“Perché le attività militari – qui come altrove – danneggiano gli ecosistemi e creano minacce alla salute e al benessere pubblico, molte delle quali hanno il potenziale di minare ulteriormente la sicurezza umana”. “Questa dinamica così visibile in Medio Oriente si ripete in molti altri contesti”. Da Avvenire
Si è da poco tenuta, a livello globale, la prima Settimana d’azione per la pace e la giustizia climatica con più di cinquanta eventi programmati nei cinque Continenti. Un’iniziativa voluta da organizzazioni della società civile di tutto il mondo (rilanciata in Italia da Rete Pace Disarmo) per provare ad affrontare i legami tra guerra, militarismo e ingiustizia climatica e così arrivare a promuovere un’azione dal basso per la definizione di politiche di pace e costruzione di una vera giustizia climatica.Le situazioni di conflitto armato sempre più emergenti ed evidenti, gli impatti devastanti su comunità e territori della crisi causata dal cambiamento climatico e dall’inquinamento, la crescita vertiginosa degli sfollati climatici (con numeri ormai al livello di coloro che scappano dalle guerre). Sono queste gli elementi che hanno spinto ad una iniziativa che non aveva solo l’intenzione di stimolare uno specifico attivismo, quanto di favorire una convergenza di pensiero e di risposta alle due crisi sistemiche (e combinate) del nostro tempo: quella climatica e quella della militarizzazione. Entrambe esistenziali per l’umanità, ed entrambe di livello globale con impatti su tutti (senza quindi che si possa pensare di “starne fuori” pensando che sia solo un problema degli altri…).