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Ucraina, appunti di un anno di guerra

La popolarità di Putin non diminuisce, più del rischio di escalation nucleare c’è il rischio di incidente a Zaporizhzhia, la tenuta dell’economia russa nel lungo periodo: riflessioni e appunti a un anno dall’aggressione all’Ucraina.

 “In tempo di pace i figli seppelliscono i padri. In guerra sono i padri a seppellire i figli.” (Erodoto)

Alcune informazioni e riflessioni a un anno dall’aggressione 

Prima dell’invasione russa. Ucraina e Germania avevano atteggiamenti differenti sulla minaccia rappresentata dalla Russia dopo l’annessione della Crimea e l’inizio del conflitto nel Donbass. La Germania insisteva sulla necessità di riforme che modificassero il sistema politico ucraino e che combattessero la corruzione. La politica del cancelliere Willy Brandt, proseguita da Angela Merkel, puntava sulla cooperazione con la Russia (Ostpolitik) e sottovalutava la minaccia di azioni militari. Merkel ha cercato di raffreddare la tensione Russia-Ucraina favorendo gli accordi di Minsk (2014) che prevedevano il cessate il fuoco nel Donbass e altre disposizioni politiche. Petro Poroshenko è stato eletto presidente dell’Ucraina nel maggio 1914 con il 54,7% dei voti; la sua presidenza non ha portato alle riforme attese; i leader ucraini interpretarono alcune delle riforme proposte dall’Europa come una minaccia al potere degli oligarchi. Dopo l’invasione le differenze si sono attenuate e l’Occidente si è presentato compatto nel condannare la Russia, nel decretare sanzioni e nel sostegno militare all’Ucraina. 

Perdite umane. I dati sulle perdite sui due fronti, forniti da varie fonti, spesso non concordano, ma gli ordini di grandezza sono significativi e impressionanti.

Le vittime civili nel Paese invaso sono state quasi 7.000 secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani: circa, 2.700 uomini, 1.800. donne, quasi 400 bambini; circa 17.200, i feriti fra la popolazione civile. Nel solo mese di novembre le vittime civili sono state 160, i feriti 530. Circa 14 milioni di persone hanno dovuto abbandonare la loro abitazione. Quasi 5 milioni di persone – circa il 10% della popolazione dell’Ucraina – sono fuggite dal Paese.

86.700 i militari russi sono rimasti uccisi dall’avvio dell’invasione, secondo il ministero della Difesa di Kiev.  Mosca avrebbe perso anche 280 aerei, 260 elicotteri,1.700 velivoli senza pilota, oltre 2.900 carri armati e  6.000 veicoli corazzati; oltre 600 missili da crocera. 

Le stime dell’ “intelligence” americana sono di 100.000 perdite sia russe, sia ucraine. Questo significa che ciascuno dei contendenti avrebbe perso circa tanti soldati quanti erano stati impiegati all’inizio delle ostilità. Per ripristinare le forze combattenti l’Ucraina si giovò delle migliaia di volontari che intendevano difendere il loro Paese e dei veterani che avevano combattuto nel Dombass dal 2014. La Russia ricorse alla leva di 300.000 coscritti (settembre), in parte non ancora istruiti.

Circa 400.000 cittadini russi sono fuggiti all’estero, spesso giovani per sfuggire alla nuova leva di Putin; l’esodo ha riguardato soprattutto il Kazakhstan, che ha accolto circa 200.000 cittadini russi; mentre altri 70.000 sono fuggiti in Georgia. Secondo altre fonti, i russi fuggiti sono tra 500.000 e un milione. Questo esodo ricorda la rivolta dei giovani americani contro la guerra in Vietnam.

La potenza della Russia. La maggioranza dei media occidentali, dei politici, degli analisti presenta la Russia di oggi come una grande potenza. Ma il PIL pro capite della Russia è un terzo di quello italiano, le spese militari sono 61 miliardi di dollari (dati del 2009), un decimo di quelle degli Stati Uniti,(660 miliardi), circa uguali a quelle del Regno Unito (61) e della  Francia (67). 

 E’ dunque una grande potenza solo per le forze nucleari strategiche, ma nessuno oggi pensa che esse possano essere impiegate, nemmeno in casi estremi. La struttura economica russa è di tipo capitalistico, ma l’efficienza è minore di quella tipica delle democrazie occidentali; la corruzione è alta. Stupisce che i Paesi della NATO vedano nella Russia una seria minaccia per l’Occidentele.

