranno massacrati? Un’offerta di negoziati è davvero l’alternativa peggiore? Se ci sono movimenti secessionisti, questi problemi devono essere risolti nell’ambito delle Nazioni Unite o dell’OSCE con negoziati a lungo termine, re-insediamenti, protezione delle minoranze, ecc. Una serie di azioni che sarebbe state necessarie già in Jugoslavia allo scoppio dei conflitti negli anni ’90.

L’Onu ha mostrato un fallimento totale. Dopo otto settimane di guerra, il 21 aprile, il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres è finalmente partito per Kiev e Mosca. Perché non si è presentato molto prima e non ha invitato le parti in conflitto a tenere una conferenza? Perché l’Onu, come l’Osce, è politicamente emarginata dalla Nato? È riuscito a ottenere solo una piccola soluzione umanitaria parziale per le persone intrappolate a Mariupol.

Chiunque accenni alla storia della guerra viene denunciato come un sostenitore di Putin. E’ vergognoso cercare di capire un uomo e le sue azioni?. La guerra ha una storia trentennale, iniziata nel 1990-91. L’allargamento della Nato verso est è stato più volte aspramente criticato dalla Russia e l’offerta della Nato alla Georgia e all’Ucraina nel 2008 avrebbe potuto provocare ulteriormente la Russia. L’idea di una casa comune europea, ampiamente sostenuta nel 1990, è stata rapidamente sacrificata agli interessi strategici globali degli Stati Uniti, che non hanno mai voluto accettare un’integrazione economica dell’Europa (occidentale) con la Russia. In alternativa, anche la Russia avrebbe dovuto essere invitata a entrare nella Nato. La disdetta del Trattato ABM e del Trattato INF da parte degli Stati Uniti e il successivo posizionamento di sistemi di difesa missilistica, che possono essere utilizzati anche in modo offensivo, in Polonia e Romania, hanno alimentato la spirale dell’escalation. L’attivazione del Comando di artiglieria statunitense a Wiesbaden nel 2021, già responsabile per il controllo dei missili nucleri Pershing II, preannuncia lo stazionamento di nuovi missili a medio raggio in Europa.

Il fatto che le proposte di de-escalation avanzate dalla Russia – offerte alla Nato e agli Stati Uniti il 17 dicembre 2021 – siano state respinte nelle loro linee principali dagli Stati Uniti e dalla Nato nel gennaio 2022 ha probabilmente portato a oltrepassare il segno. A febbraio, Zelenskyj ha dichiarato davanti alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco che gli Accordi di Budapest del 1994 (Memorandum CSCE) non si applicavano più a lui perché la sovranità ucraina era stata violata. In parole povere, questo significava per la Russia che l’Ucraina poteva cercare di ottenere armi nucleari. Gli attacchi ucraini nelle province occupate del Donbass sono aumentati significativamente all’inizio di febbraio, come è confermato dai rapporti degli osservatori dell’Osce. Gli accordi di Minsk II del 2015 (che includevano lo status di autonomia costituzionale per le province del Donbass) non sono mai stati attuati, e Germania e Francia hanno chiaramente fallito come “potenze protettrici di Minsk”.

Nulla di tutto questo, ovviamente, giustifica la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina. La Russia avrebbe avuto altre opzioni e avrebbe dovuto insistere sui negoziati per il disarmo e sulle garanzie di sicurezza e cercare partner politici per questo. Questa guerra avrà conseguenze negative a lungo termine soprattutto per la Russia. Finlandia e Svezia hanno già scelto di entrare nella Nato. Ed è estremamente improbabile che dopo la guerra la Russia sia più sicura di prima.