Aiuti militari. Il presidente Biden ha rinnovato il supporto americano a Kiev con una tranche di aiuti da 2 miliardi di dollari che prevede l’invio, oltre ad artiglierie con gittata maggiore, dei missili Patriot, che rafforzeranno la difesa.  I soldati ucraini inizieranno l’addestramento sui Patriot negli Stati Uniti a Fort Sill, in Oklahoma.

Il Patriot è un missile terra-aria statunitense per la difesa tattica; ha un raggio di azione tra 30 e 160 chilometri e una velocità cinque volte la velocità del suono. Costa 3 milioni di dollari. Recentemente è stato usato per abbattere un drone russo, che da Amazon costa 200 dollari. Il generale Perkins ha commentato:  “it wasn’t a very cost-effective way of dealing with the problem.”, non un modo molto conveniente di affrontare il problema. Secondo Justin Bronk del British defense think tank Royal United Services Institute, è improbabile che i Patriot diano un contributo significativo, maggiore di quello fornito dai sistemi di difesa russi S-400 già operativi. 

L’impiego militare di droni è cresciuto enormemente dall’inizio dell’invasione. Droni di fabbricazione iraniana sorvegliano normalmente dal cielo le mosse dell’esercito ucraino; nello stesso tempo droni di fabbricazione turca o americana aiutano gli ucraini a sorvegliare le truppe russe.

Biden ha rifiutato di fornire missili a largo raggio, come gli ATACMS che hanno una gittata di 400 km,  e che quindi potrebbero colpire in profondià il territorio russo,  per evitare un coinvolgimento diretto e il rischio di divisione nella NATO.

Nel futuro è improbabile che l’Occidente possa fornire aiuti allo stesso ritmo tenuto fino ad ora; ad esempio, notiamo che l’Ucraina in una settimana spara tanti proiettili di artiglieria quanti gli Stati Uniti ne producono in un mese.

La milizia privata russa Wagner spende “100 milioni al mese per la guerra”. Lo ha detto il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale Usa, John Kirby, precisando che “Wagner ha 50.000 uomini dispiegati, di cui 10.000 contractor e 40.000 detenuti reclutati dalle carceri russe”.  I combattenti Wagner hanno svolto un ruolo fondamentale a Bakhmut, dove il presidente Volodymyr Zelensky è stato in visita.

 La Corea del Nord ha completato una prima consegna di razzi e altre armi alla Wagner.

L’Italia trasferirà una batteria del sistema antiaereo-antimissile Samp/T all’Ucraina;  Samp/T,  è un dispositivo contro la minaccia aerea (intercetta velivoli nel raggio di 100 chilometri) e dei missili a corto raggio (entro 25 chilometri).

Cyber age. In  questa guerra i droni e l’intelligence basata sull’ampio impiego di computer e di intelligenza artificiale hanno celebrato il loro massimo sviluppo. Non deve stupire, se ricordiamo l’enorme diffusione di internet nelle nostre società:  quasi il 70% delle persone è connesso in rete, ogni giorno (dati di tre anni fa) gli utenti hanno pubblicato su Facebook 300 miliardi di e-mail, e 600 milioni di tweets. Inoltre più di 5.000 satelliti orbitano intorno alla Terra e grazie ad essi nulla di quanto accade al suolo può sfuggire. Settimane prima dell’invasione gli Stati Uniti hanno fornito informazioni dettagliate sul movimento delle truppe russe; in seguito le forze ucraine sono state assistite per l’individuazione degli obiettivi russi, e i sistemi digitali sono stati difesi da cyber attacks.

Reazioni  alla guerra. L’economia russa ha reagito meglio di quanto si prevedeva. Nei primi giorni dopo l’invasione regnava il caos da Mosca a Vladivostok; gli investitori internazionali sono fuggiti in massa. Dopo che sono state imposte le sanzioni il reddito nazionale, la borsa e il rublo hanno subìto un crollo. Gradualmente lo scenario è cambiato, in un tempo relativamente breve si è assistito alla ripresa. La produzione industriale nei primi dieci mesi è diminuita solo del 0.1 per cento, ma prevalentemente per la crescita delle spese militari, stoffa, tanks, missili, mentre sono diminuite le spese civili: la produzione di auto è dimezzata. Oggi il rublo è tornato al valore che aveva nel 2015 ripetto al dollaro: sei rubli per un dollaro. E’ prevedibile che il collasso delle importazioni di beni ad alta tecnologia provochi un accentuarsi della recessione. 

In marzo il 14% dell’opinione pubblica russa disapprovava l’intervento militare;  alcuni mesi dopo la cifra è salita al 20%;  i dissidenti sono prevalentemente le persone che in generale disapprovano Putin e il governo russo e che hanno sostenuto le manifestazioni anti regime del 2021. In giugno il 47%  era decisamente favorevole, il 28% moderatamente favorevole. In settembre, in seguito alla nuova mobilitazione, si assiste a una crescita della popolazione ostile alla guerra. 16.000 attivisti sono detenuti nelle carceri russi per aver partecipato, nei primi mesi dall’invasione, alle manifestazioni contro la guerra.  Paradossalmente, una forte critica viene dagli ultra nazionalisti, come il ceceno Ramzan Kadyrov, che chiedono una linea più dura.

Ma la maggioranza sostiene Putin, la cui popolarità è salita come dopo l’annessione della Crimea, nel 2014. Gli argomenti di chi dà un supporto incondizionato sono: misura inevitabile, difesa contro la NATO, liberiamo l’Ucraina da nazisti e fascisti, desiderio di proteggere la popolazione russofona dell’Ucraina, “Putin non aveva alternative”; le accuse alle truppe russe di assassini e torture sono fake news ucraine.

Dopo alcuni mesi dall’inizio del conflitto l’attenzione e le preoccupazioni della popolazione sono diminuite.

Rischio di impiego di armi nuclear tattiche. E’ improbabile che la Russia ricorra alle armi nucleari. Il loro impiego non sarebbe molto utile ai combattimenti che le forze di terra devono affrontare; non ci sono obiettivi militari, come porti, grandi assembramenti di truppe o di mezzi corazzati che giustifichino un attacco nucleare. Inoltre la Russia dovrebbe affrontare la riprovazione mondiale. Brasile, India e Cina non hanno condannato l’invasione russa, ma certo condannerebbero il ricorso a tali armi. Xi Jinpin e Olaf Scholz in un incontro a novembre dichiararono che la loro opposizione all’uso o anche solo alla minaccia dell’uso di armi nucleari. Tuttavia, qualora Putin violasse il tabù nucleare, che resiste da oltre settant’anni, probabilmente la NATO risponderebbe solo con armi convenzionali per evitare una pericolosa escalation. Forse le armi nucleari sono, come diceva il presidente Mao molti anni fa, una “Tigre di carta”.

Un rischio forse maggiore viene dall’eventualità che sia colpito (intenzionalmente o per errore) uno dei circa 130 cassoni di cemento contenenti  22 elementi di combustibile irraggiato, che si trovano nell’ area interna al perimetro della centrale nucleare di Zaporizhzhia; questa è la principale centrale nucleare ucraina,  dispone di 6 reattori nucleari. Nel marzo 2022 è stata occupata dalle forze russe; continua a essere gestita da personale ucraino, sotto il controllo russo. L’esplosione disperderebbe una spaventosa quantità di materiale radioattivo, molto maggiore di quella dispersa dall’esplosione di una bomba.

E il prossimo futuro?  E’ ormai chiaro che la Russia non può vincere questa guerra. Le forze ucraine sono determinate a difendere il Paese e a contrattaccare, gli aiuti militari, soprattutto degli Stati Uniti, forniscono armi di grande efficienza. Se la Russia intende proseguire la guerra, si espone a perdite inaccettabili per la sua popolazione e a una degradazione economica. Fino ad ora l’Occidente ha usato solo il bastone per convincere la Russia a terminare la guerra: è tempo di mettere in campo anche la carota.

Lo stesso discorso vale per le relazioni con il governo ucraino. Gli occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, dovrebbero assumere l’iniziativa: convincere Zelensky che un atteggiamento intransigente prolungherebbe le sofferenze e le distruzioni del suo Paese. Questa, ad esempio, è la posizione espressa nel novembre 2022 da Mark Milley, chairman del U.S. Joint Chiefs of Staff. Ma difficile sarà persuadere  Zelensky, che punta a costringere la Russia in un angolo e a farsi restituire tutti i territori (di cui Putin ha già celebrato l’annessione), Crimea inclusa, cioè a costringere Putin ad accettare la sconfitta senza offrire a Mosca alcuna garanzia.

Più a lungo dura la guerra, peggiori saranno le conseguenze

“La guerra è un atto contrario alla ragione umana” (Lev Tolstoj)

FONTI:

Foreing Affairs, Proliferation News, 

Carnegie: thisw eek@carnegieendowment.org., 

Unione Scienziati Per Il Disarmo