Per i negoziati, contro il riarmo tedesco, per la difesa civile

Nonostante tutto, il movimento per la pace deve continuare a fare pressione sui politici e a chiedere una soluzione negoziale.  La solidarietà con gli ucraini, gli aiuti umanitari, il sostegno ai rifugiati, agli obiettori di coscienza e ai disertori sono importanti. In Germania, Connection e.V. insieme ad altri gruppi pacifisti coordina un eccellente sostegno ai disertori degli Stati coinvolti nella guerra e ha istituito una linea telefonica di consulenza.

Il movimento per la pace deve opporsi duramente al piano di riarmo da 100 miliardi di euro di Scholz e Lindner. Il programma comprende l’acquisizione dei caccia-bombardieri F-35 Usa con capacità nucleari, comprese le nuove bombe atomiche B61-12 previste per la base aerea di Büchel, nonché lo sviluppo di nuovi carri armati (MGCS) e aerei da combattimento (FCAS) con un sistema di combattimento elettronico completamente nuovo, in rete con Eurodroni. Su questo piano dobbiamo sperare che non ci sia la maggioranza dei due terzi nel Bundestag che è necessaria per modificare l’articolo 87 della Legge fondamentale. 

La “Lega per la difesa sociale” tedesca ha da tempo proposto che l’Ucraina potrebbe passare dalla difesa militare alla difesa civile. In alcune città occupate ciò avviene spesso spontaneamente e talvolta con successo. Ad esempio, un sindaco ucraino che era stato rapito è riuscito a tornare grazie a una protesta civile. In molte situazioni, gli ucraini hanno affrontato i carri armati senza armi. Se quest’approccio fosse stato preparato, la Russia avrebbe potuto effettuare un’occupazione, ma le vite sarebbero state risparmiate e la resistenza civile avrebbe potuto essere lentamente ricostruita. L’obiettivo della difesa civile, che è di nuovo all’ordine del giorno, è quello di difendere senza armi le strutture sociali in modo tale che il Paese diventi “indigesto” per un potenziale occupante – e una difesa civile sperimentata avrebbe anche un corrispondente effetto deterrente. La vecchia tesi che le moderne società industriali siano strutturalmente indifendibili con le armi si dimostra concretamente nella guerra d’Ucraina.

L’esperto di diritto internazionale Norman Paech ha ricordato che in un conflitto si possono dichiarare “città aperte”, non difese dalle armi, sulla base dei principi delle Convenzioni di Ginevra. Le parti in guerra possono dichiarare zone del Paese attaccato come ‘siti non difesi’, che quindi non possono essere attaccati, e ovviamente non possono contribuire alla difesa militare. Questo sarebbe un ottimo modo per l’Ucraina di salvare vite umane. All’inizio di marzo Paech scriveva: “Non sarebbe possibile accelerare i negoziati per il cessate il fuoco facendo in modo che le città di Kiev, Mariupol e Kharkiv, attualmente assediate e più a rischio, così come Odessa e altre località, si dichiarino ‘siti non difesi’?” Nel 1977, il concetto di ‘città aperte’ è stato ripreso dal 1° Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949, all’art. 59, quasi parola per parola rispetto alla versione originale. Sono state aggiunte solo alcune condizioni per la dichiarazione: tutti i combattenti, le armi mobili e le attrezzature militari mobili devono essere trasferiti fuori da quelle zone. Nel 1945, alcune città tedesche erano riuscite a salvarsi dalla distruzione dichiarandosi luoghi non difesi. L’articolo 59 recita: “I luoghi non difesi non possono essere attaccati, con qualsiasi mezzo, dalle parti in conflitto”

Comunque vada a finire questa guerra, il movimento per la pace continuerà a chiedere il cessate il fuoco e a opporsi alla richiesta di fornitura di armi pesanti, nonché al cambiamento degli obiettivi della guerra e al massiccio riarmo della Nato, comprese le armi nucleari. Qualsiasi pace negoziata, anche se svantaggiosa, è preferibile alla continuazione del massacro.

21 maggio 2022

Martin Singe fa parte del coordinamento per la pace tedesco e fa parte della redazione di “Friedensforum”